Glenn Greenwald demolisce il Washington Post: «Ha prodotto due delle sconfitte piu' umilianti per il giornalismo americano degli ultimi anni»

Continuano senza soluzione di continuità le accuse verso la Russia e Vladimir Putin, da parte del circuito mainstream, di aver influito sul risultato delle elezioni presidenziali e di aver sabotato il sistema elettrico del Vermont.

Secondo il giornalista d’inchiesta Glenn Greenwald il ‘Washington Post’ «ha prodotto due delle sconfitte più umilianti per il giornalismo americano degli ultimi anni. Due umiliazioni che hanno avuto luogo solo nelle ultime sei settimane, sostenendo due fatti completamente fittizi circa la minaccia rappresentata dalla Russia e dal presidente Vladimir Putin».

Greenwald passa poi alla descrizione delle due sconfitte per il giornalismo americano mainstream, che insieme a quello europeo sta perdendo ogni residuo di credibilità presso l’opinione pubblica, come mostrato plasticamente da eventi come la Brexit e la vittoria di Donald Trump alle scorse elezioni presidenziali statunitensi.

«La prima è stata il 24 novembre, quando hanno sostenuto, sulla base di quanto dichiarato da un gruppo anonimo di recente formazione, il tentativo riuscito da parte del Cremlino di inserire la propria propaganda nel dibattito americano. (…) Questo gruppo anonimo ha affermato che una serie di mezzi di comunicazione statunitensi come Drudge Report di essere strumento della propaganda del Cremlino».

Il reporter di ‘The Intercept’ ha poi spiegato come «questo articolo sia stato visualizzato oltre 200 milioni di volte», una storia enorme creata dal ‘Washington Post’ per gettare discredito sulla propaganda alternativa.

Ma la storia più paradossale è quella riguardante il presunto sabotaggio russo alla rete elettrica del Vermont. «Ancora più imbarazzante - spiega Greenwald - è stato quando il Washington Post ha scritto che la Russia aveva sabotato la rete elettrica del Vermont. I funzionari del Vermont come il governatore e senatore Pat Leahy hanno rilasciato dichiarazioni affermando che Vladimir Putin stava cercando di mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini del Vermont. L’intera storia si è rivelata essere una totale invenzione. Non c’è stata alcuna intrusione nella rete elettrica americana. Il malware è stato trovato su un laptop che non aveva nulla a che fare con la Russia. I media americani, nella loro isteria, hanno fatto propria questa storia diffondendola».

Si tratta delle stesse storie che diffondono senza alcuna verifica i nostri media che in questi giorni sono impegnati nel denunciare la nuova narrazione riguardante la post-verità e le fake news. Una narrazione sempre al servizio del potere. Proprio i media mainstream risultano essere i principali produttori di fake news, con i media alternativi pronti a smontarle. Forse è proprio questo il vero motivo della campagna montata?

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