Siglato l’accordo Ucraina-Fmi per l’attuazione di nuove “misure d’austerità”


di Eugenio Cipolla

La nuova resa, anche questa come le precedenti totale e incondizionata, l’Ucraina l’ha siglata ieri, quando al termine della missione del Fondo Monetario Internazionale a Kiev, iniziata lo scorso 10 maggio, il ministero delle Finanze dell’ex repubblica sovietica ha comunicato di aver raggiunto un nuovo accordo con l’organismo diretto da Christine Lagarde per l’attuazione di nuovo e rigorose riforme nei settori chiave del paese. «Per una estensione del programma di finanziamento, che sarà preso in considerazione dal Consiglio di Amministrazione del FMI a luglio di quest’anno – ha scritto il servizio stampa del Ministero delle Finanze – l’Ucraina ha bisogno di rafforzare i suoi sforzi al fine di assicurare la stabilità finanziaria, migliorare la trasparenza e lo stato di diritto».

Il ministero ha osservato che la concessione di nuovi finanziamenti del FMI permetterà a Kiev di «aumentare le riserve della Banca Nazionale di Ucraina, di rafforzare e stabilizzare la moneta nazionale, di creare un clima stabile per gli investimenti e il business, stimolando anche la crescita economica». In ballo per il momento ci sono circa 1,7 miliardi di dollari, ossia la terza tranche di aiuti (la prima e la seconda tranche sono arrivate a marzo e agosto 2015) bloccata da Washington a causa delle tensioni politiche in Ucraina e della mancanza di progressi sulle riforme. A luglio, poi, ci sarà una seconda revisione del nuovo programma di assistenza finanziaria, legato per l’appunto a una vera accelerazione del piano di riforme concordato. «L’adozione di misure di austerità prepareranno la strada per l'esame della revisione da parte del comitato esecutivo Fmi, attesa per luglio 2016», ha detto in una nota il capo missione Fmi per l'Ucraina Ron van Rooden.

In cosa consistono queste “misure d’austerità” è presto detto. Noi ne avevamo parlato qualche settimana fa, anticipando come il nuovo governo Groisman, proprio in vista della missione del FMI appena conclusa, avesse deciso di aumentare vertiginosamente le tariffe per i servizi destinati alla popolazione, in particolare quelle del gas, dell’energia elettrica e dell’acqua calda. Oltre questo, Kiev dovrà svolgere alcuni “compiti” a casa, approvando una serie di durissime riforme strutturali richieste dagli emissari della Lagarde. In cambio l’Ucraina riceverà poco e niente. L’Unione Europa si “sdebiterà” con la creazione di un regime senza visti per i cittadini dell’ex repubblica sovietica, riuscendo così a distrarre la leadership di Kiev dal progressivo allentamento delle sanzioni contro la Russia.

Gli Usa metteranno sul piatto qualcosa in più. Ieri il governo ucraino ha approvato un progetto di accordo sull'assistenza doganale reciproca tra Kiev e Washington. «L'accordo – ha detto il ministro delle Finanze del paese, Oleksandr Danylyuk, nel corso di una riunione di governo - definisce le principali aree di cooperazione tra le amministrazioni doganali per prevenire, individuare e indagare le violazioni doganali».

Il nuovo accordo sostituirà quello precedentemente firmato nel 1990 tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, ancora in vigore in Ucraina, e sarà ratificato il 23 maggio durante la visita del capo della dogana degli Stati Uniti a Kiev.

Oltre questo, nella notte tra mercoledì e giovedì la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, ha approvato, nell’ambito del progetto di bilancio 2017 per le politiche di difesa, l’assegnazione di 150 milioni di dollari per la sicurezza dell’Ucraina nel 2017. Spicci in confronto alle misure lacrime e sangue che ricadranno sulle spalle dei cittadini ucraini, già messi duramente alla prova da una crisi che si trascina sin dall’inizio della guerra in Donbass.

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