Il Washington Post ammette che la sua ultima storia sugli hacker russi era una 'fake news'



Il 'Washington Post' ha scatenato un'ondata di paura di possibili attacchi informatici russi negli Usa, venerdì, dopo la pubblicazione di un articolo intitolato:

“Pirati informatici russi hanno penetrato la rete elettrica statunitense attraverso un’azienda del Vermont, affermano funzionari”.

La rivista 'Forbes' ha accusato il giornale di pubblicazione di notizie false, chiedendo chiarimenti - non ricevuti - alla vice presidente per la comunicazioni ed eventi del Washington Post, Kris Coratti, sul processo di controllo di un articolo e sul perchè ci sia voluta quasi mezza giornata per riscrivere l'articolo.

Nel testo dell'articolo del WaPo si legge che secondo i funzionari, "è stato rilevato un codice associato con una operazione di pirateria russa soprannominata Grizzly Steppe dall'Amministrazione Obama nel sistema di un'azienda del Vermont" e che "la penetrazione nella rete elettrica della nazione è significativa perché rappresenta una potenziale e grave vulnerabilità ".

Il testo collega direttamente questo attacco informatico al presunto pirataggio russo delle caselle email del Comitato Nazionale Democratico e di John Podesta. Il giornale cita anche diversi politici che hanno parlato con enfasi dell'attacco russo.

Tuttavia, solo un'ora dopo la pubblicazione della notizia, la stessa è stata smentita dalla società di energia elettrica Burlington e poi dalle autorità. Dopo essere stato sottoposto ad una certa pressione dei media, Forbes inclusa, il giornale è stato costretto a modificare l'articolo e inserire, almeno 11 ore dopo, un editoriale in cui avvertiva degli errori commessi.

"Questo è significativo dal momento che la forza trainante della notizia falsa è che gran parte del 60% dei link condivisi sui social media sono condivisi sulla base del titolo, senza che chi condivide abbia, il più delle volte, letto l'articolo stesso. Così, il titolo assegnato ad un articolo diventa la storia stessa e il titolo non corretto del Post ha fatto sì che la storia si diffondesse viralmente attraverso la cassa di risonanza nazionale, ossia che i russi avevano violato la rete elettrica degli Stati Uniti", commenta Forbes.

Ma cosa possiamo imparare da tutto questo? si chiede ancora Kalev Leetaru di Forbes. La prima è che il mondo del giornalismo tende a basarsi molto di più sulla fiducia che sulla verifica dei fatti. Quando qualcuno lancia una storia, il resto del mondo giornalistico tende a seguirne l'esempio,scrivendo la propria versione della storia, senza mai risalire alle fonti originali per la verifica. In breve - una volta che una storia entra nel mondo del giornalismo si diffonde senza ulteriore moderazione come se ogni media presupponesse che quello precedente ha eseguito la verifica necessaria.

La seconda è che i mezzi di informazione sono eccessivamente dipendenti da fonti governative. Glenn Greenwald di The Intercept solleva il punto che i giornalisti devono essere più cauti nel trattare la parola di governi come verità assoluta. In effetti, una certa frazione di notizie false e fuorvianti in realtà proviene dalla bocca dei portavoce del governo.

La terza è che le breaking news sono una fonte di un'enorme quantità di notizie false e fuorvianti diffuse a macchia d'olio in assenza di ulteriori informazioni. Giornali di livello dovrebbero essere un baluardo contro queste falsità, non pubblicando nulla fino a quando i fatti non siano stati accuratamente controllati"

In una decostruzione dell'articolo del WaPo, Glenn Greenwald su The Intercept ha chiarito i fatti più elementari, che giornalisti e redattori del WaPo in qualche modo non sono riusciti a fare: "Qual è il problema qui? E’ che il fatto non è accaduto.

Non c’è stata alcuna “penetrazione della rete elettrica statunitense”. La verità era poco spettacolare e banale. La Burlington Electric, dopo aver ricevuto un avviso della Homeland Security inviato a tutte le imprese di servizi statunitensi circa un codice malware individuato nel sistema del Comitato Nazionale Democratico, ha controllato tutti i propri computer e ha individuato il codice in un unico portatico che non era collegato alla rete elettrica.

Evidentemente il Post non si è nemmeno preso il disturbo di contattare la società prima di pubblicare le proprie affermazioni estremamente sensazionalistiche, cosicché la società ha dovuto diffondere una propria dichiarazione alla Burlington Free Press che ha smontato l’affermazione centrale del Post (grassetto nell’originale): “Abbiamo individuato il malware in un unico portatile del dipartimento della Burlington Electric non collegato ai sistemi di rete della nostra organizzazione”.

Dunque la paurosa affermazione chiave dell’articolo del Post – che pirati russi avevano penetrato la rete elettrica statunitense – era falsa. Tutte le dichiarazioni allarmistiche da tipi tosti diffuse da dirigenti politici che hanno creduto all’affermazione del Post sono state basate su una storia di fantasia."

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