Cuba. Le prospettive per il socialismo cubano dopo la morte del Lider Maximo



di Daniele Cardetta

Il 2016 è stato un anno pregno di significati, basti pensare all’elezione nelle presidenziali americane del Tycoon Donald Trump, ed è chiaro che sarà anche un anno che verrà ricordato soprattutto per la morte del Lider Maximo. A questo punto, evitando la tentazione della retorica, sarebbe forse opportuno domandarsi quale sarà il futuro di Cuba, un futuro per certi versi a cui ci si stava già preparando dal momento che Fidel Castro si era ormai defilato dal potere lasciandone l’onere al fratello Raul sin dal 2008.


In molti hanno parlato di “tradimento” del socialismo quando qualche anno fa il governo cubano ha annunciato alcune importanti riforme economiche, e il “disgelo” propagandato dalla Casa Bianca e da Obama ha fatto temere a qualcuno che l’isola caraibica fosse ormai in procinto di smantellare la propria economia socialista. La morte di Fidel Castro chiaramente aumenta questi interrogativi dal momento che, per quanto il Lider Maximo si fosse già ritirato a vita privata, è chiaro che la sua figura rivestisse ancora un ruolo simbolico non secondario.


Ma sostenere che il socialismo cubano possa terminare con la morte di Fidel Castro significherebbe non aver compreso il suo operato, significherebbe non capire che Cuba non è stata solo l’isola di Fidel ma è stata la Cuba della Rivoluzione, un paese che è stato capace nonostante l’embargo e nonostante pressioni di ogni tipo di dare sanità e istruzione di qualità a tutti i suoi cittadini. Conquiste forse date per scontate dall’opulento e smemorato occidente ma che sono ancora un miraggio e un sogno per molti paesi che invece ci vengono indicati come “liberi” da certi media.


E’ chiaro però che con l’elezione alla Casa Bianca di Trump combinata con la morte di Fidel Castro il governo cubano sarà chiamato ad attraversare un periodo di gravi difficoltà e dovrà cercare di portare avanti il proprio progetto economico e sociale in un contesto fortemente mutato rispetto al passato. Tutti coloro che credono che il socialismo cubano si scioglierà come neve al sole, evidentemente, dovranno fare i conti con il fatto che lo stesso Fidel Castro si stesse preparando ormai da anni all’inevitabile. Non casualmente erano ormai otto anni che il governo cubano ormai si era abituato a fare a meno di lui.


A questo punto Cuba potrebbe dunque trovarsi a un bivio: cedere alle pressioni americane e smantellare il sistema socialista faticosamente costruito nel passare degli anni oppure, facendo tesoro anche degli insegnamenti del Lider Maximo, rilanciare le proprie idee e i propri valori col coraggio di valorizzare le idee che ispirarono la Revoluciòn anche in un contesto ormai completamente mutato. E la sensazione è che dal 2008 a oggi il governo cubano abbia deciso di percorrere questa seconda opzione, o almeno di provarci, aprendo la porta al futuro e alla modernità tentando però di non dimenticare gli insegnamenti ideali.


Un tentativo difficile dal momento che l’elezione di Trump alla Casa Bianca appare come una conferma della linea dura di Washington nei confronti di Cuba, e tutto lascia presumere che tutte quelle forze da sempre ostili al socialismo cubano traggano nuova linfa dalla notizia della morte di Fidel Castro per provare a destabilizzare il governo di L’Avana.


I prossimi mesi saranno quindi un banco di prova importante per la società cubana, e si potrà finalmente verificare se disporrà degli anticorpi adeguati ad immunizzarla da eventuali rivoluzioni colorate e “normalizzazioni democratiche”. Intanto il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato: "Il compagno Castro vivrà per sempre", a significare che forse con l’elezione di Trump si è chiusa la possibilità del disgelo con Washington, ma si è aperta ancora una volta la possibilità di disegnare un futuro alternativo a fianco delle potenze emergenti come Pechino, con tutto quello che ne potrebbe derivare.

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