Siria: giornalista indipendente smonta le fake news del mainstream su Aleppo (video)



di Fabrizio Verde

La liberazione di Aleppo dai terroristi ha prodotto una vera e propria invasione di fake news con cui il circuito mainstream vuole intorbidire le acque per capovolgere le parti. I tagliole terroristi diventano i buoni che si difendono dalle atrocità del ‘regime’ di Damasco spalleggiato da Russia e Iran.

Per fortuna esistono voci libere come quella della giornalista indipendente canadese Eva Bartlett, che in occasione di una conferenza stampa organizzata dalla missione siriana presso le Nazioni Unite, ha avuto modo di smontare le principali menzogne sulla situazione in Siria, dopo che un cronista norvegese del periodico Aftenposten le aveva chiesto come fosse possibile che tutti i giornalisti mentissero.

Eva Bartlett ha precisato che «vi sono giornalisti onesti nei mezzi di comunicazione, ma nella zona est di Aleppo non opera alcuna organizzazione internazionale».

Queste le dichiarazioni della giornalista indipendente: «Sai dirmi quali organizzazioni internazionali sono sul terreno ad Aleppo? Sì, ok, te lo dirò io. Non ce ne sono. Non ce ne sono.

Tutti fanno affidamento sull’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) cha ha sede a Coventry, nel Regno Unito, ed è composto da una sola persona. I media fanno affidamento su gruppi che sono coinvolti come i caschi bianchi. Parliamo dei caschi bianchi. Sono stati fondati nel 2013 da un ex ufficiale militare britannico, finanziati con la somma di 100 milioni di dollari provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Europa e altri Stati. Affermano di salvare civili ad Aleppo e Idlib… Eppure nessuno ad Aleppo orientale ha sentito parlare di loro; e dico ‘nessuno’ tenendo presente che ad oggi il 95% delle aree di Aleppo orientale sono state liberate. I caschi bianchi assicurano di essere neutrali, ma sono armati accanto ai corpi senza vita dei soldati siriani morti. I loro video contengono bambini che sono stati ‘riciclati’ in differenti rapporti. Così possiamo trovare una una ragazza di nome Aya che salta fuori nel rapporto - per esempio - del mese di agosto, e poi viene di nuovo fuori in un rapporto di due mesi dopo in un altro luogo. Quindi, non sono credibili. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani non è credibile. ‘Attivisti senza nome’ non sono credibili. Una volta, forse due, ma ogni volta? Non è credibile. Quindi, le vostre fonti sul terreno quali sono? Non le avete.

Per quanto riguarda i vostri obiettivi - non i tuoi - quelli alcuni media mainstream: l’obiettivo è il regime change. Come può il New York Times… che stavo leggendo questa mattina… o Democracy Now, che leggevo l’altro giorno, sostenere ancora oggi che in Siria c’è una guerra civile? Come possono affermare che le proteste erano disarmate e non violente fino al 2012? Questo è assolutamente falso. Come possono sostenere che il governo siriano sta attaccando i civili ad Aleppo, quando ogni persona uscita dalle zone occupate dai terroristi afferma il contrario?

Come posso quantificare il sostegno del popolo siriano? Le elezioni. Nel 2014 il popolo siriano ha tenuto elezioni.

Il popolo ha supportato in maniera schiacciante il presidente Assad.

Ci sono persone che vogliono un cambio di governo. Non pretendiamo non ci sia nessuno a desiderare un cambio di governo. Ma il punto è che il presidente Assad non è visto come un problema. Loro vedono il terrorismo come un problema. Il presidente Assad gode di un sostegno schiacciante».

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