Le grandi banche minacciano il Regno Unito post Brexit. Ma sono le stesse che hanno fatto crollare l'economia nel 2008



di Francesco Erspamer*


Uh, che cosa tremenda: le grandi banche, quelle che nel 2008 hanno fatto crollare l'economia mondiale per via di irresponsabili speculazioni volte solo ad arricchire oscenamente una frazione insignificante della popolazione e che poi sono state salvate da massicci interventi pubblici (ossia da cittadini come noi, con le nostre tasse, che le suddette banche non pagano) per poter riprendere a fare esattamente quello che facevano prima, dicevo, le grandi banche minacciano di andarsene da Londra per colpa di Brexit, ossia perché il liberismo dei conservatori inglesi non è abbastanza liberista per loro, e il capitalismo non sufficientemente selvaggio. Non gli basta avere più denaro degli Stati: vogliono sempre di più, vogliono tutto, e non si fermeranno mai fino a che ci sarà qualcosa da rubare, da consumare, da distruggere. Ormai non lo fanno più neanche intenzionalmente: il sistema va avanti da solo, in automatico, spinto da un'avidità che ormai è diventata un fine in sé stesso.

Ma la tragedia è che la gente normale, anche di sinistra, crede a questa retorica. Guardate il titolo del "Fatto quotidiano" di oggi: "Brexit, grandi banche via da Londra nel 2017. Istituti fremono all'idea di andarsene da UK". E chi lo dice? Il capo dei lobbisti bancari inglesi, un personaggio che in qualsiasi altra epoca sarebbe in galera per corruzione e associazione mafiosa. Le lobby non sono contente? Le corporation finanziare vogliono andarsene? Perfetto. Non è quello che vogliamo per salvare il pianeta, la civiltà, le nostre comunità? Trent'anni di neocapitalismo hanno portato solo miseria per la classe media e danni ambientali forse irrimediabili; se Brexit rappresenta un'inversione di tendenza, beati gli inglesi e ben vengano dieci, cento, simili referendum.

Cos'era diventata Londra, grazie alle banche? Una città in cui la gente è costretta a vivere fuori, in lontanissime città satelliti, e ogni giorno a passare ore in auto o sui trasporti pubblici (carissimi) per andare al lavoro. Una città in cui i prezzi delle case sono assurdi, gonfiati da miliardari sauditi, russi, texani, che hanno comprato interi quartieri ma non per abitarci, solo per speculare. Ovvio che adesso siano irritati e che abbiano scatenato i loro giornali e giornalisti ad annunciare l'apocalisse. Solo che non è la nostra apocalisse, che a loro non importerebbe nulla e anzi stanno da tempo pianificando; no, per una volta è la loro apocalisse. La bolla che avevano creato sta scoppiando; invece di preoccuparci o, peggio, provare a salvarli, aiutiamoli ad andare a fondo.

Non fatevi fregare. Qualunque cosa danneggi le corporation globali e gli squali della finanza salverà noi, la società in cui ci piace vivere, il nostro pianeta.

*Professore all'Harvard University. Post Facebook del 23 ottobre

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