Putin critica l’Ue: «Avete sbagliato a introdurre l'euro»


di Eugenio Cipolla
Tre ore e quaranta minuti. Tanto è durata la quattordicesima “Linea diretta” tra Vladimir Putin e i cittadini russi. Su oltre due milioni di domande pervenute, il presidente russo ha risposto a 75 quesiti, spaziando dai problemi sull’economia interna alle complesse situazioni geopolitiche che in questo momento minacciano i confini della Russia. Ecco una sintesi di quanto detto dal capo del Cremlino.
Sulla classe politica russa: «Gli eventi rivoluzionari dei primi anni '90 hanno fatto emergere persone brillanti. Questa e' una cosa importante. Edinaja Rossija tiene la nostra nave di stato tra Scilla e Cariddi, trovando la soluzione più appropriata per i grandi gruppi della popolazione e assumendosi la responsabilità di decisioni impopolari. I nuovi partiti non devono solo andare alle urne e mostrare agli elettori cosa vogliono, ma anche come vogliono raggiungere tali obiettivi».
Su Erdogan e Poroshenko: «Se qualcuno ha deciso di affogare, non è più possibile salvarlo. Ma, naturalmente, siamo pronti a dare aiuto e a tendere una mano d'amicizia a uno qualsiasi dei nostri partner, se loro stessi lo vogliono» (Risposta alla domanda di una ragazzina a Putin su chi salverebbe, se vedesse Erdogan e Petro Poroshenko sul punto di annegare, ndr).
Sul conflitto in Nagorno-Karabakh: «La Russia farà di tutto per trovare una soluzione alla crisi in Nagorno Karabakh. E’ una questione molto delicata. Una soluzione deve essere raggiunta esclusivamente con mezzi politici, con un compromesso da entrambe le parti. Ecco perché intendiamo lavorare assieme ad Armenia ed Azerbaigian».
Sull’economia russa: «L’economia russa in questo momento è in una zona grigia. Abbiamo avuto una contrazione del 3,7% del Pil, mentre per quest'anno il governo russo prevede che si sarà un calo dello 0,3% e per il prossimo anno una crescita dell'1,4%. Il trend è ancora positivo. Le riserve riserve internazionali della Russia sono tornate al livello dell'inizio del 2014, pari a 387 miliardi di dollari. Se il paese si fermasse completamente, avremmo soldi a sufficienza per almeno quattro mesi. La disoccupazione rimane a un livello relativamente basso, solo il 5,6 per cento […] La cosa importante non è stampare moneta, la cosa importante è cambiare la struttura dell'economia. E' una cosa molto difficile, ma ci stiamo muovendo in questa direzione».
Sull’euro: «L'introduzione di una moneta unica dell'Unione Economica Euroasiatica è un tema interessante, al quale prima o poi arriveremo. Ma solo in quel momento in cui il livello di sviluppo economico dei paesi che fanno parte dell'Unione Economica Euroasiatica sarà equo. Non dobbiamo ripetere gli errori dell'Unione Europea che ha introdotto la valuta unica senza considerare le disparità tra i paesi membri».
Sul nuovo governo ucraino: «Cosa posso pensare? Non conosco la sua composizione, le sue priorità e cosa ha in mente di fare. So quello che ha fatto il precedente governo: aveva un programma di 9 punti e ne ha realizzati solo 2. Le conseguenze sono pesanti, l'inflazione in Ucraina è al 48%. Spero che il nuovo governo tragga le sue conclusioni e agisca in modo pragmatico nell'interesse del popolo, piuttosto che essere guidato da qualche fobia».
Sul nuovo presidente Usa: «Chi sarebbe peggio per la Russia come presidente Usa tra Hillary Clinton e Donald Trump? Non dobbiamo cercare i peggiori, ma tra i migliori. Importante che porti rispetto ai propri partner, compresa la Russia».
Su Obama: «Il presidente Usa Barack Obama si è dimostrato un uomo forte, perbene ammettendo che l'intervento americano in Libia è stato un errore. Senza alcuna ironia, perché ammettere cose del genere non è facile. Barack, mentre era ancora un senatore, ha criticato le azioni dell'amministrazione (degli Stati Uniti) in Iraq, ma purtroppo, quando egli stesso era il Presidente permesso gli stessi errori in Libia. È molto bene comunque che il mio collega abbia il coraggio di fare una simile dichiarazione, non tutti possono farlo. La cosa brutta è che la linea di errori continui. Hanno fatto quasi lo stesso errore in Siria e il risultato è chiaro finora».
Sui Panama Papers: «Non sono stati preparati da giornalisti ma da giuristi, che cercano di manipolare l'opinione pubblica, nel momento in cui si avvicinano le elezioni in Russia, ma questo piano non riuscirà. […]Sappiamo che ci sono persone delle istituzioni ufficiali americane. Sappiamo che l'articolo sugli offshore è apparso per la prima volta sulla Sueddeuschte Zeiutung che appartiene a una holding di media che fanno capo alla Goldman Sachs. […] In questi documenti comunque non ci sono accuse contro nessuno, stanno gettando solo ombre su ombre».
Su una ricandidatura nel 2018: «È troppo presto per parlare di una mia candidatura alle presidenziali del 2018. Ora dobbiamo pensare non su dove e come lavoreremo in futuro. Dobbiamo pensare a come giustificare la fiducia della gente oggi, come raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, e come mantenere le promesse che abbiamo fatto. Prenderemo le decisioni pertinenti a seconda di come la situazione si svilupperà e su come procederà il lavoro».
Sulle sanzioni: «Non credo che i nostri partner occidentali toglieranno le sanzioni contro il nostro paese presto, nonostante il fatto che gli accordi Minsk sull'Ucraina siano in corso di attuazione. Ciò significa che dovremo tenere le nostre restrizioni […] Voi avete messo le sanzioni e noi abbiamo aspettato 6 mesi prima di rispondere, aspettando tornaste in voi».
Sulla Siria: «Lo Stato islamico può ancora rafforzarsi. In seguito al ritiro del gruppo russo, forze governative siriane miglioreranno la propria capacità di combattimento. È necessario che tutti si siedano intorno a un tavolo e accettino una nuova costituzione, sulla base della quale condurre elezioni anticipate. Questo è il modo per uscire dalla crisi. L'opposizione siriana sta tentando di recuperare quanto perso ma noi stiamo monitorando e faremo di tutto per evitare che la situazione».
Sulla Turchia: «La Russia non ha dei problemi con la Turchia e il suo popolo ma piuttosto con l'atteggiamento della leadership istituzionale di Ankara. La stessa Turchia crediamo che sia nostra amica. E il popolo turco è compagno del nostro e costruiremo sicuramente relazioni di buon vicinato. Abbiamo problemi con alcuni leader politici, il cui comportamento consideriamo inadeguato e al quale reagiremo adeguatamente. In questo momento in Turchia è in corso una guerra civile, soprattutto al sud. Chi garantisce il livello di protezione dei nostri cittadini? […] Le autorità turche più che combattere contro i radicali, stanno lavorando con loro».
Sugli Usa: «Anche oggi ci sono esempi di cooperazione con gli Stati Uniti. Essi riguardano le questioni relative alla non proliferazione delle armi di distruzione di massa, la soluzione dei problemi del nucleare iraniano e delle armi chimiche in Siria e la lotta congiunta contro il terrorismo. Nella storia delle nostre relazioni bilaterali abbiamo avuto momenti in cui abbiamo interagito in maniera molto stretta, conseguendo ottimi risultati sia sul piano nazionale che a livello internazionale».

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