Le stragi terroristiche all'epoca del liberismo globalista e dei "sedicenti esperti prezzolati"


di Francesco Erspamer*

I giornalisti liberisti si stanno arrampicando sugli specchi, con l'aiuto di sedicenti esperti prezzolati, per ridurre la violenza che sta insanguinando l'Europa e il mondo a una serie di episodi isolati, preferibilmente attribuibili a squilibrati o fanatici. Come se queste patologie della mente non fossero presenti in ogni società e la morale, la cultura e la solidarietà, provincialismo incluso, non fossero state inventate dalle civiltà precisamente per assorbirle, mai del tutto ma con notevole successo.

Oggi questi dispositivi sociali millenari sono stati frettolosamente rottamati: al solo scopo di allentare vincoli e controlli e così consentire alla classe dirigente più inetta della storia di accumulare ricchezze senza precedenti.

È questo il vero problema: il liberismo globalista ha deliberatamente deregolamentato l'etica, delegittimato le culture e distrutto le comunità, lasciando irresponsabilmente ai perdenti, folli o disperati che siano, un'unica via d'uscita, ben analizzata da un genere letterario oggi passato di moda (troppo scomodo), la tragedia: il gesto assurdo, completamente autoreferenziale perché disconnesso da qualsiasi valore condiviso.

Inutile illudersi che qualcosa possa cambiare, né con la repressione né con la tolleranza, sino a che non si sarà compreso che l'umanità non vive di solo pane e tanto meno di soli iPhone o Instagram o Pokemon; che servono princìpi, norme, consuetudini, tradizioni, relazioni personali, usi e costumi, inevitabilmente locali e mai universali, che ci facciano cioè sentire parte di una collettività reale, fatta di persone fisiche e non virtuali, nella quale vivere esperienze ed emozioni concrete, uniche, non programmate dai media e imposte a telecomando.

*Post Facebook del 26 luglio

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