di Eugenio Cipolla
La tregua pasquale in
Donbass, dopo l’escalation di violenze tra esercito regolare e separatisti che si era registrata nelle ultime settimane, sembra aver funzionato. Nonostante si continui ancora a combattere, la stessa Osce, che da due anni è impegnata in una missione di continuo monitoraggio, ha affermato che il numero degli attacchi reciproci registrati dal 2 maggio in poi sono scesi sensibilmente. Il bollettino diffuso questa mattina dallo stato maggiore ucraino, d’altronde, è piuttosto “incoraggiante” rispetto a quanto letto dalla seconda metà di aprile in poi. Nelle ultime 24 ore sono solo due i soldati dell’esercito regolare feriti nel corso dei combattimenti, mentre al momento non risultano vittime.
Sul piano diplomatico si continua a lavorare incessantemente per arrivare a un accordo che permetta un cessate il fuoco più serio e duraturo, ma le parti al momento restano piuttosto distanti. Se Francia e Germania provano a mediare, Russia e Ucraina sembrano non volerne proprio sapere. A Kiev, Petro Poroshenko, giovedì scorso, ha persino emanato un decreto per una nuova chiamata alle armi dei giovani cittadini ucraini. Il provvedimento prevede che tutti i maschi
del paese, di età compresa tra i 20 e i 27 anni, medicalmente idonei al servizio militare, siano arruolati tra le file dell’esercito. Il ministero della Difesa ucraino prevede di attirare circa 21 mila giovani, soprattutto in virtù del fatto che i nuovi coscritti non serviranno nella zona delle operazioni militari in Donbass.
Al momento è presto per tirare le somme. Di certo c’è che la prossima chiamata, secondo quanto riportato da fonti militari ucraine, sarà già nei mesi di ottobre-novembre, per cercare di rafforzare l’esercito e dare al mondo esterno un’immagine diversa, senz’altro migliore circa le capacità delle forze armate ucraine. E’ chiaro, però, che in un contesto del genere di continua sfida ai vertici russi, il disgelo con Mosca appare piuttosto lontano e improbabile. In Russia apprezzano sempre meno le mosse militari di Poroshenko e con il passare del tempo gli uomini vicino a Putin iniziano a pensare che una pace” nel medio periodo non posso essere affatto siglata.
Non solo per le continue azioni ostili come il divieto di film russi o l’espulsione di giornalisti, ma anche e soprattutto per il progressivo allineamento dell’esercito ucraino con gli standard NATO e la partecipazione delle forze armate di Kiev alle sempre più numerose esercitazioni internazionali ai confini con la Russia. Da qui alla fine dell’anno, secondo una mappa diffusa dallo Ukraine Crisis Media Center, se ne contano dieci, per la precisione quattro in Ucraina e sei in paesi limitrofi. Nell’ex repubblica sovietica migliaia di soldati di diverse nazionalità saranno impegnati nella Rapid Trident, nella Klenova Arka, nello Shirokiy Plan e nella Sea Breeze.
Al di fuori dei confini ucraini, si contano la Seyber Guardian e la Svitla Flamina in Romania, la Fleyming Thunder e la Fleyming Svord in Lituania, la REHEKS-2016 in Bosnia-Erzegovina e l’Anaconda in Polonia. Saranno 12.500 i militari ucraini coinvolti nelle operazioni, mentre il totale che comprende anche soldati di altri paesi si aggira sui 23.000.