Aleppo: le richieste di aiuto di 'civili' che in realta' sono giornalisti e blogger fiancheggiatori dei gruppi armati



di Fabrizio Verde


I loro volti abbiamo ormai imparato a conoscerli perché dominano le aperture dei principali Tg e dei media mainstream. Si tratta dei presunti civili che lanciano appelli accorati perché minacciati dall’imminente liberazione totale di Aleppo.

In realtà, come conferma un servizio di RT, si tratta di giornalisti e blogger inseriti a pieno titolo in quella che si può definire, senza tema di smentita, una vera e propria tempesta di fake news creata dal circuito mainstream internazionale come risposta a quella che viene definita, non a caso, la «caduta di Aleppo».

Come evidenziato da Anissa Naouai nell’ambito del programma ‘In the Now’, basta una semplice ricerca su internet per verificare l’identità di queste persone.

La narrazione dominante è sempre la medesima: quello in atto ad Aleppo è un genocidio; le forze di Assad, spalleggiate da russi e iraniani, stanno avanzando nella città sterminando il proprio popolo senza fare prigionieri. Mentre i coraggiosi ‘ribelli’ siriani guardano la morte in faccia, sotto la minaccia dei pesanti bombardamenti russi.

Come conferma RT, questi personaggi non sono ‘civili’ che attendono il loro tragico destino sotto le bombe russe, ma attivisti e giornalisti legati a doppio filo con i gruppi armati che da anni insanguinano la Siria. quegli stessi gruppi che si macchiano di crimini orrendi in giro per il mondo. Tutti questi profili hanno migliaia di follower su Twitter, e lanciano sempre semplici massaggi lasciando intendere che la loro fine è imminente. Mentre i giorni successivi li troviamo in prime time rilasciare interviste alla CNN, BBC o Al Jazeera.

Emblematico il caso di Bilal Abdul Kareem - il cui video appello è stato rilanciato anche da Repubblica - un documentarista e giornalista molto accreditato tra i ribelli di Aleppo est, tanto da aver intervistato per la CNN il nuovo leader Aby Al Abd. Basta una semplice ricerca su internet per scoprire che si tratta di un estremista salafita coinvolto anche nel reclutamento di estremisti da inviare come combattenti in Siria. Altro che giornalista indipendente che rischia la vita in quel di Aleppo.

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