La Svizzera è la prima vittima della guerra valutaria in corso nel mondo. A. Evans-Pritchard


Le difese valutarie della Svizzera come un paradiso sicuro per gli investimenti in Europa sono state compromesse dopo un giorno storico e drammatico per i mercati finanziari del paese. Ed ora il paese rischia di ingolfarsi in una trappola deflattiva. Lo scrive Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph, che sottolinea come il franco è aumentato di 30 punti all'inizio delle trattazioni di ieri dopo che la Banca centrale svizzera ha sorpreso tutti lasciando libera la valuta di fluttuare rispetto all'euro, forzando gli hedge funds a trovare una soluzione alle esposizioni future sui mercati. “Se pensava che quest'aggiustamento sarebbe avvenuto in modo ordinato, allora ha fallito miseramente”, ha dichiarato Kathleen Brooks di Forex.com. Il franco ha finito la giornata con un apprezzamento del 17%.
La SNB ha abbassato i tassi d'interesse ad un livello senza precedenti (-0.75pc) per compensare l'effetto della restrizione monetaria, ma anche questa scelta non è stata sufficiente per evitare l'arrivo dei capitali. Willem Buiter di Citigroup ha dichiarato che le autorità svizzere potrebbero arrivare a diminuire i tassi d'interesse del 5%. “Solo questo livello farebbe diminuire il franco”. La decisione segue di tre giorni una presa di posizione di un alto ufficiale della Banca centrale svizzera che il peg “sarebbe rimasto un pilastro della nostra politica monetaria” e un mese dopo che la Banca aveva lanciato un monito sulla pericolosa spirale deflattiva e un “drastico taglio dei costi” se si fosse rotta la soglia dell'1,20 rispetto all'euro.
Thomas Jordan, il presidente della Banca centrale svizzera ha negato che la mossa sia stata un sotterfuggio. "Puoi porre fine ad una politica come questa solo con la sorpresa. L'intera situazione internazionale è cambiata”, ha dichiarato. “La BNS ha perso la fiducia dei mercati” era il titolo del Neue Zürcher Zeitung ed anche il ministro dell'economia del paese, Johann Schneider-Ammann, si è dichiarato scioccato dalla mossa e dalle possibili ripercussioni per gli esportatori. Un flusso enorme di soldi sono arrivati dalla Russia – e in seguito da Grecia e Italia - il che ha reso sempre più complesso gestire la situazione da parte della BNS. Un pieno quantitative easing da parte della Bce, sottolinea il Columnist del Telegraph, la prossima settimana rischia di compromettere definitivamente la posizione della Svizzera.
Jeremy Cook di World First ha dichiarato che la ritirata è stata una totale capitolazione di fronte a forze che sono troppo grandi anche per una Banca centrale piena di possibili “bazooka”. La BNS potrebbe in teoria mantenere la sua linea stampando una quantità illimitata di denaro, ma gli effetti sono già divenuti tossici: interventi valutari hanno causato riserve estere di raggiungere il 73% del Pil. Questo ha fatto esplodere la base monetaria svizzera da 80 miliardi di franchi a quasi 400 miliardi dalla metà del 2011, accompagnata da un boom immobiliare e un'esposizione a prestiti bancari al record del 170% del Pil.
"E' una seria minaccia per decine di migliaia di lavoratori”, ha dichiarato Christian Levrat, leader del partito socialista svizzero. Il mercato azionario svizzero è crollato del 8,7%, il record negativo per una singola giornata di contrattazione negli ultimi 25 anni, con Swatch giù del 15% ed UBS dell'11%.
L'economia svizzera sta crescendo dell'1.5pc, ma l'indice KOF che valuta lo stato d'animo delle aziende è in calo da due anni e il paese è di fronte ad un rischio concreto bolla del suo boom del credito interno che potrebbe rivelarsi insidioso in un momento in cui il franco è in forte aumento e le leve monetarie non funzionano più.
Gabriel Stein di Oxford Economics ha dichiarato come il franco ora sia destinato ad apprezzarsi senza sosta gettando il paese in una prolungata fase di deflazione. Se la valuta dovesse raggiungere il valore di 0,70 dollari nel paese ci sarebbe una profonda recessione con una deflazione che potrebbe arrivare anche a -3% nel 2016. Il Professor Ernst Baltensperger, massimo esperto valutario in Svizzera, ha ricordato, tuttavia, che l'agganciamento all'euro aveva funzionato bene ma era divenuto, con l'eccesso di liquidità prodotto, anch'esso un pericolo.
La decisione ha subito causato una risposta dei cittadini nei cantoni con gli elettori che temono ora una monetizzazione statale dei debiti delle banche – secondo i media locali gli istituti hanno già perso 60 miliardi di franchi nelle contrattazioni di giovedì. "Riserve valutarie enormi con un peg non permanente portano sempre ad una perdita intrinseca, che si materializza quando l'agganciamento viene meno", ha detto Stein. La BNS potrebbe aver deciso di prendere la sua punizione, prima che sia troppo tardi.
Il giorno traumatico in Svizzera, conclude Ambrose Evans Pritchard, ha dimostrato tutti i limiti dei poteri oggi in mano ad una Banca Centrale. Si tratto di un caso emblematico di quanto difficile sia diventato per i paesi resistere alle politiche di svalutazione ed alla guerra valutaria con le forze deflattive che scuotono il mondo. Gli egemoni monetari, in questo contesto, possono solo decidere quale veleno scegliere.

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