Le bufale esistevano ben prima della Rete. Luisella Costamagna risponde al professor Pitruzzella




Luisella Costamagna – il Fatto Quotidiano 3 gennaio 2017

Caro avvocato professor Giovanni Pitruzzella, ma come? Lei che ha un così ricco curriculum da docente e da consulente di Palazzi, lei che solo per un soffio, nel 2015, non è riuscito ad accedere – indicato da Area Popolare e Scelta Civica – alla carica di giudice costituzionale, lei che, insomma, ben conosce la Costituzione e le leggi, ma anche la politica, pure lei, tra un brindisi natalizio e uno per il 2017, ha ceduto all’ultima tendenza autunno-inverno 2016, la post-verità?

“Contro la diffusione delle false notizie”, ha tuonato al Financial Times, “serve una rete di organismi nazionali indipendenti ma coordinata da Bruxelles e modellata sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza, capaci di identificare le bufale online che danneggiano l’interesse pubblico, rimuoverle dal web e nel caso imporre sanzioni a chi le mette in circolazione”.

Insomma, basta con le post-verità che rappresentano “uno dei catalizzatori del populismo e una minaccia alle nostre democrazie”.

Un organismo governativo antibufala. Bellissimo. La Verità che trionfa. Si immagina i grandi filosofi, Platone, Hegel, Tommaso, Leibniz, se avessero saputo che era così semplice? Critica dell’authority pura, avrebbe scritto Kant, folgorato sulla via di Pitruzzella. E semplicissimo, sillogistico è, in effetti, il suo pensiero. In Rete ci sono balle (perché questa moda della post-verità? Si chiamano balle, da sempre), le balle avvelenano la democrazia, mettiamo sotto controllo la Rete.

Ok. E il resto?

Devo essere io, avvocato professore, a ricordarle che le bufale esistevano ben prima della Rete? E non parlo (solo) dei coccodrilli nelle fogne di New York.

Parlo di bufale meno fantasiose e più funzionali a vari e differenti poteri.

Che vogliamo dire del cedimento strutturale del Dc9 di Ustica? E di Pinelli e Valpreda assassini di piazza Fontana? Suvvia.

Che cosa diremo, mentre schiacciamo sotto il suo tacco authoritario un qualche piccolo blog reo di avere espresso un’opinione, ai correntisti truffati dalle balle di una banca (e di un governo)?

Ai disoccupati cui un giornalone racconta che c’è la ripresa?

Agli italiani che dal 2008 si sentono dire che la crisi non c’è e i ristoranti sono pieni?

Devo spiegarle io che la menzogna è da sempre strumento del potere per fregare i cittadini, e mai viceversa? Che un organismo governativo è per definizione di parte?

Lei che ha tanto studiato ben saprà che la rete è per lo più veicolo di informazione libera, non soggetta alle convenienze di grandi gruppi industrial-editoriali, e che spesso, negli ultimi anni, ha sfatato bufale, più che propalarle.

Ricorda la foto di Bin Laden ucciso, diffusa dalle maggiori agenzie e sbugiardata a tempo di record proprio dalla Rete? Ha presente quando un politico afferma – poniamo – “mai detto che mi sarei dimesso”, e dalla Rete, magia, esce il video che lo smentisce?

Le bufale, in Rete, ci sono ma hanno le gambe molto più corte di quelle, sane e robuste, su cui per tradizione marciano nell’informazione mainstream.

Coraggio, avv. prof. Pitruzzella, confessi che lo sapeva, ammetta che non è un epigono di Orwell e faccia marcia indietro. Era uno scherzo, vero?

Dica la Verità (ma occhio che la Rete non la smentisca).

Un cordiale saluto.

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