I pogrom contro le banche russe in Ucraina e il silenzio dell’Unione Europea

di Eugenio Cipolla

Nella lunga “telenovela” che vede scontrarsi Russia e Ucraina, in questi giorni se ne sta aggiungendo un’altra, destinata, al pari delle precedenti, a innalzare ancora di più il livello di tensione diplomatica tra i due paesi, i quali rapporti sembrano ormai definitivamente e irrimediabilmente compromessi. Da qualche mese a questa parte, infatti, a Kiev e dintorni sono state prese di mira le filiali delle banche russe presenti in Ucraina, causando non pochi problemi a clienti e dipendenti. In questo contesto di chiara e difficile tensione, ha avuto un ruolo importante il partito nazionalista “Nazionalnji Korpus”, movimento politico nato grazie al contributo di molti membri del battaglione Azov con a capo Andreij Biletsky. Nel programma di Nazionalnji Korpus si parla della necessità di ricreare il potenziale nucleare dell’Ucraina, di nazionalizzare le imprese strategiche, di legalizzare le armi da fuoco, creare una legione straniera ucraina, ripristinare la pena di morte e, ovviamente, cacciare il “nemico” russo.

Se per tutti i punti citati la strada è ancora lunga, sull’ultimo in realtà il Nazionalnji Korpus ha già raggiunto un importante risultato. Da inizio anno i suoi militanti hanno continuamente vessato le filiali delle banche russe con atti di vandalismo, vietando l’ingresso dei dipendenti all’interno delle sedi, imbrattandole di vernice, sollecitando gli ucraini a ritirare tutti i propri risparmi dagli istituti di credito riconducibili a Mosca e chiedendo al governo di revocare loro la licenza e impedirgli di lavorare in Ucraina. Il risultato di questa campagna ha portato Petro Poroshenko, dopo numerose pressioni, a varare un pacchetto di misure che riflettono in larga parte le aspettative del Nazionalnji Korpus. Lo scorso 16 marzo la Bankova ha reso ufficiali una serie di sanzioni che riguardano il divieto di mandato in Ucraina per alcune banche russe, introducendo misure restrittive sul pagamento dei dividendi, degli interessi, sulla restituzione dei depositi interbancari, sulle plusvalenze e altro ancora. A farne le spese sono state Prominvestbank, VTB Bank, BM Bank e VS Bank e Sberbank.

Quest’ultima, la più grande banca di Russia, controllata dal governo di Mosca, ma che può vantare in Ucraina almeno un milione di clienti, ha deciso di lasciare definitivamente il paese, spiegando che le sanzioni imposte dalle autorità locali e gli atti di vandalismo di questi mesi, hanno persuaso i dirigenti della banca a chiudere le filiali ucraine. Assieme a Sberbank, anche VTB potrebbe vendere nei prossimi mesi la sua controllata operante in Ucraina a un consorzio di investitori locali o provenienti da Ue e Usa. Oggi un funzionario della banca ha annunciato che il closing dell’operazione dovrebbe essere tra 3-4 mesi, giusto il tempo di mettere a punti i dettagli.

«Contiamo sul governo ucraino – ha detto Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino – affinché difenda le attività degli investitori stranieri contro gli attacchi degli elementi ultranazionalisti ed estremisti». Molto più duro Vyacheslav Volodin, speaker della Duma, il quale ha definito pogrom le azioni contro gli sportelli bancari russi in Ucraina. «Oggi tocca alle banche russe, domani alle banche di qualsiasi altro paese». Volodin ha condannato l’Unione Europea per il silenzio imbarazzante di questi giorni sulla questione, ricordando come nel 1930 in Europa «molti paesi europei chiusero gli occhi su avvenimenti che poi si conclusero molto male». Pertanto la Duma ha chiesto che l’Assemblea Parlamentare dell’OSCE condanni fermamente quanto sta accadendo e dia una valutazione giuridica contro le azioni ai danni delle banche russe in Ucraina.

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