"Più un evento è spettacolare, più alto è il rischio che sia stato creato ad arte da governi e servizi segreti". Naomi Wolf


“Siamo entrati in un’era in cui non è assurdo per un giornalista chiedersi sistematicamente se gli eventi a cui assiste sono veri o falsi. E più un evento è spettacolare, più alto è il rischio che sia stato inventato ad arte ovvero che si tratti di notizie false, create da governi e da servizi segreti“, Naomi Wolf.
Chi è che controlla l'informazione nel mondo? E sapete dire quali siano le fonti oggi di quelle notizie che ci bombardano ogni giorno? Dalla Troika che ha piegato la Grecia grazie alle pressioni di Sarkozy - che ha avuto accesso alla lista dei clienti Hsbc di Ginevra nella quale era presente la madre dell’allora premier Papandreu - all'ex ministro del Tesoro americano Geithner che ha ammesso che nel 2011 Berlusconi fu disarcionato in seguito a un complotto; dal colpo di stato neonazsta mascherato in pacifica rivoluzione di piazza, fino alla vicenda di Charlie Hebdo che presenta ancora oggi numerosi aspetti non chiariti e alcuni sono davvero imbarazzanti per la stampa mondiale – uno su tutti questo:


Ebbene dato tutto questo e molti altri esempi che si potrebbero fare, Marcello Foa sul suo blog ribadisce “la sconcertante facilità con cui gli spin doctor riescono ad orientare e sovente a manipolare i media”. E poi c'è qualcuno che continua a chiamarla informazione...
Ne ho parlato recentemente in un’intervista a Enzo Pennetta per Critica scientifica e in un intervento organizzato un paio di settimane fa a Firenze dal consigliere regionale Gabriele Chiurli, con la partecipazione di Raymond McGovern, che per anni è stato capo del National Intelligence Estimates, uno dei massimi organismi Cia, e ora è uno dei più arcigni difensori delle libertà civili e implacabile critico delle politiche della Casa Bianca, sia di George W. Bush sia di Barack Obama.
Condivido al 100% la sua analisi: oggi la stampa non svolge il proprio ruolo di cane da guardia della democrazia, semmai è vero il contrario: troppo compiacente, troppo schierata, troppo pavida nei momenti in cui bisognerebbe essere coraggiosi. Si beve tutte le bufale degli spin doctor. Il suo giudizio riguarda la stampa americana – che noi continuiamo a torto a mitizzare, come se fosse ancora quella dei tempi del Watergate – ma è estendibile a quella europea.
E McGovern non è certo un complottista, tutt’altro: adotta un approccio pragmatico e saggio. Non insegue le proprie fantasie e i propri sospetti, per quanto suggestivi, ma si basa sull’analisi dei fatti, sull’individuazione delle incongruenze, sulla formulazione insistita e pertinente di domande sugli aspetti poco chiari di una vicenda, sulla capacità di individuare connessioni non evidenti a prima vista e di costruire il proprio giudizio su prove o comunque su riscontri oggettivi. Insomma, ricostruisce con il dovuto scetticismo.
Ed è paradossale che debba essere un ex analista della Cia animato da un’ardente passione civica a ricordare ai giornalisti quella che dovrebbe essere una caratteristica innata di chi fa il mio mestiere.
Qui potete seguire l’intervento di Naomi Wolf in inglese da cui è stata ripresa la frase iniziale:

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