La Fed acuirà la crisi europea

“L'ambiente macroeconomico continua a deteriorarsi, la ripresa rimane flebile, le prospettive di crescita ulteriormente indebolite, il tasso di disoccupazione in crescita ed i rischi della stagnazione prolungata. Le tensioni sociali e politiche, infine, rappresentano una seria minaccia al proseguo delle riforme”. In IMF fears Fed tapering could 'reignite' euro debt crisis, il Columnist del Telegraph Ambrose Evans-Pritchard riporta l'ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale sullo stato di salute della zona euro per rispondere ad i leader europei che da settimane parlano di una ripresa che si rafforza.
Il rapporto del Fondo Monetario Internazionale evidenzia in particolare come la politica restrittiva scelta recentemente dalla Fed “potrebbe condurre ad un nuovo aumento nel costo d'indebitamento all'interno della zona euro, che complicherebbe ulteriormente la possibilità di aumentare crescita e domanda interna dell'Ue”. Gli stress del mercato finanziario, d'altro canto, possono riprendersi facilmente. Secondo il Fmi, la Banca centrale europea potrebbe agire per impedire questo circolo vizioso potenziale frutto della strategia monetaria americana con tre scelte precise: tagliare i tassi d'interesse, introdurre un tasso di deposito negativo e attraverso politiche di agevolazione di credito per alleviare la restrizione di prestito in atto in Spagna, Italia e Portogallo, dove l'indebitamento per le aziende è di 200-300 punti base superiore che in Germania.
Il Fmi evidenzia, al contrario, come i prestiti al settore privato si è contratto di 46 miliardi di euro a giugno, dopo i 33 miliardi di maggio e 28 ad aprile. Questo trend è un sintomo del malessere dell'economia e smentisce le recenti dichiarazioni di una ripresa imminente da parte dei leader europei. “I dati di oggi mettono in dubbio la forza della ripresa nascente”, ha dichiarato Martin van Vliet di ING, commentando anche il rimbalzo recente del manifatturiero secondo un'indagine di Markit.
Il Fmi, prosegue il Columnist del Telegraph, ha sostenuto come l'economia dell'eurozona diminuirà dello 0,6% quest'anno, come nel 2012. Dovrebbe crescere dello 0,9% nel 2014. ma il tasso di disoccupazione resterà inalterato. “C'è un grande rischio di stagnazione, specialmente nella periferia. Un tale esito potrebbe spingere la periferia in una spirale debito-deflazione”, ha dichiarato il rapporto secondo cui ci vorranno anni per colmare il boom di credito dei primi anni della moneta unica. “Negli episodi storici comparabili, l'immenso debito accumulato è stato in parte colmato con un'alta inflazione e crescita, supportata da una politica fiscale espansiva. Dato che questi fattori non aiuteranno molto la situazione dei paesi della periferia, l'aggiustamento si protrarrà a lungo”. La situazione della periferia della zona euro, sostiene il Fmi, è esplosiva perché ha di fronte il triplice e contemporaneo deleveraging di governo, proprietari di case e aziende.
Per uscire dalla crisi è fondamentale la costruzione di un'unione bancaria e affrontare “decisioni immediate sulla condivisione del peso debitorio”. In una conclusione chiaramente indirizzata alla Germania ed ai paesi creditori chiavi, il Fondo Monetario Internazionale dichiara senza giri di parole come “senza riforme politiche importanti nell'interesse di tutti i membri dell'unione monetaria” le possibilità di uscire dalla crisi sono poche.

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