Paul Krugman: Tsipras ignori i richiami alla "responsabilità" dell'irresponsabile Troika

A poche ore dall’insediamento del nuovo primo ministro greco Alexis Tsipras, l’economista, premio Nobel e giornalista del New York Times, Paul Krugman avverte il leader del partito anti-austerità Syriza a non cadere in una sorta di ‘trappola psicologica’ dei funzionari della Commissione europea che lo solleciteranno ad “essere responsabile” e proseguire con il programma di “tagli” e riforme voluto dalla cosiddetta ‘Troika’ (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo Monetario Internazionale).
“Ci saranno molti che lo ammoniranno ad abbandonare le sue promesse per comportarsi responsabilmente”, scrive l’economista americano, fortemente critico verso i paladini dell’austerità fiscale in quanto, a suo avviso, il rigore fiscale operato in un quadro di domanda interna debole provoca una disoccupazione cronicamente elevata.
“Il programma imposto (dalla troika) alla Grecia non ha mai avuto senso”, continua l’editorialista del New York Times, “non aveva alcuna possibilità di funzionare” perché si basava su una sorta di “fantasia economica” spacciata per una linea “realistica” di cui “il popolo greco ha pagato il prezzo”.
“Syriza dovrebbe ignorare i richiami ad essere responsabile”, afferma ancora l’economista, secondo il quale Tsipras è “il primo leader europeo eletto sulla base di un’esplicita promessa di sfidare le politiche di austerità che hanno prevalso dal 2010”, quando la Troika ha garantito alla Grecia prestiti per 240 miliardi di euro in cambio di una pesante politica di rigore fiscale e riforme.
Tutte le proiezioni economiche di ripresa della Grecia elaborate da Commissione UE, BCE e FMI sulla base dei propri piani di “salvataggio”, si sono rivelate una “fiaba”, come quelle che prevedevano una “disoccupazione in salita al 15% nel 2012, ma che successivamente avrebbe iniziato a calare rapidamente”. Le cose sono andate in modo molto diverso, rileva Krugman: “La Grecia ha toccato il fondo nel 2014, quando ha sperimentato una piena depressione, con una disoccupazione generale cresciuta al 28%, e una disoccupazione giovanile aumentata a circa il 60%”.
Forse il problema dei piani di Syriza è che non sono abbastanza radicali – conclude il Premio Nobel – ma non è chiaro che cosa un governo greco possa fare più di così, a meno che non sia pronto a uscire dall’euro”.

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