"Non ci può essere compromesso tra schiavo e padrone, né tra oppressore e oppresso". Syriza si spacca già dopo l'accordo


Dopo l'accordo ponte firmato venerdì con la Troika (nuovo nome in codice “istituzioni”), Tsipras si trova di fronte tutti i rompicapo di una scelta che di fatto rinnega molte delle promesse elettorali portate avanti da mesi. Vi abbiamo riportato come il popolo inizia già a reagire in modo molto duro. Solo per fare un esempio: "Abbiamo passato due mesi di agonia, abbiamo svuotato le banche, per renderci conto che siamo ancora una colonia del debito", ha detto un elettricista di 54 anni Dimitris Kanakis a Reuters.
Syriza avrà un problema serio con il suo elettorato, un periodo di tensioni crescenti con i suoi creditori che, tra l'altro, devono ancora approvare le “riforme” che Varoufakis gli sottoporrà e dovrà mantenere in vita una coalizione di governo in cui iniziano ad emergere i primi forti malumori. Riporta il corrispondente di Repubblica come Manolis Glezos, il primo partigiano greco e un'icona (oltre che un membro del comitato centrale) per Syriza abbia dichiarato in una lettera scritta agli iscritti di Syriza: "L'accordo all'Eurogruppo è una vergogna. Avevamo fatto delle promesse e non le abbiamo mantenute. Chiedo scusa al popolo greco. Dobbiamo reagire e subito. E tra la libertà e l'oppressione, io scelgo la libertà". E ancora: "Chiedo ai militanti di Syriza di reagire prima che sia troppo tardi. Troviamoci in assemblea straordinaria e discutiamo. So che quando si tratta bisogna fare pure delle concessioni. Ma questo per me è troppo. Non ci può essere compromesso tra schiavo e padrone, né tra oppressore e oppresso".
Ma Glezos non è isolato nelle sue critiche feroci. Riporta sempre l'inviato di Repubblica:
Panagiotis Lafazanis, ministro allo sviluppo economico e leader della Piattaforma di sinistra, l'ala più radicale di Syriza, ha detto che "le linee rosse tracciate prima delle trattative non possono essere superate, se no non si chiamerebbero rosse". Un sottosegretario all'economia ha fatto sapere di essere pronto a dare le dimissioni se le proposte di riforma che andranno domani a Bruxelles non conterranno le misure umanitarie proposte agli elettori. Per il presidente del Consiglio, ormai è chiaro, si è aperto anche il fronte interno, che rischia quasi di essere più complicato dei problemi che dovrà affrontare ancora a Bruxelles.
Si prospettano mesi interessanti per Tsipras. Intanto aspettiamo lunedì che dirà la Troika sulle "riforme" greche. Ricordando le parole chiare di Yanis Varoufakis, a meno di rimangiarsele, che "in caso di rifiuto da parte dei creditori l'accordo salta". Vedremo..

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