Perché Israele corrode la democrazia occidentale.

di Patrizia Cecconi
Roma, 8 ottobre 2016

C’è un danno forse ormai irreversibile che giorno dopo giorno, da molti anni, Israele procura alle democrazie occidentali. Diciamo Israele intendendo volutamente sia lo Stato che i suoi governi e il suo apparato militare. Infatti è ipocrita, nel caso di questa nazione, fare differenza tra Stato e governo visto che in ogni azione armata, anche la più cruenta, il plauso della popolazione è di circa l’85 %, quale che sia il colore politico del governo in carica durante l’aggressione.

Proviamo a dimostrare il danno indotto da Israele alle democrazie occidentali a partire dall’ultimo reato commesso in acque internazionali tre giorni fa, sequestrando la barca Zaytouna col suo “pericoloso” carico di 13 donne provenienti da diverse nazioni a regime democratico e costringendola, sotto minaccia armata, a cambiare rotta, obbligandola ad attraccare al porto israeliano di Ashdod.

Le 13 donne, tra cui un Nobel, alcune parlamentari e un’atleta olimpionica avevano la chiara intenzione di ricordare al mondo che Israele assedia la Striscia di Gaza e, quindi, perpetra un reato di cui non è tenuto a rendere conto solo perché la complicità delle democrazie occidentali ha preso il posto della legalità internazionale.

Se le 13 pacifiste fossero riuscite ad arrivare al porto di Gaza avrebbero potuto dire di aver rotto l’assedio. Non sarebbe stato vero, perché non è una barca a rompere l’assedio, ma sarebbe stato intelligente da parte di Israele farle passare. Invece è stata usata la parola magica “sicurezza”, in questo caso abbondantemente ridicola e chiaramente pretestuosa per non consentir loro di arrivare a Gaza, sequestrandole - in acque internazionali – e portandole con la forza nel porto israeliano per poi estradarle nei loro Paesi. Paesi tra cui spiccano quelli che vengono comunemente considerati i fari della democrazia occidentale, come la Svezia, il Regno Unito, gli Usa, la Norvegia .

Ci chiediamo: davanti a tale arroganza e a tale violenza faranno qualcosa di serio questi Paesi per richiamare Israele al rispetto della legalità? Se non quella che riguarda il popolo palestinese assediato, almeno quella che riguarda le violazioni subite dalle proprie cittadine contro le quali è stato esercitato il reato di violenza militare ingiustificata e conseguente sequestro.

Faranno qualcosa?

E i media occidentali, hanno dato il giusto rilievo alla notizia di questo reato, cioè arrembaggio e sequestro di nave e di persone, seppur sottacendo il primo, cioè l’assedio, ovviamente illegale ma che “direttamente” non ci riguarda?

Assolutamente NO.

Questo continuo tacere o giustificare l’ingiustificabile, accettando al tavolo dei paesi democratici uno Stato che dal 14 maggio del 1948 compreso, calpesta le leggi internazionali, equivale a dire che le basi della democrazia su cui poggia l’Occidente non sono basi reali, ma semplici simulacri che svolgono un servizio di natura manipolatoria a vantaggio di interessi che con i valori democratici sono in indubbio e palese conflitto.

Pertanto, l’accettazione di Israele in un consesso democratico nonostante le sue gravissime violazioni della legalità universale, affievolisce nei cittadini “democratici” la percezione di ciò che è la dovuta tutela dei diritti umani, ovunque e comunque e, di conseguenza, imbarbarisce in modo subdolo ma irreversibile le conquiste democratiche di ogni Stato cosiddetto moderno portando, indirettamente, ad accettare come normali valori e comportamenti che sono veri e propri reati.

Agenti di questo imbarbarimento sono tanto la sudditanza dei media mainstream che la tolleranza o addirittura la complicità con Israele di gran parte dei governi occidentali, e non solo.
Gli esempi vanno anche oltre il campo dei reati quotidiani e possiamo vedere in che modo scelte che a un occhio non particolarmente attento, ma semplicemente capace di vedere, desterebbero ilarità, come ad esempio inserire lo sport israeliano nei campionati europei sostituendo la collocazione politica a quella geografica, non fanno altro che attestare il progressivo anestetizzarsi della capacità di interpretazione consapevole della realtà, e sappiamo bene quanto sia valido l’aforisma rappresentato nel famoso dipinto di Goya “il sonno della ragione genera mostri”. E uno di quei mostri si chiama abbattimento subdolo delle regole democratiche.

Stiamo assistendo a una sorta di affermazione del “grande fratello” anche grazie all’accettazione - silente o palese - dei quotidiani crimini israeliani, soprattutto quando, come nel caso dell’abbordaggio e sequestro in acque internazionali della barca Zaytouna, le istituzioni occidentali tollerano o peggio applaudono accettando in modo acefalo la favola della “sicurezza”, parola magica capace di rovesciare la verità.

Altre parole magiche nella storia contemporanea hanno rovesciato la verità generando mostri, il concetto di “spazio vitale” per esempio, e questo dovrebbe far riflettere sulle implicazioni che comporta la tolleranza verso l’illegalità israeliana Implicazioni che vanno ben oltre le inaccettabili violazioni subite quotidianamente dal popolo palestinese e concorrono a demolire trasversalmente la cultura democratica, unico baluardo contro la barbarie.

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