Washington ha scelto il prossimo primo ministro ucraino


di Eugenio Cipolla

L’accordo per la formazione del nuovo governo ucraino sarebbe stato raggiunto ieri sera, dopo una lunga giornata di colloqui frenetici tra Petro Poroshenko e i vari leader delle fazioni presenti nel Parlamento ucraino. Il condizionale è chiaramente d’obbligo, se non altro perché già negli scorsi mesi la politica ucraina ha riservato ad osservatori e addetti ai lavori colpi di scena minimamente immaginabili. A guidare il nuovo esecutivo dovrebbe essere Volodymyr Groisman, ex sindaco di Vinnitsa, Ucraina centro-occidentale, deputato eletto nelle file del Blocco Poroshenko e attuale speaker della Rada.
L’accordo in realtà dovrebbe essere ancora limato, perché Groisman, che ha comunque confermato l’esistenza di un’intesa di massima, nelle scorso aveva minacciato più volte di rifiutare l’incarico a causa delle eccessive richieste del Fronte Popolare di Yatsenyuk, partito elettoralmente ininfluente (nei sondaggi è al 2%) ma che può contare su un nutrito gruppo di parlamentari dopo il successo inaspettato delle ultime elezioni (dove aveva superato il 20%). L’ormai ex premier nelle trattative politiche sta cercando di scippare il maggior numero di poltrone possibili e la nomina di Groisman potrebbe dare vita a una girandola di incarichi che porterebbe Andry Paruby, deputato del Fronte Popolare, a ricoprire la carica di nuovo speaker e Yatsenyuk addirittura a capo della Banca Nazionale ucraina, in sostituzione di una sempre più isolata Valeria Gontareva.
Il timing, come spesso accade in politica, sarà fondamentale per capire se questa è davvero la volta buona per far uscire l’Ucraina da una crisi politica che dura da oltre due mesi e che sta portando al blocco di tutti i prestiti dei partner stranieri, ormai quasi sfiduciati dal clima che si respira a Kiev e dalle incertezze mostrate dalla classe dirigente ucraina. «Oggi ci sarà una riunione della nuova coalizione, verrà nominato ufficialmente il candidato e mandato a colloquio con il presidente. Così domani saremo già in grado di presentarlo in Rada per votare la sua nomina e la composizione del governo», ha detto Alex Goncharenko, deputato del Blocco Poroshenko, intervistato dalla tv 112 Ucraina.
E nonostante non sia ancora nato ufficialmente, il governo Groisman si troverà di fronte a un bivio decisivo per il futuro dell’esecutivo stesso nonché del paese. Dagli Stati Uniti, infatti, sono arrivate le prime pressione per fare in modo che Kiev continui a seguire le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale. Nel corso di un’intervista con i media statunitensi, un portavoce del Tesoro Usa ha osservato che negli ultimi 18 mesi il governo Yatsenyuk aveva fatto «progressi significativi» nell’attuazione del programma economico del Fondo. «E’ essenziale – ha detto – che questo progresso continui. Fmi e Ucraina dovrebbero continuare a lavorare in stretta collaborazione e Kiev dovrebbe continuare ad adottare misure per sradicare la corruzione, attuare riforme strutturali e stabilizzare l’economia».
Cose che però Groisman potrebbe rifiutarsi di fare. Per gli esperti sono due le soluzioni a disposizione dell’attuale speaker della Rada: obbedire ciecamente a Poroshenko e approvare tutti gli ordini del FMI, arrivando al termine del mandato con una percentuale di voti simile a quella di Yatsenyuk, o sfruttare la nuova nomina come trampolino di lancio per le prossime politiche, dove, lavorando in un certo modo, potrebbe contendersi il posto di Poroshenko contro una già lanciatissima Tymoshenko.

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