L’Ucraina è pronta a legalizzare i foreign fighters



di Eugenio Cipolla


Un mese dopo gli accordi di Minsk II la tregua in Donbass sembra reggere, anche se continua a mostrare tutta la sua fragilità. Ieri l’esercito ucraino, per bocca del portavoce militare di Kiev, Andrei Lisenko, ha annunciato di aver completato il ritiro delle armi pesanti dalla linea del fronte nell’est del Paese. «I ribelli, però – ha aggiunto Lisenko – continuano ad aprire il fuoco contro le postazioni governative, anche se l’intensità di questi attacchi provocatori è calata significativamente».
Le accuse tra le due parti si susseguono senza sosta. Oggi i separatisti della Repubblica popolare di Luhansk hanno accusato l’esercito ucraino di aver bombardato una miniera di carbone a Pervomaiskaya. «Oggi, intorno alle 9:30, è stata bombardata una miniera vicina al villaggio di Michajlovka», ha detto il ministro per le situazioni di emergenza della LNR, Sergey Ivanushkin, citato dall’agenzia LuganskInformZentr. «Stiamo monitorando la situazione costantemente, è il primo grande bombardamento dall’inizio del nuovo cessate il fuoco».
Nonostante le rassicurazioni delle parti in conflitto sull’avvenuto ritiro delle armi pesanti (i separatisti hanno annunciato di aver completato questa operazione lo scorso primo marzo, termine fissato dagli accordi di Minsk), la Nato ha spiegato di non poter confermare la cosa. Intervistato dall’emittente ucraina “Odin plus odin”, Philp Breedlove, comandante supremo della Nato in Europa, ha detto che l’artiglieria pesante «è in movimento da entrambi i lati della linea di contatto, ma che non si sa cosa succede alle armi dopo, in quanti gli osservatori Osce non hanno sufficiente accesso alla zona». Così le armi potrebbero anche essere ricollocate vicino alle posizioni precedenti o semplicemente spostate in preparazione di un combattimento futuro.
Eventualità, quella di una nuova escalation del conflitto, da non sottovalutare assolutamente. Kiev, attraverso i suoi canali diplomatici, continua fare pressioni sugli Usa affinché Washington fornisca all’Ucraina armi letali e in Parlamento fioriscono proposte di legge che mirano a “cautelare” il paese da possibili tensioni future. Come quella di Dmytro Tymchuk, esperto militare e deputato del Fronte Popolare del premier ucrainoo Arsenij Yatsenyuk.
Ieri sulla propria pagina Facebook Tymchuk ha annunciato che nei prossimi giorni, assieme ad alcuni colleghi, depositerà un progetto di legge sulla legalizzazione dei foreign fighters, la cui presenza in Ucraina dall’inizio del conflitto in Donbass è stata massiccia. «Come promesso venerdì – ha scritto - con un gruppo di colleghi presenteremo in Parlamento un disegno di legge sulla legalizzazione dei volontari stranieri che combattono per l’Ucraina nella zona dell’operazione ATO. Mi scuso per il ritardo, ma i nostri avvocati hanno studiato il disegno di legge e si è scoperto che era necessario modificare una serie di leggi esistenti, oltre quelle già inserite nel progetto originale. Ora è stato fatto e la proposta sarà presentata nei prossimi giorni, immediatamente dopo l’elaborazione».
I maligni dicono che dietro questa mossa ci sia la longa manus del premier Yastenyuk, da sempre molto più duro nei confronti dei separatisti e meno diplomatico di Petro Poroshenko. Stando ai numeri presenti in Parlamento, la proposta ha buone probabilità di passare. Nelle prossime ore dovrebbero arrivare le adesioni del Partito radicale di Oleg Lyashko, di Patria di Yulia Tymoshenko e di Samopomich di Andriy Sadovyi. E questo dovrebbe spingere anche il Blocco Poroshenko a convergere sulla proposta per non spaccare la maggioranza di governo.

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