Jill Stein: l'alternativa tra Trump e Clinton esiste (anche se non ve lo dicono)


"La Clinton e Trump sono i candidati più detestabili e inaffidabili della storia americana e persino i loro sostenitori non li amano […] La gente vuole altre possibilità di scelta […] E quello siamo noi”.
"Se non si desidera votare per una guerrafondaia o un miliardario razzista, ci sono altre opzioni".
Jill Stein

Come vi spiegavamo qui il giorno dopo il "dibattito del secolo", sull'Antidiplomatico non troverete una riga sulle dichiarazioni Trump-Clinton. Un paese nel quale la candidata indipendente che rappresenta un cambiamento reale possibile per la nazione (e quindi per il mondo) non solo non viene invitata, ma non può entrare nemmeno dentro la sala del "diattito del secolo", semplicemente non merita nessuna parola.

Stiamo parlando di Jill Stein, candidata presidenziale dei Verdi, scortata fuori dal campus della Hofstra University dopo le sue interviste con i media perché non aveva le credenziali per essere lì. Stein, insieme a Gary Johnson, non è riuscita a "qualificarsi" per il primo dibattito presidenziale.

Al fine di !qualificarsi" per i dibattiti, i candidati devono superare una soglia elettorale del 15% nei principali sondaggi nazionali. La Commissione ha stabilito che le medie dei candidati erano del 3,2% per la Stein e 8,4% per Johnson.

Chi è Jill Stein. Nata a Chicago nel 1950 da genitori ebrei, Jill Stein vive in Massachusetts con il marito, il collega Richard Rohrer, con cui ha avuto due figli. Laureata alla Harvard University, ha lavorato nell'ambito della medicina interna per 25 anni, fino al 2005.

La Stein ha ottenuto la seconda nomination consecutiva alla Casa Biana ad inizio agosto con una piattaforma centrata sulla lotta ai cambiamenti climatici, contro la guerra e contro le politiche a vantaggio della parte più ricca della popolazione americana e mondiale

Al momento detiene il redord di donna più votata alle elezioni presidenziali statunitensi: 469.501 voti

"Ci è stato detto che siamo in una ripresa, ma in realtà siamo in una situazione di emergenza-economico, sociale, razziale, ecologica, democratica." La candidata dei Verdi propone un Green New Deal e si propone di trasformare l'economia Usa un'economia verde al 100 per cento entro il 2030. Una rivoluzione verde capace per lei di creare 20 milioni di posti di lavoro. Da qui, stop al fracking, alle estrazione in alto mare, allo spianamento delle montagne e alle miniere di uranio. Stop ad ogni forma estrattiva distruttiva.

I punti del suo programma elettorale:
Protezione delle terre pubbliche, delle forniture di acqua, della diversità biologica, dei parchi. Imporre l'etichettatura degli OGM, e una moratoria sugli OGM e pesticidi fino a quando non sono accertati come sicuri.

Proteggere i diritti delle generazioni future.

Garantire i diritti umani economici, compreso l'accesso a cibo, acqua, alloggio, e le utility, con programmi contro la povertà efficaci per garantire ad ogni americano una vita dignitosa.

Riforma del sistema finanziario. Istituire banche pubbliche a livello comunitario, statale e nazionale, in modo da democratizzare la finanza. Nazionalizzare la Fed e garantire che operi per scopi pubblici e non solo per il profitto privato.

Porre fine alla brutalità della polizia e l'incarcerazione di massa. Creare una Commissione di verità e riconciliazione per capire ed eliminare l'eredità della schiavitù che vive come razzismo dilagante nell'economia, istruzione, alloggio e salute. Assicurare che siano le comunità a controllare la loro polizia, e non viceversa, attraverso la nomina di un comitato e ricercatori a tempo pieno che indaghino su tutti i casi di morte in custodia della polizia. Smilitarizzare la polizia.

Espandere i diritti delle donne, della comunitù LGBTQIA, delle comunità indigigene, proteggere le terre di queste ultime

Riforma del processo elettorale per creare una democrazia veramente rappresentativa e non ostaggio del capitale e degli interessi corporativi

Ripensare la politica estera statunitense, dando preminenza alla diplomazia, al diritto internazionale e ai diritti umani. Porre fine alle guerre e gl attacchi dei droni, tagliare le spese militari di almeno il 50% e chiudere le oltre 700 basi militari straniere che stanno trasformando gli Usa "in un impero in bancarotta". Smettere di sostenere e vendere armi a chi viola i diritti umani, e puntaresul disarmo nucleare globale.

Ripristinare i diritti costituzionali, interrompere la sorveglianza incostituzionale e lo spionaggio ingiustificato, porre fine allla persecuzione, da parte del governo, degli informatori, chiudere Guantanamo, abolire lo kill list segrete, e abrogare la detenzione a tempo indeterminato senza accusa né processo.

Nel corso della campagna di Sanders, Stein ha più volte invitato il candidato del "cambiamento" del partito "democratico" ad unirsi a lei nella cavalcata finale. Sanders ha preferito la Clinton, anche se Jill Stein rappresenta un candidato di riferimento possibile per i 14 milioni di elettori del primo.

Una delle maggiori differenze tra Stein e Sanders coinvolge le rispettive posizioni su Israele. Sanders si è descritto come "100 per cento pro-Israele", pur sostenendo i diritti dei palestinesi, mentre la Stein ha avuto parole dure per lo Stato ebraico. La sua campagna chiede di porre fine tutti gli aiuti a Israele, accusato di aver commesso crimini di guerra. Come il partito dei Verdi nel suo complesso, la Stein sostiene il movimento di boicottare, disinvestire da e sanzionare Israele, o BDS., colloca Israele in compagnia degli alleati americani non democratici come Arabia Saudita ed Egitto e ha accusato Israele di "saccheggio della Palestina".

Insomma, il programma elettorale per un cambiamento reale possibile degli Stati Uniti. Proprio per questo non vedrete mai il suo volto su un giornale italiano come Repubblica, Corriere o il Fatto Quotidiano, impegnati a tirare la campagna elettorale a Killary ("ce lo chiede Washington"). Anche se donna, come potete vedere anche voi dalla foto, non vedrà poi il supporto del finto femminismo delle Laura Boldrini and Co, troppo impegnate ad avvicinare il mondo alla terza guerra mondiale.

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