di Maurizio Vezzosi e Giacomo Marchetti
(con la collaborazione di Anna Roberti)
Vachtang Zacharaja è georgiano, ha 36 anni e vive a Bonn in Germania dal 2001, dove ha seguito dei corsi di specializzazione in Economia. Suo nonno, Taras Zacharaja, classe 1910, prima del secondo conflitto mondiale era insegnante di matematica e viveva a Gavi, nel distretto di Ochamchire, in Abcasia, la regione del Caucaso che si affaccia sul Mar Nero, che in Occidente deve buona parte della sua notorietà ai conflitti che l'hanno interessata negli ultimi venticinque anni, e che non sembrano muovere verso una distensione.
Vachtang sapeva che il nonno - come altri milioni di soldati dell'Armata Rossa - aveva combattuto nella Grande Guerra Patriottica, così come viene definita la lotta dei popoli dell’ex Unione Sovietica contro l’aggressione nazifascista nel periodo compreso tra il 1941 e il 1945.
Da piccolo era stato incuriosito dal fatto che di tanto in tanto il nonno prendesse parte a raduni e celebrazioni a cui partecipavano anche ospiti italiani: vista la tenera età, ed il trasferimento nella capitale georgiana Tbilisi, fino al 1992 le occasioni di frequentare il nonno per Vachtang era state piuttosto sporadiche. In quell'anno uno dei tanti conflitti detonati dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica travolse tutta la sua famiglia, così come migliaia di altre. Nel 2008 la zona venne di nuovo stravolta dalla guerra innescata dall'attacco georgiano all’Ossezia del sud e conclusasi con la pesante sconfitta delle truppe georgiane e con l’esercito della Federazione Russa a qualche decina di chilometri da Tbilisi.[i]
Durante la guerra di Abcasia i suoi nonni si salvarono per miracolo. Persero tutto quello che avevano nell'incendio della loro casa e si rifugiarono a Tbilisi raggiungendo i parenti più stretti.
In quegli anni di aspre difficoltà economiche e di ruvide tensioni sociali per Vachtang era difficile dedicare pensieri ed attenzioni alla vita del nonno durante il dramma della Seconda Guerra Mondiale. Tanto meno si era mai imbattuto in qualche documento o in qualche cimelio che testimoniasse quello che Taras avesse fatto durante la conflitto: tutto era stato ridotto in cenere durante l'incendio.
Solo dopo la morte di Taras, avvenuta nel 2000, nella sua famiglia riemersero vecchi ricordi. Vachtang, ormai ventenne, aveva appreso che suo nonno aveva combattuto in Italia durante la Resistenza: arruolato nell'Armata Rossa nel 1939, era stato fatto prigioniero in Crimea dalle forze di occupazione nazi-fasciste durante l’Operazione Barbarossa. In seguito era stato trasferito in Polonia per poi ritrovarsi in Italia, probabilmente in Piemonte, dove si era unito a una formazione partigiana.
Da quel momento Vachtang non aveva smesso di ripetersi che, tempo e finanze permettendo, sarebbe venuto nel nostro Paese sulle tracce del passato partigiano del padre di suo padre.
Così un paio d’anni fa, volendo cominciare ad occuparsi della questione ha scritto all’Ambasciata italiana in Germania e ha contattato l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) senza trarre da questo nessun risultato.
A portare una svolta è stato l'incontro con i colleghi di lavoro Enrico Bianco e Giorgia Marcantoni - I due, alla fine dello scorso agosto ha accompagnato in Italia Vachtang insieme alla moglie Dzhennet che alcuni giorni dopo il loro arrivo hanno partecipato al convegno sul tema del ruolo dei partigiani georgiani nella Resistenza italiana, organizzato a Pisa da Tamila Gvelesiani e Claudio Cerrai, animatori dell'associazione “Georgia for friends”.
Nelle ipotesi iniziali si immaginava che il nonno di Vachtang avesse combattuto nella zona di Arona (provincia di Novara), dove la presenza di partigiani georgiani era stata massiccia: tuttavia le prime ricerche non avevano reso possibile nessun riscontro.
Renato Cristina, responsabile della sezione Anpi di Arona - comune dove peraltro si trova la tomba di Fore Mosulishvili [iii] - ha avanzato l'ipotesi che Taras Zacharaja avesse combattuto in Val di Susa.
La consultazione dei materiali raccolti da Anna Roberti - presidente onorario dell'Associazione culturale Russkij Mir di Torino - ha permesso di fare luce sulla vicenda: il nome ed il cognome di Taras Zacharaja compaiono, insieme ad altri, in un monumento di Bussoleno (Val di Susa, Torino): scritto completamente in georgiano, il monumento era stato donato nel 1978 dai georgiani reduci della Resistenza italiana, e nel 1982 venne collocato all'ingresso della Scuola Media del paese.
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