Nel silenzio assoluto il Senato ha avallato i futuri salvataggi bancari a spese dei correntisti...


di Cesare Sacchetti

Se qualcuno avesse detto qualche tempo fa, in un lasso di tempo non troppo lontano, che il correntista avrebbe pagato di tasca propria le perdite del sistema bancario, molto probabilmente sarebbe stato preso per un visionario nel migliore dei casi, o per uno scriteriato che aveva preso un colpo di sole nel peggiore. Il Governatore della Banca d’Italia, Vincenzo Visco, non sembra appartenere a nessuna delle due categorie in questione, e pure ciò non gli ha impedito di dichiarare che “le banche devono informare la clientela che potrebbero dover contribuire al risanamento di una banca“. Dunque chiunque possieda un conto corrente bancario deve sapere che lui stesso potrà contribuire al risanamento della banca in perdita.
Qual è stato il passaggio che ha fatto dire quelle parole al Governatore, oppure ci siamo persi qualcosa? Quello che sappiamo con certezza è che l’attuale sistema bancario disegnato dai regolamenti europei si basa su alcuni pilastri, tra i quali c’è il Single Supervisory Mechanism, ovvero il Meccanismo Unico di Vigilanza (reg.1024/2013), che designa un sistema di controllo che investe la Bce di poteri ancora maggiori sulla supervisione del sistema bancario italiano. Le autorità nazionali, Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, hanno perduto ancora terreno nei confronti delle autorità sovranazionali.
Non è questa la notizia peggiore, perché proprio la settimana scorsa è stata approvata in prima lettura al Senato il ddl 1758, ignorato dai media, ovvero la Legge di Delegazione Europea che difatti contiene il seguito delle dichiarazioni del Governatore Visco. La novità più significativa della Legge in questione è probabilmente il bail-in, quello strumento che impone le perdite della banca ai correntisti con più di 100000 euro nei loro depositi bancari, e agli azionisti e ai creditori non garantiti.
Dopo aver venduto le attività della banca, le attività “recuperabili” e non deteriorate della banca vengono trasferite a una “bridge bank”, mentre quelle deteriorate vengono assegnate a una “ bad bank”. Quindi la sostanza della Legge europea non fa altro che scorporare l’attivo e metterlo in una nuova società, separandolo dal passivo che viene trasferito in un’altra società. E se la Banca d’Italia volesse ricapitalizzare una banca in perdita? La legislazione italiana aveva già fissato il tetto dei 100000 euro, soglia oltre la quale non sono previsti rimborsi per i correntisti. Restava comunque la possibilità che la Banca d’Italia potesse decidere per ricapitalizzare una banca in sofferenza, scongiurando così l’ipotesi del fallimento. Tutto questo non sarà più possibile. La nuova gerarchia della legge europea mette Tesoro e Banca d’Italia all’ultimo posto, ai quali dunque restano ben pochi margini di manovra. Chi ha più di 100000 euro sul proprio conto, sappia che potrà pagare di tasca propria il fallimento della banca. E’ l’Unione Bancaria Europea, bellezza.
Il meraviglioso sogno europeo assegna ai correntisti la parte delle vittime della bancarotta, e tutto questo senza avere troppi rimpianti. E la stabilizzazione del sistema? Aldilà delle dichiarazioni di circostanza, della serie “tutto va ben madama la marchesa”, l’unico messaggio chiaro che manda la Bce è che lei se ne infischia dei correntisti e impone agli stati membri e alle loro banche centrali nazionali di non intervenire per ricapitalizzare le perdite. Le banche di mezza Europa hanno nel loro portafogli di investimento titoli spazzatura ed enormi passività.
Per capire perché la banca sia divenuta una vera e propria centrale di rischio finanziario, occorre risalire alla fonte delle riforme dei primi anni’90, su tutte il Testo Unico Bancario del 1993 ideato da Ciampi, che ha dato vita al modello della banca universale. Fino ad allora le funzioni delle banche erano separate e distinte in banche commerciali e banche d’investimento, con le prime impegnate nella concessione principalmente di mutui e prestiti, e le secondo impegnate negli investimenti finanziari. Dopo questa fusione la banca perde larga parte della sua funzione sociale. E’ molto più proficuo fare operazioni finanziarie che danno un elevato profitto, ma che contengono un elevato margine di rischio, piuttosto che concedere mutui e prestiti alle famiglie e alle imprese. Spesso infatti, le cose sono andate male da quanto è stato reintrodotto questo modello. La crisi finanziaria del 2007 è un’ulteriore prova che la fusione della banca universale, è un modello fallimentare da abbandonare al più presto. Chiunque voglia mettere mano al sistema bancario, deve partire da questa evidenza.
Cosa dovrebbe fare l’Europa e la Bce nella fattispecie per impedire l’armageddon bancario? La Bce, come è noto, è la banca centrale dell’eurozona, ma in realtà non lo è. Non è un rompicapo, ma è quello che hanno scritto i Trattati che hanno partorito un unicum, una banca centrale che non fa quello che fanno tutte le altre banche centrali del mondo. La banca centrale per definizione, è quella banca che garantisce stabilità all’intero sistema bancario, è in un’immaginaria struttura piramidale, il vertice che regge tutto il sistema bancario.
L’espressione “prestatore di ultima istanza”, è difatti propria di tutte le banche centrali del mondo, esclusa la Bce. Quando la Banca centrale assume la funzione di prestatore di ultima istanza, si fa carico letteralmente delle insolvenze del sistema bancario, attraverso ricapitalizzazioni. Se una qualsiasi banca dovesse fallire, la Banca centrale può stampare moneta ricapitalizzando le perdite. È successo negli USA con la FED che ha stampato moneta salvando le banche americane dopo la crisi finanziaria del 2007 e in Gran Bretagna con la Bank of England che ha comprato i titoli marci della banche inglesi.
Nell’Eurozona invece si decide che il fattore di rischio del fallimento di una banca grava sul correntista. Non c’è una motivazione economico o finanziaria per giustificare questa scelta, e non serve nemmeno più dire che stampare moneta genera inflazione, una teoria monetarista ampliamente smentita dalle letteratura economica e dalle evidenze pratiche che negano questa relazione.

Dunque perchè la Bce “ scarica” il peso sugli azionisti e i correntisti della banca, che sono coloro che più hanno contribuito all’attivo della banca? Non c’è una ratio logica per comprenderlo, se non quella che vuole che il sistema bancario collassi deliberatamente trascinando con sé anche gli incolpevoli correntisti.

E’ legittimo immaginare che di fronte a un tale scenario le opposizioni siano salite sulle barricate? Nulla di tutto questo. La legge di delegazione europea è stata approvata in Senato giovedì scorso con il consenso trasversale di maggioranza e opposizione: hanno votato a favore in un Senato semivuoto 154 senatori di Pd e Forza Italia, il Movimento 5stelle e la Lega Nord si sono astenuti con 32 voti, mentre si sono registrati solamente 5 voti contrari dei senatori del gruppo misto Paola De Pin, Monica Casaletto, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Laura Bignami.

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