L’Ucraina potrebbe rompere definitivamente tutte le relazioni diplomatiche con la Russia


di Eugenio Cipolla

Dire che la lunga guerra militare-politico-commercial-diplomatica tra Russia e Ucraina somigli ormai a una soap sudamericana, con tanto di “prevedibili” colpi di scena, è un eufemismo. L’ultimo episodio di questa “speciale” saga racconta di come la prossima settimana un gruppo di deputati della Verkhovna Rada proporrà all’assemblea di rompere definitivamente ogni tipo di relazione diplomatica con la Russia. «Nel corso della prossima sessione – ha scritto la deputata Okasana Korchynska su Facebook – con Olga Chervakova del Blocco Poroshenko e Irina Sysoenko di Samopomich depositeremo un progetto di legge in materia di interruzione delle relazioni diplomatiche con la Russia».
Per ora si tratta di un semplice disegno di legge, ma i presupposti per un unanime consenso a riguardo ci sono tutti. Sullo sfondo non ci sono sola la ripresa, seppur in maniera ancora misurata, delle violenze in Donbass, l’embargo reciproco e i mancati accordi sul transito del gas, ma anche il processo a Nadia Savchenko, la pilota militare ucraina detenuta in Russia con l’accusa di aver contribuito all’uccisione di due reporter russi. Poroshenko sa molto bene che la sua popolarità politica, ormai ai minimi termini, passa anche per la risoluzione in positivo di una vicenda presa a cuore dalla quasi totalità dell’opinione pubblica ucraina. Ed è per questo che nei corridoi di palazzo si dice che sia pronto a tutto, se mai il processo dovesse finire con una condanna esemplare.
Nel merito, la procura russa contesta a Savchenko di aver compiuto un volo di ricognizione in Donbass, indicando alle truppe di terra la posizione di due giornalisti russi, uccisi da un colpo di mortaio nel giugno 2014. Secondo i magistrati, la Savchenko aveva sconfinato in Russia spacciandosi per profuga, mentre lei si è sempre difesa sostenendo di essere stata rapita dai separatisti filorussi e poi consegnata alle autorità di Mosca. E’ da qui, a luglio 2015, che la pilota è stata trasferita a Rostov sul Don, dove si sta svolgendo il dibattimento.
Oggi in aula, durante il suo intervento, la Savchenko non solo si è rifiutata di parlare in russo, ma ha mostrato il dito medio al giudice e al pm, affermando di non riconoscere su stessa «nessuna colpa ne’ il verdetto del tribunale russo. Se mi condannerete, non ci sarà appello. Volete dimostrare la vostra forza, ma sappiate che giocate con la mia vita». Vita che, secondo il suo legale, è in pericolo, dato che l’ex militare ucraina, oggi parlamentare nelle file del partito Patria di Yulia Timoshenko, è in sciopero della fame e della sete da diverse settimane e rischio un arresto cardiocircolatorio a causa delle sue precarie condizioni di salute. La sentenza è prevista attorno al 21/22 marzo, ma il caso rischia di diventare una bomba a livello internazionale.
Ieri un gruppo di deputati dell’Europarlamento ha chiesto ai leader Ue di considerare la possibilità di nuove sanzioni nei confronti della Russia per la gestione del caso Savchenko. Per gli eurodeputati (cinquantasette in tutto) dietro il processo che si sta svolgendo c’è la longa manus di Putin, determinato a mostrare la propria forza a Kiev e ai leader occidentali. Persino Washington si è mossa, dichiarando pubblicamente che il proseguimento della carcerazione della donna violerebbe gli accordi di Minsk (dove in realtà non vi è alcun punto a riguardo, ndr). Dal canto proprio, il Cremlino, per voce di Dmitri Peskov, ha definito «inaccettabili» le interferenze esterne su un caso che riguarda la giustizia russa. «Non possiamo accettare i tentativi di interferire nei processi che si svolgono nel nostro paese, secondo la legislazione russa. Visto che il processo è in corso, crediamo che qualsiasi commento sia impossibile e inaccettabile».

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