"Gli Usa hanno minacciato il Principe quella notte di gravi conseguenze".

Il vertice di Doha della scorsa settimana per un taglio della produzione petrolifera si è concluso con uno stallo. L'ANntiDiplomatico vi ha scritto molto a proposito.
Era tutto fatto, almeno fino a quando il regime di Riad ha bloccato l'accordo. Mentre il Financial Times, quindi la finanza internazionale, ha voluo far credere che fosse dovuto ad un dissidio interno al regime saudita, una fonte finanziaria con legami molto forti con Riad, scrive Pepe Escobar su Sputnik, rileva che “gli Stati Uniti hanno minacciato il Principe quella notte di gravi conseguenze se avesse deciso per un calo della produzione”.

Quindi non è stato un comportamento lunatico saudita, ma una scelta politica precisa. Come spiega la fonte, un taglio della produzione di petrolio “colpiva l'obiettivo prefissato della bancarotta russa. Anche il Principe non è così pazzo”.
Del resto, per il regime saudita con un deficit di bilancio di 98 miliardi di dollari nel 2015, un leggero taglio della produzione era proprio quello di cui aveva bisogno (così come la Russia e tutti i paesi Opec).

Il cuore di tutta la questione, prosegue Escobar, è che Washington sta minacciando Riad di congelare tutti gli asset sauditi e di declassificare un rapporto del Senato di 28 pagine che dimostrerebbe le implicazioni saudite rispetto all'11 settembre.

Queste minacce sono state filtrate dai media mainstream, prosegue Escobar, prima dell'incontro dell'Opec con la Russia di domenica a Doha. L'ennesima “offerta che non puoi rifiutare” in stile mafioso da Washington.
In tutto questo, conclude Escobar, la visita di Obama di questi giorni a Riad è un non-evento. Washington deve vendere la fiction che il regime saudita è un alleato alla guerra all'Isis.
Ma questo non significa che in futuro Riad non possa presto prendere decisioni in grado di cambiare il contesto geopolitico. Una fonte vicina a Riad, scrive sempre Escobar, ha rilevato: “la vera opzione nucleare per i sauditi sarebbe quella di cooperare con la Russia in un'alleanza per tagliare la produzione del 20% per tutta l'Opec, i prezzi salirebbero a 200 dollari al barile, forzando sugli Stati Uniti le perdite”. E' quello che l'occidente teme più della peste.
E questo è quello che il vassallo perenne, la Casa dei sauditi, “non avrà mai le palle di fare”, ha concluso Escobar.

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