Assange: «Hillary Clinton figura chiave nella distruzione della Libia»

In un’intervista esclusiva concessa al giornalista australiano John Pilger e trasmessa da RT, Julian Assange, ha rivelato che Hillary Clinton «fu la figura chiave nella distruzione della Libia». Secondo il fondatore di Wikileaks, che si trova letteralmente imprigionato all’interno dell’ambasciata ecuadoriana a Londra, le email della Clinton rivelano che mesi prima dell’intervento occidentale in Libia del marzo 2011, era già pronto un piano. L’intervento, poi, sarebbe anche servito come arma di propaganda per Hillary Clinton in vista delle elezioni presidenziali.

«Quella in Libia è stata la guerra di Hillary Clinton», ha evidenziato Assange, che poi ha rivelato come l’intervento trovava l’opposizione di Barack Obama, mentre l’attuale candidata alla presidenza per il Partito Democratico sosteneva la necessità della guerra. «Tutto è documentato nelle sue email», sottolinea Assange sulla questione.

Dopo la destituzione di Gheddafi e la morte di oltre 40.000 persone, in Libia «sono arrivati gli jihadisti, è arrivato lo Stato Islamico».

Il fondatore di Wikileaks, crede inoltre che Hillary Clinton sia «il punto centrale delle operazioni di un sistema controllato dalle grandi banche come Goldman Sachs, i maggiori attori di Wall Street, l’intelligence, il Dipartimento di Stato, i sauditi ed altri personaggi. Lei è l’asse centrale incaricato di interconnettere gli elementi che detengono il potere reale negli Stati Uniti».

Le email pubblicate da Wikileaks, secondo quanto afferma Assange, sono la dimostrazione palese di questi vincoli. Legami presenti già dalla presidenza Obama. «In una delle email di Podesta recentemente pubblicate - evidenzia il whistleblower - si può notare come la metà dell’equipe di Obama è stata praticamente designata da un rappresentante di Citibank. Incredibile».

L’intervista si conclude con Assange che ricorda come le Nazioni Unite abbiano definito illegittima la sua detenzione all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, nonostante il paese sudamericano abbia concesso asilo politico al fondatore di Wikileaks. «L’Occidente ha dei prigionieri politici - denuncia Assange - Si tratta di una realtà che non riguarda solo me».

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