L’incubo di Donetsk: civili in trappola senza soldi, cibo e farmaci

di Maria Murone

Corpi lacerati, brandelli di carne umana, case sventrate, vetri divelti, strade dilaniate. Intorno bambini che giocano, fidanzati che si baciano, anziani che aspettano l’autobus e una ragazza che cammina parlando al cellulare. Di sottofondo i bombardamenti, una presenza ingombrante diventata ormai abituale.
È il clima surreale che si respira nel sud est dell’Ucraina, devastato dal 6 aprile scorso da scontri cruenti e implacabili tra l’esercito di Kiev e i miliziani separatisti



In più il governo centrale sta facendo di tutto per rendere impossibile la vita dei civili, residenti nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. La burocrazia impedisce loro di fuggire o semplicemente muoversi dalle zone teatro di guerra. Oltretutto le banche sono chiuse, i bancomat non funzionano, i trasferimenti statali sono bloccati ed è complicato spostarsi per prelevare un po’ di liquidità. Ancora più difficile è l’accesso ai farmaci. E soprattutto il cibo scarseggia.

Le immagini che arrivano dalla regione del Donbass, immortalate da quei pochi giornalisti coraggiosi, sono terribili: una carneficina, corpi riversi sul suolo, pezzi di essere umani dappertutto. I racconti sono raccapriccianti.

Ad una giovane donna di 24 anni, le hanno appena comunicato, in ospedale, che dovranno amputarle una gamba.
Tra le vittime ci sono molte donne, anziani, disabili e anche bambini.

I cittadini dell’Ucraina orientale si sentono abbandonati dal “loro” governo, dal presidente Poroshenko, ma anche dal resto del mondo, dalla cosiddetta comunità internazionale, dai giornalisti che latitano. La gente è totalmente impotente. C’è tanta disperazione. La vita di tutti i giorni, la normalità, la quotidianità, è diventata un inferno.



Andrea Ciocca, capo progetto di Medici senza frontiere a Donetsk, ha dichiarato‪‬: "I bombardamenti sono continui. Le persone non reagiscono neanche più. Cercano di continuare la loro vita, ma è impressionante: ci si può abituare a tutto ma si rischia di perdere la misura del pericolo”. Ciocca parla di Donetsk come una città europea moderna, fino a due anni fa prima del conflitto, con grandi strade, centri commerciali, negozi, un nuovo stadio completato per i campionati di calcio europei del 2012, un aeroporto rinnovato.



Donetsk e dintorni sono diventate delle trappole da quando il governo ucraino ha introdotto nuove regole che costringono chi vuole viaggiare, da o verso le regioni in mano alle milizie separatiste, a chiedere un permesso. Coloro che cercano di muoversi nelle aree colpite dal conflitto devono fornire documenti come passaporti e prove che dimostrino perché necessitano di attraversare i checkpoint. Il processo per il rilascio dell’autorizzazione può richiedere fino a 10 giorni.
"L'ultima volta che sono stato al posto di blocco, gli ucraini mi hanno chiesto di lasciare l'autobus e hanno detto, 'Ok, non disponi di alcuna autorizzazione, devi tornare indietro,'", ha commentato così a Nbc news, Eugene, un giovane di 25 anni. "Noi abbiamo sempre attraversato queste frontiere normalmente". "Nel profondo del mio cuore non voglio lasciare questo posto ... ma sembra che la situazione peggiorerà", ha aggiunto Eugene che vorrebbe trarre in salvo moglie e bambino.

Una studentessa universitaria Nastya, 23 anni, vive in una città controllata dal governo, ma studia a Donetsk, spiega ancora la giornalista Kristina Jovanovski. Ha visitato la città per sostenere un esame. Per tornare a casa, ha chiesto il permesso, ma potranno passare fino a 10 giorni prima di ottenerlo e non è detto che lo otterrà. "Dipende da che tipo di persone ci sono al posto di controllo. Possono facilmente farmi scendere dall'autobus e dire, 'Torna a Donetsk'".

Il momento è particolarmente grave in quanto i combattimenti si stanno drasticamente intensificando nelle ultime settimane.

I posti di blocco alla periferia di Donetsk sono spesso chiusi perché le strade sono troppo pericolose, il che significa che molte persone la notte dormono in auto o in pullman, al freddo e in condizioni rischiose. Vitaly, 21 anni, dice che la sua fidanzata incinta di recente è stata costretta a dormire in una stazione. Giovedì era alla stazione degli autobus di Donetsk dopo aver tentato di visitare il suo villaggio natale. Vitaly è tornato indietro a causa delle nuove regole. "È tutto molto nauseante. Ho vissuto tutta la mia vita in Ucraina e ora non posso arrivare a casa mia", ha detto.

Il nuovo sistema di restrizioni introdotto ostacola la fornitura di farmaci essenziali, e le organizzazioni umanitarie hanno avvertito dell’imminente 'crisi medica' che potrebbe verificarsi nella zona. "Dal mese di novembre, una serie di misure adottate dal governo ucraino hanno isolato i civili che vivono nelle regioni controllate dai ribelli e hanno ostacolato la consegna di aiuti umanitari", ha sottolineato Medici Senza Frontiere, che sostiene che in due occasioni, durante la scorsa settimana, si è cercato disperatamente di fornire ospedali medici nella città di Gorlovka nella regione di Donetsk, ma senza riuscirci.

La nuova legge stabilisce che qualsiasi organizzazione medica o di aiuti umanitari debba chiedere l'accreditamento nel "territorio controllato dall’esercito ucraino" che può concedere, eventualmente, solo un paio di permessi ogni ora, con un’attesa che può raggiungere anche settimane. Oleg Izmailov, un giornalista locale, ritiene che questo sistema sia "idiota" e "viola i diritti umani". Le carenza di farmaci include anche metadone e buprenorfina. "Questa è praticamente una condanna a morte per chi ne ha bisogno", ha affermato Yulia Drozd, vice direttore del Centro di Donetsk.

Anche per l’Onu queste procedure di sicurezza stanno rendendo difficili gli aiuti essenziali nelle zone di guerra dell'Ucraina orientale. La scorsa settimana, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha avvertito che i nuovi regolamenti governativi ucraini stanno "minando la capacità delle agenzie umanitarie" di aiutare le persone in difficoltà, creando le condizioni per una grave crisi umanitaria.

I civili sono già stati messi sotto pressione quando l'Ucraina ha annunciato a novembre che avrebbe bloccato fondi statali e avrebbe smesso di dare benefici e pensioni alle persone che vivono nelle zone controllate dai ribelli. Gli abitanti del posto dicono che non ricevono i pagamenti da oltre cinque mesi.

Da quando il conflitto è iniziato sono state uccise più di 5.000 persone, secondo le stime delle Nazioni Unite.

L’Unione europea intanto sta a guardare, impegnata più a condannare gli eventi e a puntare il dito sui colpevoli, che ad individuare soluzioni immediate di fronte alla drammatica situazione delle popolazioni del sud est dell'Ucraina.

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