Le "purghe" di Erdogan arrivano a 18 mila. E dall'Ue: "Sembra che almeno qualcosa fosse preparato"

Prosegue il contro-colpo di stato di Erdogan. Le cifre delle “purghe” del dittatore assumono livelli incredibili: migliaia di agenti di polizia sono stati rimossi oggi.
Un breve bollettino da Reuters: 9,000 poliziotti, 1500 dipendenti del ministero delle finanze trenta governatori regionali e oltre 50 alti funzionari sono stati licenziati, questo dopo le migliaia di membri delle forze armate e le migliaia di giudici. Totale: oltre a 9 mila soldati, Erdogan ha già arrestato 6,000 militari oltre a 3,000 giudici e procuratori, per un totale di circa 18 mila oppositori purgati poco dopo la conclusione del colpo di stato fallito.
Dall'Europa arrivano le prime reazioni. Il Commissario che affronta la questione dell'adesione della Turchia, Hahn, ha affermato lunedì che le liste di proscrizioni sembravano già preparate. "Sembra che almeno qualcosa fosse preparato. Le liste erano a disposizione. Il che indica che era preparata per essere utilizzata ad un certo momento”.
Di fatto siamo nella situazione che Erdogan sicuramente sperava, tanto che ha definito un “dono di Dio” il colpo di stato.
Il suo obiettivo è ora quello di concentrare in tutte le sue mani il potere e ci potrebbe riuscire.
Altra dichiarazione di rottura contro la Turchia arriva da Volker Kauder, capogruppo al Parlamento tedesco del partito di Angela Merkel, che dichiara che la Turchia deve obbedire allo stato di diritto. “In caso di introduzione della pena di morte cessino immediatamente le negoziazioni con Ankara”, ha dichiarato in un'intervista a ZDF. “Non dovrebbero permettere che non paghi per non rispettare lo stato di diritto”.
Il ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz ha ribadito che sarebbe inaccettabile la reintroduzione della pena di morte, abolita nel 2004 come pre-requisito per l'ingresso nell'Unione Europea.
Nella Turchia di oggi, quello che è chiaro, scrive correttamente il blog Zero Hedge, è che la legge è quello che Erdogan decide.


I due milioni di profughi siriani sono l'arma fatale che può utilizzare contro l'Europa in qualunque momento.

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