In quale brutale regime si può morire in questo modo?

Dopo Alton Sterling, giustiziato ieri a Baton Rouge, oggi è il turno di Philando Castile, 32 anni, l'ennesimo afro-americano vittima della brutale violenza della polizia del regime nord americano. Avvenuta questa volta mercoledì sera a Falcon Heights, nel Minnesota.


Il capo della polizia locale, Jon Mangseth, ha dichiarato di non conoscere il motivo per cui l'agente di polizia abbia sparato, ad un controllo normale per il traffico, contro Castile.

La ragazza di Castile e la figlia di 7 anni erano nell'auto. La donna ha mandato in diretta Facebook il momento della morte del ragazzo (video altamente sconsigliato alle persone particolarmente sensibili).


Secondo la ricostruzione del WSJ e di tutti i principali quotidiani del paese, il video mostra una donna nella macchina con un uomo ricoperto di sangue a fianco. Un poliziotto armato si trova al finestrino della vettura. “Gli ha sparato 4 proiettili addosso. Stava solo prendendo la sua patente e il libretto”, grida la donna.
La ragazza ha dichiarato che l'uomo avesse la licenza per portare una pistola e stava cercando di prendere i suoi documenti quando il poliziotto gli ha sparato. La polizia ha dichiarato che una pistola è stata ritrovata sul posto.
Secondo StarTribune, il video di 10 minuti mostra diversi agenti che hanno intimato alla donna di uscire dalla macchina, uno di loro ha preso la figlia. “Per favore non ditemi che il mio ragazzo è morto. Non lo merita, lavora per la St. Paul Public Schools. Non è mai stato in prigione, non ha mai commesso un crimine". Ad un certo momento si sente anche la bimba piangere. “Ho paura mamma”.
“La polizia ha ucciso il mio ragazzo senza apparente ragione”, ha dichiarato la donna, una studentessa infermiera di 28 anni.

Diverse persone dall'ora dell'omicidio di Philando Castile si stanno riunendo nella scena del crimine a Falcon Heights, intonando cori contro la polizia. Alcuni, un centinaio secondo Zero Hedge, sono arrivati alla residenza del Governatore a St. Paul, intonando "No justice, no peace".

Con la protesta che potrebbe montare dopo Ferguson, Baltimore e gli altri innumerevoli casi di brutale violenza del regime nord-americano, il governatore del Minnesota è stato appena evacuato dalla sua abitazione e la situazione potrebbe ora degenerare.
La domanda che rimane ancora senza risposta e che vi chiediamo spesso: dove sono le famigerate Ong dei diritti umani pronte a pontificare su tutto il mondo e non dicono una parola mai sulla crisi umanitaria e di violenza in corso negli Stati Uniti?

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