Qualche scorcio dalla GAZA STORICA. L’antico suq di AL ZAWIA.


Patrizia Cecconi
Gaza 13 febbraio 2016
Può capitare che un violento attacco di gastrite faccia saltare i tuoi programmi e inoltre ti costringa a mangiare solo mele e patate lesse.
Può capitare che il negozio sotto casa non ne abbia e allora, per 2 shekel, vale a dire mezzo euro, prendi un taxi pubblico e ti fai portare nel centro storico di Gaza city dove ti hanno detto che c’è il suq più antico della città e che si snoda in una lunga strada affiancata da vicoli che contano diversi secoli.

Gaza in realtà, pochi lo sanno, non conta diversi secoli ma diversi millenni e una storia ricca e interessante che un giorno mi piacerà raccontare.

Entro nel suq ed ecco che mi trovo in un tripudio di colori. Sono i figli della terra che i contadini di Gaza espongono alla vendita.



Non potrò comprarli perché non posso mangiarli, ma posso almeno fotografarli.

Sorpresa! Brutta sorpresa.

Escluse le fragole, i limoni e pochi altri frutti, il resto arriva da Israele, perché a distanza di poche centinaia di metri, grazie alla legge dell’ingiustizia impunita che è il timbro della politica israeliana, l’acqua c’è o l’acqua manca e così, la Gaza assediata e assetata, è costretta a sostenere l’economia israeliana che le impone l’acquisto dei suoi prodotti.
Mi gira un po’ la testa. Non so se è per i colori del suq che mi impongo di non fotografare o se è la gastrite che mi tormenta e che mi rende debole, comunque per aiutarmi mi fermo presso un banco di spezie, le spezie sono tutte palestinesi e mi consentono di fare qualche bella foto, ma soprattutto mi consentono di comprare le erbe che dovrebbero aiutarmi più delle mele e delle patate lesse che il medico mi ha prescritto.



Ricordo che un anno fa, in una lunga passeggiata sulle colline intorno a Betlemme, un’amica palestinese raccoglieva un’erba di cui mi sfugge il nome, utile proprio contro ulcere e gastriti. Non la trovo. Mi accontento di babuneji e cobeiza, vale a dire camomilla e malva e intanto vado nell’antica piazza dell’oro poco più avanti. Questo è artigianato orafo palestinese e Israele non ci mette mano. Anche questo è un mercato storico. So che qui si acquistano gli anelli nuziali e i regali importanti e è bello vedere che, nonostante l’assedio, le vetrine brillano e molte persone si fermano a guardarle.



Queste le fotografo! E fotografo anche le rustiche terrecotte tipicamente gazawe che sono esposte tra arance, scarpe e melanzane. Anche questo è artigianato locale.


Poco avanti c’è la moschea al-Omari, cioè la moschea dedicata al califfo Omar. E’ un posto bellissimo, per entrare devo mettere il velo, un po’ come per entrare in chiesa fino a qualche anno fa. La moschea al-Omari, detta anche la Grande moschea, sorge su una chiesa del XII secolo dedicata probabilmente a san Giovanni Battista, cioè il profeta Yahya per il mondo musulmano. La facciata della chiesa è rimasta praticamente intatta e so che sarà interessante visitarla ma ora non posso farlo: la gastrite urla.
Cerco un taxi pubblico per tornare a casa e farmi una tisana di malva e camomilla.

Scendere dal taxi e trovarmi il saluto del sole, grande, rosso, affacciato sul mare anche se non sono ancora le 4 del pomeriggio è una gioia per gli occhi e per lo spirito. Lo fotografo. Lui appartiene a tutti, non può essere bloccato dall’assedio né coperto da Israele. Mi viene in mente di colpo che fra due giorni a Roma Richard Galliano offrirà un concerto per Sunshine4Palestine affinché si possa iniziare il progetto di illuminazione e di fornitura di acqua a 700 famiglie di Zannah grazie alla sua energia. Mi viene anche in mente che grazie alla sua energia l’ospedale Jenin di Shujjaya visitato nei giorni passati può funzionare a pieno ritmo. E allora saluto il sole che mi si è offerto in un’immagine così bella e chiudo, ricordando che una fisarmonica straordinaria tra due giorni a Roma suonerà per Gaza proprio perché quei raggi si trasformino in luce, acqua e frutti che potranno sostituire quelli israeliani nel suq di Al Zawia e negli altri suq palestinesi.

Le più recenti da NOTIZIE BREVI

On Fire

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Andrea Zhok - Il momento esatto in cui si è deciso il suicidio di Ucraina e Europa

di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...

L'avviso (finale) del Fondo Monetario Internazionale all'Impero Americano

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico   Abbiamo sempre sottolineato che questa enorme crisi geopolitica in corso abbia una origine di tipo economico e monetario. Del resto solo le persone ingenue...

Alessandro Orsini - Le democrazie occidentali, le dittature e l'antropologia culturale

  di Alessandro Orsini*   C’è questa idea senza alcun fondamento empirico secondo cui le democrazie occidentali sono sempre migliori delle dittature. Lo studio della storia smentisce...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa