“Riceviamo armi letali da più di 10 paesi occidentali”. Il nuovo ambasciatore ucraino negli Usa


di Eugenio Cipolla

«In questo momento in Donbass sono presenti 64.000 uomini dell’esercito ucraino. Questo perché la Russia ai confini con il nostro paese, e all’interno delle zone controllate dai separatisti, ha dispiegato un numero di truppe record dall’inizio del conflitto». Il duro j’accuse è arrivato l’altro giorno da Petro Poroshenko in persona. Al termine di una lunga conversazione telefonica con Francois Hollande e Angela Merkel, il presidente ucraino, nel corso di un’intervista televisiva, è tornato a puntare l’indice contro Mosca, colpevole, a suo dire, di alimentare la guerra in est Ucraina.
Con il presidente francese e la cancelliera tedesca, Poroshenko ha discusso a lungo riguardo l’attuazione degli accordi di pace siglati a Minsk lo scorso febbraio. «Le parti – recitava la nota della presidenza ucraina diffusa subito dopo la conference call - hanno convenuto sulla necessità di intensificare gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco completo e il ritiro delle armi pesanti». Per il momento, dunque, niente di nuovo sul fronte occidentale, se non per le dichiarazioni rilasciate nel fine settimana dal neo ambasciatore ucraino negli Stati Uniti, Valery Chaly, ex vice capo dell’amministrazione presidenziale e fedelissimo di Poroshenko.
Intervistato dal settimanale Zerkalo Nedeli, Chaly ha ammesso per l’ennesima volta che l’Ucraina sta ricevendo armi letali da diversi paesi occidentali. «Sì, stiamo ricevendo armi, tra queste ve ne sono anche letali. L’Ucraina è un paese sovrano e non posso impedirlo. Non possiamo rendere pubblico l’elenco dei paesi, ma solo quelli europei sono almeno una dozzina». Secondo il nuovo capo della diplomazia ucraina a Washington, gli Stati Uniti sostengono l’idea di fornire più armi all’ex Repubblica sovietica per combattere i separatisti in Donbass, oltre quelle già inviate, come apparecchiature per la visione notturna, attrezzature mediche, radar, veicoli corazzati da combattimento e sistemi robotizzati.
Chaly ha poi affrontato il tema della fornitura di armi promesse venticinque anni fa in cambio dello smantellamento del proprio arsenale nucleare (erano 1.240 le testate nucleari ereditate dall’Urss). All’Ucraina sarebbero dovuti andare almeno un migliaio di missili anticarro Javelin di fabbricazione Usa che non sono mai arrivati e adesso, in piena guerra, qualcuno a Kiev li vorrebbe per abbattere i tanki dei filorussi. Giovedì il generale Joseph Dunford, nuovo capo di Stato maggiore Usa, aveva definito "ragionevole" l'idea di fornire all’Ucraina dei missili anticarro.
Intanto oggi, citato da Associated Press, il comandante delle forze terrestri Usa in Europa, Frederik Ben Hodges, ha detto che gli Stati Uniti prevedono di espandere l’addestramento militare ucraino, formando non solo i soldati della Guardia nazionale, ma anche l’esercito regolare del paese. «Questo progetto è attualmente in fase di sviluppo – ha detto – perché il piano deve essere approvato dagli Stati Uniti, dall’Ucraina e da altri paesi membri della NATO». Molto probabilmente, la formazione dell’esercito sarà identica a quella attualmente in sperimentazione presso la base militare nella regione di Lviv, in Ucraina occidentale. Ulteriore prova che l’attivismo Usa in Ucraina è sempre più intenso e alimenta una guerra, per ora fredda, che presto potrebbe diventare molto calda e scottante per l’Europa intera.

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