Ora anche gli Usa lo ammettono: il battaglione Azov è un covo di neonazisti


di Eugenio Cipolla

«Ve lo assicuro, dopo la riforma Costituzionale che stiamo per fare, non esisterà più nessuna “Repubblica popolare”». Petro Poroshenko lo ha detto molto chiaramente ieri e non ha lasciato nessun dubbio sulle future intenzioni dell’Ucraina. In Donbass per una visita alle fortificazioni che l’esercito ucraino ha costruiti in questi mesi sulla linea di contatto, ha fatto capitere che la via del dialogo in questo momento non è contemplata da Kiev. Lo scontro, dunque, va avanti e non sembra destinato a fermarsi, sia dal punto di vista militare che da quello diplomatico.
Ieri a Horlvika, 45 km a nord-est di Donetsk, si è registrato uno dei peggiori bilanci delle ultime settimane. I bombardamenti dell’esercito ucraino, secondo fonti del ministero della Difesa dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, hanno causato la morte di cinque civili, tra i quali due bambini piccoli. Le accuse reciproche continuano senza sosta, in una sorta di balletto perverso dove a pagare sono solamente i civili inermi. A Novotoshkivskoho, vicino Luhansk, un soldato ucraino è morto e tre sono rimasti feriti a causa dei bombardamenti delle milizie filorusse. Secondo il portavoce dell’ATO, l’operazione anti-terrorismo, così definita da Kiev, i separatisti hanno bombardato anche le zone di Mariupol, Volnovaha e Berdyansk, colpendo alcuni gasdotti e lasciando la popolazione civile senza gas.
Martedì l’Onu ha aggiornato il bilancio delle vittime di questa lunga guerra che dura ormai da 15 mesi. Dall’aprile 2014 al 3 giugno scorso in Donbass sono state uccise 6.454 persone, quasi mille in più rispetto a febbraio, mentre i feriti sono 16.146. Anche i bambini hanno pagato un prezzo caro in questo contesto drammatica. Il conflitto ne ha portati via 68 e ne ha feriti 180, secondo i dati forniti dall’Unicef. Il fondo dell'Onu per l'infanzia, in realtà, teme che i dati sulle vittime siano più alti, poiché a causa del conflitto molte zone non sono accessibili, ha detto il portavoce dell'Unicef, Christophe Boulierac.
Intanto gli Usa, dopo mesi di polemiche a distanza con la Russia, hanno ammesso a sorpresa la presenza di neonazisti tra le file del battaglione di volontari pro-Kiev “Azov”, reparto paramilitare affiliato alla Guardia nazionale ucraina da tempo al centro di numerose polemiche per la crudeltà con la quale ha operato in Donbass. Nella notte italiana, la Camera dei Rappresentanti degli Usa ha approvato all’unanimità alcuni emendamenti al bilancio della Difesa che bloccano le attività di addestramento del Battaglione Azov. «Sono grato a tutti per l’approvazione di questi emendamenti», ha detto il firmatario John Conyers sul proprio sito web. «Queste misure assicurano che il nostro esercito non offra training ai membri del ripugnate e nazista Battaglione Azov e fanno in modo che i MANPADs, i sistemi missilistici a antiaerei e a corta raggio possano essere tenuti al di fuori di questi instabili regioni».
Le violenze del Battaglione Azov negli scorsi mesi sono state denunciate anche da Humans Rights Watch, che ha espresso profonda preoccupazione per i crimini di guerra commessi da questi paramilitari. Nove mesi fa, Amnesty International aveva chiesto al governo ucraino di assumersi le responsabilità delle azioni illegali commesse da queste persone, colpevoli di aver violato più volte i diritti umani della popolazione civile. «Ci è voluto più di un anno perché il Congresso Usa si accorgesse che si tratta di un gruppo di nazisti che sfoggia divise e simboli delle SS, comportandosi come Punishers in un territorio occupato», ha commentato il portavoce del ministro degli Esteri russo, Alexander Lukashevich. Secondo il diplomatico, ora il prossimo passo di Washington dovrebbe essere quello di riconoscere «che il colpo di Stato avvenuto a Kiev l’anno scorso è stato determinato dagli stessi criminali nazisti».

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