A Pomigliano il 1° maggio per organizzare la lotta sindacale contro le multinazionali e i governi della flessibilità


Comunicato Slai cobas - coordinamento provinciale – Pomigliano d’Arco, 2 maggio 2015

Con questa bella assemblea vogliamo piantare un seme, quello della difficile ricostruzione del movimento operaio ormai abbandonato da tutti ha dichiarato Mara Malavenda dello Slai Cobas, rappresentando inoltre il forte contributo delle donne operaie in questo difficile percorso, e presentando ad una sala affollata ed attenta, quella consiglio comunale di Pomigliano d’Arco, Massimo Ferrante, noto cantautore del movimento operaio che ha aperto i lavori con le note dei brani da lui interpretati (“Non lavoro più in Fiat” e “Santa Caterina dei pastai”) suscitando forte emozione in sala, anche alla luce dei suicidi operai indotti dalla precarietà e dallo spettro del licenziamento.

I valori dell’uomo, di giustizia, solidarietà, libertà, verità, dignità, sono immortali – dice Vittorio Granillo dello Slai cobas. Viviamo in un momento difficile, con un attacco sistemico alla Costituzione ed ai diritti fondamentali, arma di difesa di un sistema entrato in una crisi ormai irreversibile. Mentre la cosiddetta sinistra (tutta) va a caccia di “farfalle”, il capitale si è fatto Stato e colpisce la Costituzione per smantellarne il senso, trasforma le rappresentanze politiche e sindacali in partito unico al servizio dei suoi interessi, cancella anche solo la prospettiva di un futuro diverso…senza futuro è più facile creare schiavi disposti a lavorare 24h. al giorno per finire le strutture dell’Expo tanto care ai Renzi di turno.

Sono gli operai – afferma Luigi Aprea, della Fiat di Pomigliano – ad essere in prima linea nella difesa di quei diritti che vengono progressivamente cancellati, nel rifiuto di legare la produzione ai guadagni dei padroni, nel volere rivendicare quella dignità che viene calpestata da chi la intende solo come frutto di un lavoro inteso non più come diritto, ma come dono. Questo con un forte segnale di unità che parte dal gemellaggio delle vertenze di FCA di Pomigliano e Nola e Mitsubishi di S:Antonio Abate.

Carlo Amirante, Costituzionalista della Federico II, nel denunciare l’allineamento dei media e delle università alla logica della flessibilità del lavoro come strumento di controllo politico e sociale e di “lotta di classe dall’alto” considera indispensabile che lo Slai cobas si faccia carico di proporre politiche economiche volte a favorire l’occupazione ed a dare risposte positive a bisogni sociali irrinunciabili. Come recenti sentenze della Cassazione (che, su ricorso dello Slai cobas di Pomigliano, ha recentemente condannato la FCA di Marchionne per comportamento antisindacale in contrasto con la Costituzione), e quella dei giorni scorsi della corte Costituzionale (sulla legge Fornero) hanno pienamente confermato l’illegittimità del tentativo del governo e della Fiat di limitare drasticamente l’agibilità delle rappresentanze sindacali antagoniste in contrasto con i principi e le norme costituzionali; la piena riaffermazione degli spazi di libertà e di lotta politica e sindacale rafforza e rilancia le giuste lotte ai finanziamenti pubblici illecitamente concessi a carrozzoni privati e clientele politiche ed il ripristino dei diritti illecitamente compressi.
Alcun ritorno sociale è seguito all’insieme degli ingenti finanziamenti pubblici regalati a perdere alle imprese private - comincia Francesco Maranta – e questo dopo che tentarono di farci credere nei cosiddetti anni del “boom economico”, dalla fine degli anni ’50 agli inizi degli anni ’70, che fosse possibile crescere in un sistema capitalistico, per poi toglierci successivamente tutto quello che avevamo conquistato. In contrapposizione all’Expo dei ricchi e della cancellazione delle libertà dovremmo pensare, qui in Campania, ad un Expo dei diritti, di quelli negati.
Quello che è accaduto all’Expo non è altro che l’applicazione di quanto prevede la legge Sacconi, quella deroga ai diritti contrattuali ed alle stesse leggi dello Stato, che i sindacati avevano giurato di non accettare mai – dice l’avv. Pino Marziale – è solo l’anticipazione di quello che accadrà, a breve, nel mondo del lavoro, con la legalizzazione di quello che prima veniva definito “nero”. Siamo vicini ad un punto di non ritorno, nei prossimi 20 – 30 anni torneremo indietro di secoli, la schiavitù non sarà più uno scandalo. Gli operai hanno ancora quella coscienza e quella conoscenza che gli permettono di sapere da dove ripartire e possono essere in grado, anche da soli, di creare quel motore organizzativo, extraparlamentare ed extraistituzionale, di cui abbiamo bisogno per contrastare questa aggressione di classe.
C’è la necessità di sensibilizzare – è il pensiero dell’avv. Arcangelo Fele – di ricreare quella coscienza politica e sociale che sembra mancare a parte delle nuove generazioni. La cultura di regime ha distrutto ogni prospettiva, distribuisce bugie e falsità, dobbiamo ritrovare gli spazi per parlarci, per quella solidarietà e quella socialità ora annullata. Intanto, per gli operai dell’AR Industrie Alimentari di Sant’Antonio Abate, già sono in corso cause per differenze paga (lavoro e straordinario prestato e non retribuito… stile expo), nonché contro i licenziamenti ingiustificati. In sintonia con quanto proposto nell’assemblea si prevedono pure iniziative penali a supporto delle mobilitazioni e del buon diritto dei lavoratori”.

Celeste del Collettivo studentesco autorganizzato di Napoli, ha sottolineato l’importanza del collegamento degli studenti con gli operai per organizzare lotte comuni anche partecipando all’inaugurazione della Camera popolare del lavoro nell’ ex manicomio, in piazzetta Materdei, ora rinominato “Je so’ pazzo”.
Non si può più stare a guardare - ribadisce Vittorio Granillo nelle conclusioni - come lavoratori abbiamo, ora, il bisogno di riorganizzare e rilanciare le iniziative unitarie con tutti gli altri soggetti disponibili, a partire dalla prossima mobilitazione alla Prefettura di Napoli poco prima delle elezioni Regionali con la presentazione di due profili di incostituzionalità: la prima che riguarda la rappresentatività sindacale, che viene di fatto impedita a quelle organizzazioni che si rifiutano, a ragione, di controfirmare gli accordi truffa siglati dai confederali a livello nazionale; la seconda su quei finanziamenti pubblici elargiti dallo Stato ad aziende che, a differenza di quanto prevede la Costituzione, non hanno alcuna pubblica utilità, se non quella di spartirsi tangenti e corruttele con chi glieli concede. Prevediamo un passaggio all’Università Federico II per sensibilizzare anche gli studenti su quanto sta accadendo ed organizzare, con loro, e congiuntamente i soggetti che hanno contribuito alla riuscita di quest’assemblea, un’autentica Expo dei diritti negati a Napoli: quelli dei lavoratori e quelli sociali.

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