Egitto, libertà e democrazia sono ora nemiche

In Freedom and democracy can become enemies, Gideon Rachman analizza la situazione egiziana partendo da una riflessione sui concetti di libertà e democrazia.
Nella retorica di molti politici occidentali, i due termini sono usati quasi come sinonimi. Nel promuovere la sua "agenda della libertà", nel 2003, il presidente George W. Bush ha salutato il "progresso più veloce per la libertà nella storia di 2.500 anni di democrazia".
Gli attuali sconvolgimenti politici in Egitto mostrano che libertà e democrazia non sono sempre la stessa cosa. I liberali egiziani che hanno appoggiato il colpo di stato militare contro il presidente Mohamed Morsi hanno giustificato le loro azioni spiegando che il governo dei Fratelli Musulmani, anche se eletto, minacciava le libertà fondamentali. E' vero che le code per la benzina, l'aumento del prezzo del cibo e l'insicurezza in Egitto sono stati cruciali nel portare milioni di manifestanti anti-Morsi per le strade. Ma è anche vero che i membri chiave del movimento liberale egiziano sono stati entusiasti sostenitori della cacciata di un governo eletto. I liberali hanno sostenuto che Morsi e la Confraternita stessero minando l'indipendenza dei tribunali, censurando i media, non riuscendo a proteggere i diritti delle donne e delle minoranze, imprimendo un tono sempre più islamista alla vita pubblica
Il timore era che le libertà democratiche che hanno concesso alla Fratellanza Musulmana la possibilità di governare non sarebbero state garantite sotto il governo di un partito che ritiene di ricevere istruzioni e autorità da Dio, non dagli elettori.
Il problema egiziano non è unico nel suo genere. In Turchia, i liberali laici hanno manifestato contro il governo di Recep Tayyip Erdogan e il suo partito Giustizia e Sviluppo, o AKP. A differenza dei Fratelli Musulmani, Erdogan può puntare su un successo economico solido eppure alcune delle lamentele dei manifestanti di Istanbul sono simili a quelle ascoltate a Il Cairo. Essi accusano il governo turco di erodere le libertà civili, controllare i tribunali, intimidire i giornalisti e sostenenere un' islamizzazione del paese che minaccia le libertà dei turchi laici - che sia il diritto di bere birra o altro.
Come la Fratellanza in Egitto, l'Akp in Turchia ha risposto alle lamentele dei liberali rivendicando il proprio mandato elettorale.
Si è tentati di dare per scontato che questo scontro tra democrazia e libertà sia un problema tipico dei paesi musulmani con i partiti politici islamisti. Ma questo non è vero.
In Sri Lanka, al momento, un governo eletto è impegnato a minare l'indipendenza dei tribunali e la libertà di stampa. E, in questi ultimi anni, manifestazioni popolari contro gli atti illiberali di un governo eletto hanno interessato anche Mosca e Bangkok.
In Russia, Tailandia, Turchia ed Egitto parte del problema sembra essere il divario tra una élite urbana relativamente benestante e istruita che si ritrova ad essere una minoranza - anche se con un po' di brogli nel caso russo. Queste azioni minano il costrutto occidentale che la base di tutte le altre libertà sia il voto. In realtà, proprio la storia dell'occidente suggerisce che il voto può essere l'ultima libertà che viene conquistata - non la prima.
In Gran Bretagna, il rispetto per l'indipendenza dei tribunali e la libertà di stampa sono state in gran parte stabilite dal 18° secolo ma è solo a partire dal 1928 che tutti gli uomini e le donne di età superiore ai 21 hanno avuto diritto al voto. In tutta l'epoca vittoriana, era opinione comune che il censo e l'istruzione fossero necessari affinchè ad un cittadino fosse consentitovotare.
Tale pensiero è ora considerato come antiquato e indifendibile in occidente ma i liberali egiziani, che vivono gli effetti della democrazia di massa in una società in cui circa il 40 % degli elettori è analfabeta, potrebbero simpatizzare con il concetto. Data l'influenza delle moschee e dei canali televisivi religiosi, i poveri d'Egitto potrebbero continuare a votare per i partiti islamici - se ne avranno la possibilità.
Il caso dell'Egitto, conclude Rachman, suggerisce che la democrazia può, occasionalmente, insidiare altre libertà. Gli eventi del Cairo hanno dimostrato che è impossibile avere un "colpo di stato liberale". Una volta che si rovescia un governo eletto si entra nella sfera della repressione e questo comporta censura, manifestazioni degli avversari politici e, molto spesso, uccisioni di persone nelle piazze. Democrazia e libertà non sono la stessa cosa.

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