Il renzibullismo post-Italicum in un'immagine emblema della deriva del paese


di Augusto Rubei

L’immagine della stretta di mano tra il ministro Boschi e il sottosegretario Sandro Gozi al termine del voto di fiducia sulla legge elettorale mi ha ricordato l’esultanza di Angela Merkel ai Mondiali in Brasile. Mancava solo che stappassero un prosecco e brindassero alla faccia del Paese.


Poi come dei teenager presi dall’ansia da prestazione, tutti i renziani si sono catapultati su Twitter a cinguettare le loro menate su un risultato di cui agli italiani non frega un bel nulla. “Abbiamo mantenuto la promessa”, evviva! “Ce l’abbiamo fatta”, che fighi! Roba da team leader in un call center.
In questo limbo di crepuscolarismo triste quanto le preghiere delle suore, però, è persino emerso – dicono - un dato politico. Quando ieri ho letto la nota stampa diffusa da Scelta Civica subito dopo la fiducia mi sono infatti tornate in mente le parole di Alberto Bombassei, nel giorno delle sue dimissioni.
L’ex presidente parlò chiaramente di “aspirazioni personali” e di sudditanza del partito al governo Renzi, sostenendo che la “responsabilità istituzionale all'interno dell'esecutivo dovesse ricadere su un ministero di natura economica, come quello dello Sviluppo Economico o quello del Lavoro”.
Trascorso un anno, quello che oggi è un movimento ridotto al lumicino, inane al punto da far proseliti tra qualche spiantato il cui unico titolo oggi è essere un ex 5 Stelle (ma col portafogli pieno di grana), oggi rialza addirittura la testa. Con un piglio di orgoglio, quasi, e reclama tra le righe un’altra poltrona a Palazzo, giusto “in vista – si legge – di futuri interventi di politica economica e di rinnovamento della nostra Pubblica Amministrazione".
Tralasciando il merito, poiché è evidente che qui siamo di fronte a una leccata di culo di dimensioni ciclopiche, mi domando dove trovino il coraggio degli ex montiani, derisi anche dai sampietrini di Montecitorio, a voler parlare ancora di politica economica, per di più a meno di una settimana dalla sonora bocciatura della riforma Fornero giunta dalla Consulta, di cui peraltro, proprio loro, si son sempre vantati di esser fedelissimi scudieri.
L’unico dato politico, vero, al momento, è invece quello dato da Roberto Speranza, ovvero che se 38 sfidano non votando la fiducia vuol dire che il dissenso all’interno della maggioranza è molto più ampio. Il punto è che al mercato delle vacche siamo stati abituati ad ambulanti capaci di mercificare anche, e soprattutto, la propria dignità.
Così, mentre la Boschi e Gozi se la ridono come se avessero vinto una partita a Subbuteo con gli amici, Scelta Civica continua imperterrita a seguire le vecchie regole della politica. Con l’addio di Monti si era parlato di liquefazione di una profezia, ma per “Scelta Renzi”, forse, il peggio deve ancora venire.

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