«Yanukovich fu costretto a prendere quel denaro». Kiev non restituirà i 3 miliardi di dollari alla Russia


di Eugenio Cipolla


La disputa tra Russia e Ucraina sul prestito di 3 miliardi di dollarim concesso nel 2013 da Mosca a Viktor Yanukovich, rischia di trascinarsi avanti ancora per molto tempo, almeno per altri due anni. Ieri il nuovo Ministro delle Finanze di Kiev, Alexander Danyluk, è intervenuto sulla vicenda nel corso di una trasmissione televisiva sul canale Espresso.tv, assumendo una dura presa di posizione. «Secondo noi quel prestito è stato un atto costrittorio, poiché in quel periodo il governo si trovava sotto una certa influenza politica. Dunque la nostra posizione è che quei soldi non dobbiamo restituirli», ha detto chiaramente il ministro.

La storia di questi tre famigerati miliardi di dollari è arcinota, ma vale la pena ripercorrerla brevemente. Nel dicembre 2013, quando alla guida del paese c’era ancora Yanukovich, Vladimir Putin decise di concedere all’Ucraina, allora in grossa difficoltà economica, un prestito da 3 miliardi di dollari in Eurobond (si dice in cambio del rifiuto di firmare l’accordo di associazione Ue-Ucraina). Dopo la caduta del presidente filorusso, le cose sono cambiate. Kiev ha di fatto congelato il rimborso del debito. Nell’estate del 2015 Petro Poroshenko ha definito il prestito russo come una sorta di «corruzione politica», mentre il governo di Arseniy Yatsenyuk ha introdotto una moratoria temporanea per il pagamento dei debiti esteri (compreso quello nei confronti della Russia), dichiarando il default.

Sono seguiti mesi di grandi trattative tra i due paesi. Le autorità ucraine, spinte dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Unione Europea, sono riuscite a rinegoziare il proprio debito con molte società commerciali europee e americane, offrendo a Mosca lo stesso schema. La Russia ovviamente ha rifiutato e così si è finiti davanti l’Alta Corte di Londra, dove il paese guidato da Vladimir Putin ha intentato una causa per il recupero del denaro dall’Ucraina. Kiev ha chiesto più volte il rinvio dell’udienza e per ora Mosca è sembrata venirgli incontro. A fine aprile il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, aveva deciso di dare al nuovo governo ucraino di Volodymyr Groisman nuovo tempo per valutare con sobrietà la situazione e cominciare nuovi negoziati per trovare una soluzione al pagamento del debito. Ma dopo la dichiarazione di Danyluk difficilmente, secondo molti analisti, la vicenda si concluderà a breve termine.

Appena due settimane fa un lungo articolo di Bloomberg aveva descritto per filo e per segno la situazione, raccontando di come l’Ucraina stia cercando di trovare il maggior numero di scuse per non pagare il debito nei confronti di Mosca. Nelle 42 pagine di memoria consegnate all’Alta Corte di Londra, il ragionamento ucraino si basa su molteplici argomenti. «E’ fantastico come dentro abbiamo buttato di tutto nella speranza di centrare qualcosa», è stato il commento di Mitu Gulati, professore di diritto con un focus sul debito sovrano della Duke University di Durham, in North Carolina, interpellato da Bloomberg.

Sono quattro gli argomenti della tesi ucraina che si possono riassumere così: 1) Il contratto è nullo perché la Russia ha violato gli obblighi internazionali nei confronti dell’Ucraina, interferendo negli affari interni di un paese vicino e utilizzando la forza; 2) l’Ucraina nel 2013, per mano di Yanukovich, ha violato le proprie leggi nazionali per ricevere il prestito, alzando il limite massimo consentito per i prestiti esterni; 3) C’è stato una pressione politica e mediatica massiccia nei confronti delle allora autorità ucraine e questo li ha indotti a firmare il contratto; 4) Con l’annessione della Crimea e il sostegno ai ribelli in Donbass, la Russia ha ridotto le capacità economiche dell’Ucraina, che ha dovuto impiegare più risorse per la difesa e ha spinto il paese nelle braccia del FMI, mettendolo in condizioni di non poter rimborsare il debito.

Tutte argomentazioni che, secondo la stessa Bloomberg, appaiono piuttosto deboli (eccetto l'ultima) e non in grado di determinare una decisione a favore dell’Ucraina. Ma la strada per ora è ancora lunga. Una decisione definitiva potrebbe non arrivare prima del 2018, determinando nuove tensioni tra Kiev e Mosca.

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