Sanzioni alla Siria: inizia il momento della mobilitazione. L’Antidiplomatico sostiene l’Appello dei Cattolici dal paese

A fine maggio il Consiglio europeo dovrà pronunciarsi per il rinnovo della sanzioni alla Siria; votazione che, ai sensi del Regolamento dell’Unione Euopea richiede l’unanimità, per cui anche se uno solo dei membri del Consiglio votasse NO le sanzioni decadrebbero.

Già un anno fa la Mogherini sulle sanzioni alla Siria - e, sopratutto, su quelle alla Russia - tolse la castagne dal fuoco a Italia e Ungheria dichiarando che il voto in Consiglio poteva essere “sublimato” dalla Conferenza segreta degli ambasciatori dei paesi UE (che si era espressa, appunto all’unanimità). Oggi, con l’arrivo di centinaia di migliaia di profughi dalla Siria, i mugugni contro i miliardi che la UE deve pagare a Erdogan per chiudere i profughi siriani da qualche parte e il successo elettorale di numerosi partiti “antieuropeisti” è probabile che la crepa apertasi nel Consiglio possa allargarsi.

Anche per questo, oggi più che mai, è indispensabile mobilitarsi contro le sanzioni alla Siria. Sanzioni che – guarda caso – continuano ad essere derogate per i “ribelli” i quali, nelle aree da essi controllate, possono “legalmente” esportare il petrolio rubato allo stato siriano e ricevere armi. Sanzioni che, come quelle all’Iraq hanno già provocato un numero enorme di vittime e profughi. Sanzioni contro le quali ora si esprime un appello firmato da esponenti del mondo cattolico siriano che l’Antiplomatico vi invita a sostenere. Apponendo la vostra firma qui.




Questo il testo dell’Appello:


Basta sanzioni alla Siria e ai siriani


Nel 2011 l’Unione Europea, varò le sanzioni contro la Siria, presentandole come “sanzioni a personaggi del regime”, che imponevano al Paese l’embargo del petrolio, il blocco di ogni transazione finanziaria e il divieto di commerciare moltissimi beni e prodotti. Una misura che dura ancora oggi, anche se, con decisione alquanto inspiegabile, nel 2012 veniva rimosso l’embargo del petrolio dalle aree controllate dall’opposizione armata e jihadista, allo scopo di fornire risorse economiche alle cosiddette “forze rivoluzionarie e dell’opposizione”.

In questi cinque anni le sanzioni alla Siria hanno contribuito a distruggere la società siriana condannandola alla fame, alle epidemie, alla miseria, favorendo l’attivismo delle milizie combattenti integraliste e terroriste che oggi colpiscono anche in Europa. E si aggiungono a una guerra, che ha già comportato 250.000 morti e sei milioni di profughi.

La situazione in Siria è disperata. Carenza di generi alimentari, disoccupazione generalizzata, impossibilità di cure mediche, razionamento di acqua potabile, di elettricità. Non solo, l’embargo rende anche impossibile per i siriani stabilitisi all’estero già prima della guerra di spedire denaro ai loro parenti o familiari rimasti in patria. Anche le organizzazioni non governative impegnate in programmi di assistenza sono impossibilitate a spedire denaro ai loro operatori in Siria. Aziende, centrali elettriche, acquedotti, reparti ospedalieri sono costretti a chiudere per l’impossibilità di procurarsi un qualche pezzo di ricambio o benzina.

Oggi i siriani vedono la possibilità di un futuro vivibile per le loro famiglie solo scappando dalla loro terra. Ma, come si vede, anche questa soluzione incontra non poche difficoltà e causa accese controversie all’interno dell’Unione europea. Né può essere la fuga l’unica soluzione che la comunità internazionale sa proporre a questa povera gente.

Così sosteniamo tutte le iniziative umanitarie e di pace che la comunità internazionale sta attuando, in particolare attraverso i difficili negoziati di Ginevra, ma in attesa e nella speranza che tali attese trovino concreta risposta, dopo tante amare delusioni, chiediamo che le sanzioni che toccano la vita quotidiana di ogni siriano siano immediatamente sospese. L’attesa della sospirata pace non può essere disgiunta da una concreta sollecitudine per quanti oggi soffrono a causa di un embargo il cui peso ricade su un intero popolo.

Non solo: la retorica sui profughi che scappano dalla guerra siriana appare ipocrita se nello stesso tempo si continua ad affamare, impedire le cure, negare l’acqua potabile, il lavoro, la sicurezza, la dignità a chi rimane in Siria.

Così ci rivolgiamo ai parlamentari e ai sindaci di ogni Paese affinché l’iniquità delle sanzioni alla Siria sia resa nota ai cittadini dell’Unione Europea (oggi assolutamente ignari) e diventi, finalmente, oggetto di un serio dibattito e di conseguenti deliberazioni.


Firmatari:

Padre Georges Abou Khazen – Vicario apostolico dei Latini ad Aleppo

Padre Pierbattista Pizzaballa – Emerito Custode di Terrasanta

Padre Joseph Tobji – Arcivescovo maronita di Aleppo

Padre Boutros Marayati – Vescovo armeno di Aleppo

Suore della Congregazione di San Giuseppe dell’Apparizione dell’Ospedale “Saint Louis” di Aleppo

Comunità Monache Trappiste in Siria

Dottor Nabil Antaki – Medico, ad Aleppo, dei Fratelli Maristi

Suore della Congregazione del Perpetuo Soccorso – Centro per minori e orfani sfollati di Marmarita

Padre Firas Loufti – Francescano

Monsignor Jean-Clément Jeanbart – Arcivescovo greco-cattolico di Aleppo


Appello promosso in Italia dal

Comitato italiano “Basta sanzioni alla Siria e ai Siriani”

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