“Per sconfiggere la corruzione dovete privatizzare”. Il FMI mette all’asta i beni dell’Ucraina


di Eugenio Cipolla

La “genialità” della mossa della Commissione nazionale per la regolamentazione nel settore energetico ucraina sta tutta nella tempistica. Aumentare i prezzi dei riscaldamenti in piena estate, infatti, è come offrire un pasto completo a una persona appena uscita da un banchetto nuziale. Così dal primo luglio, in Ucraina il prezzo del riscaldamento per la popolazione aumenterà di quasi il 100%, passando da 534 grivne per 1Gkal a 1043. «L’aumento – ha spiegato il capo della gestione dei profili della NKREKU, Svetlana Cerknykh – è dovuto alla crescita del costo del carburante, delle tariffe elettriche e dei salari». Ma in realtà, come spiegavamo qualche settimana fa, è dipeso dalla scelta del nuovo governo Groisman di anticipare il programma del FMI, eliminando tutti i regimi differenziati e creandone uno unico.
«La Commissione non ha rispettato la sua competenza, i suoi obblighi e non ha stabilito un tasso economicamente sostenibile dei prezzi del gas. Pertanto, ci rivolgeremo sicuramente al tribunale», ha detto la leader di Patria, Yulia Tymoshenko. Nonostante le polemiche, il governo rimane sulle sue, sostenendo che questa decisione porrà fine alle speculazioni sul mercato del gas e dell’energia. Il presidente Petro Poroshenko ha definito addirittura la misura fondamentale per la lotta alla corruzione. E proprio su quest’ultimo punto, oggi è arrivato l’ennesimo diktat del Fondo Monetario Internazionale, che attraverso il vicepresidente, David Lipton, ha dettato a Kiev la “ricetta magica” per combattere il fenomeno.
Secondo Lipton per sconfiggere la corruzione bisogna continuare a lavorare attivamente verso la privatizzazione delle aziende statali. «Sono arrivato in Ucraina nel 1993. Il primo programma di privatizzazioni è apparso nel 1994, ma non ebbe successo a causa di ragioni politiche. La situazione in cui versano le imprese di proprietà statale è un terreno fertile per l’inefficienza e la corruzione. Credo sia arrivato il momento di fermare questa pratica, eliminare questa inefficienza e corruzione, e lo si può fare attraverso la privatizzazione».
Il braccio destro di Cristine Lagarde ritiene che non sia necessario attendere un momento migliore per le privatizzazioni, in quanto le perdite attuali superano i potenziali ipotetici benefici e la situazione potrebbe peggiorare ancora di più. «Tutto sostengono che ora sia il momento sbagliato per realizzare questo processo, perché il prezzo è troppo basso. Lo dicono da 22 anni. Ma il tempo trascorso è andato sprecato. Quelle perdite nel campo delle imprese di proprietà statale sono superiori di parecchie volte agli ipotetici potenziali benefici che l’Ucraina potrebbe ottenere, anche con prezzi più alti».
Le previsioni degli analisti, dicono che il Fondo del Demanio nel 2016 riuscirà a inviare al bilancio dello Stato circa 17,1 miliardi di grivne derivanti dal piano di privatizzazioni. Ai primi dello scorso marzo, il presidente Poroshenko aveva firmato una legge per introdurre cambiamenti significativi nei processi di vendita dei beni statali, compresa l’abolizione delle norme in materia di vendita obbligatoria in Borsa del 5-10% di azioni di quelle società in procinto di essere privatizzate. Questa legge ha permesso di lanciare una privatizzazione su larga scala, che inizierà a concretizzarsi con la vendita dell’OPZ, una delle più grandi industrie chimiche ucraine con sede nella regione di Odessa. A metà maggio il governo aveva approvato i termini della privatizzazione con un prezzo di partenza dell’intero pacchetto azionario di 13,17 miliardi di grivne. Ma BERS e FMI hanno raccomandato all’esecutivo di Kievi di ridurre il prezzo di partenza della fabbrica. La grande svendita può cominciare.

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