La risposta di Raul Castro alla giornalista americana che chiedeva dei "diritti umani negati a Cuba"


Nella sua visita di Stato a Cuba, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ribadito il suo desiderio che il Congresso del suo paese tolga il criminale blocco imposto da otre cinquant'anni contro l'isola caraibica prima della fine del suo mandato. Obama è il primo presidente a visitare Cuba dopo quasi 90 anni.
L'incontro ufficiale con il presidente Raul Castro, il fratello di colui che la stampa occidentale ha definito “terrorista” per decenni, è avvenuto presso il Palazzo della Rivoluzione da pari a pari, qui la storicità dell'evento nella resa della prima potenza economica e militare del mondo contro un isolotto che dalla sua ha avuto solo la forza degli ideali e della sua popolazione. E' stato firmato un documento sulla cooperazione nei settori agricoli e tecnologici, con Obama che non ha potuto non riconoscere le straordinarie conquiste di Cuba nella sanità e nell'istruzione. Obama ha anche ringraziato Raul Castro per facilitare i colloqui di pace in corso nel governo dell'Avana e costringe le persone le Armate Rivoluzionarie della Colombia Army (FARC-EP).
Nel corso di un forum di imprenditori dei due paesi, il capo della Casa Bianca ha sostenuto che l'economia cubana sta cambiando e gli Stati Uniti sono disposti ad accompagnare questo processo con le misure dei suoi poteri esecutivi, che ha permesso la flessibilità nel blocco economico, commerciale e finanziario imposto da Washington.
Raul Castro, pur riconoscendo gli importanti passi fatti dall'amministrazione Usa, ha sottolineato come il bloqueo resti un freno al normale sviluppo del paese e ha rimarcato come la sua eliminazione sia un passo necessario per l'eventuale normalizzazione delle relazioni tra le due nazioni. Il bloqueo ha causato perdite di 121.000.000.000 di dollari per l'economia cubana
Alla fine della giornata, il presidente cubano ha ospitato una cena per Barack Obama, la sua famiglia e delegazione d'accompagnamento.



Il momento più interessante della visita è stato sicuramente il siparietto tra un giornalista nord-americano e Raul Castro. Con il presidente degli Usa vicino, il presidente di Cuba ha così risposta alla domanda sui diritti umani negati a Cuba fatta da chi in casa sua non si indigna per il fatto che la sua polizia uccida una persona ogni sei ore, del fatto che 47 milioni di suoi concittadini vivano in condizione di povertà, non si accorge che 46 milioni di suoi concittadini si rivolgono alla banca alimentare ogni anno; non si accorge che oltre un milione e mezzo di bambini nel paese ha dormito in un rifugio per senzatetto nel 2014, non si accorge che nel suo paese risiede il 25% della popolazione carceraria del mondo (per lo più di origine afro e ispanica). Non si accorge e non scrive mai una riga su tutto questo e poi a Cuba domanda sui diritti negati.
"Lei lo sa quanti sono i diritti umani identificati dalle organizzazioni internazionali? 61. Lo sa quanti paesi li rispettano tutti? Lo sa? Glielo dico io: nessuno.
Cuba di questi 61 ne rispetta 47. Altri molti meno.
Noi ad esempio rispettiamo i diritti umani del garantire la salute a tutti quanti, così come l'istruzione libera e gratuita. Lei trova giusto che una donna guadagni meno di un uomo? Non è anche questo un diritto umano? Potrei farle molti esempi di paesi che non rispettano questi diritti. Venire qui a parlare di prigionieri politici e di diritti umani non è proprio giusto, è scorretto."
A chi ancora crede di poter andare in America Latina con lo spirito del colonialista che deve evangelizzare terre di barbari non vi è risposta migliore del leader di una rivoluzione che ha vinto. Ha vinto e la prima potenza economica e militare lo ha certificato.

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