La BRI accusa i creditori europei per l'eterna crisi dell'euro

La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) ha pubblicato un rapporto in cui dichiara senza mezza termini che gli squilibri attuali delle bilance dei pagamenti non sono in grado di correggersi in modo automatico nel sistema economico globale perché il meccanismo è bloccato.
In BIS blames Europe's creditors for eternal euro crisis Ambrose Evans-Pitchard sttolinea come l'organizzazione con sede in Svizzera riporti che le peggiori distorsioni siano all'interno dell'Europa, dove la “crisi di bilancia dei pagamenti” è stata acuita da tassi di cambio non allineati correttamente. “La creazione della moneta comune ha rimosso il tasso di cambio nominale come meccanismo di aggiustamento”, si legge nel rapporto come chiaro ammonimento per i creditori.
Nel proseguo del suo rapporto, la BRI evidenzia poi come le banche europee abbiano giocato un ruolo importante nel creare le premesse per l'immensa bolla scoppiata con il caso Lehman brothers, investendo, solo tra il 2003 ed il 2007, 1.25 trilioni di euro in debito americano. Gli istituti di credito continentale hanno poi inondato i paesi del sud Europa di capitali, senza considerare minimamente che contingenze economiche negative potessero acuire il rischio di default. “Le banche europee sono state negligenti nell'assumere queste esposizioni ed il sovra-prestito è stato responsabile per la crisi del debito in atto”.
Il Club Med degli stati indebitati, prosegue il Columnist del Telegraph, sono costretti a ridurre la spesa senza la spinta dello stimolo nei paesi creditori: questo crea una spirale deflazionista che rende ancora più difficile poter ripagare i debiti. “Default generalizzati colpirebbero anche i creditori nei paesi in surplus”. Per questo la Bis ha invocato “un aggiustamento simmetrico tra creditori e debitori” per evitare di ripetere quello che è accaduto negli anni '30 ed avvisato come la ripresa globale rimarrà bloccata fino a quando i creditori non espanderanno la loro domanda.
Prima della crisi c'è stata una esplosione straordinaria di capitali internazionali per gli eccessivi surplus di alcuni paesi – sono passati dal 50% del Pil mondiale nella metà degli anni '90 al 180% nel 2007 – e questi squilibri stentano a rimarginarsi. La Germania, ad esempio, continua a produrre surplus del 6% del Pil.
Gli stati in surplus stanno dunque continuando a immergere di debito i paesi in difficoltà. Si tratta di un processo molto pericoloso e, conclude il rapporto della Bis, il capitale può essere non ripagato in ogni momento con “conseguenze devastanti” per l'intera economia globale.

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