Macri e la nuova Argentina: licenziamenti di massa e miliardi di dollari in armi Usa.

di Geraldina Colotti* - il Manifesto

«Se abbiamo sconfitto la dittatura, ce la faremo anche contro questo governo». Così Nora Cortiñas, leader delle Madres de Plaza de Mayo Linea Fundadora, ha commentato la situazione imposta al paese dal governo di Mauricio Macri: licenziamenti massicci, privatizzazioni, aumento della povertà, «negazionismo» sui desaparecidos della dittatura civico-militare (1976-1983) e leggi contro i migranti, nello stile del suo amico Trump.

DA UN MESE, continuano le manifestazioni dei docenti per la scuola pubblica, delle cooperative contro gli sgomberi degli spazi autogestiti e per la liberazione della deputata indigena Milagro Sala, dirigente dell’organizzazione Tupac Amaru: perseguita con accuse pretestuose per il suo gran lavoro con i nativi, in una zona – quella del Jujuy – troppo vicina alla Bolivia e dunque potenzialmente infiammabile dal «socialismo andino» di Evo Morales che ha dato potere agli indigeni. Anche Macri ha perciò eretto il suo «muro» di sbarre e filo spinato alla frontiera che unisce le città di La Quiaca, dal lato argentino, e Villazon, da quello boliviano: per circa un km.

LUNEDÌ, i mapuche della comunità kaxipayiñ hanno presentato una denuncia alla Procura generale contro l’impresa petrolifera Ypf (Yacimientos Petroliferos Fiscales), che agisce nel grande giacimento di Loma La Lata, accusandola di aver contaminato il territorio con residui pericolosi. Una situazione più volte denunciata dalle comunità ancestrali: che diventa più allarmante con l’intenzione dichiarata di Macri di spalancare ancor di più le porte alle grandi imprese multinazionali nell’ambito del nuovo trattato di libero commercio con l’Europa, in discussione dopo la sospensione arbitraria del Venezuela dal Mercosur.

IL GOVERNO Macri, che ha turlupinato anche i settori popolari promettendo «povertà zero» e milioni di posti di lavoro, ha invece applicato la classica ricetta neoliberista, basata sull’abbassamento del «costo» del lavoro. Ha creato così un milione e mezzo di nuovi poveri e un livello di disoccupazione crescente, che arriva al 10%. I soldi per le coperture sociali non ci sono, però Macri – accusato di possedere numerose imprese non registrate all’estero – ha effettuato il più grande acquisto di armi mai effettuato dopo la guerra delle Malvinas agli Stati uniti: per oltre 2.000 milioni di dollari e in modo poco trasparente, «per la lotta al terrorismo internazionale». Per questo, i deputati di opposizione del Frente para la Victoria (FpV) a cui appartiene l’ex presidenta Cristina Kirchner hanno presentato una denuncia penale contro di lui e alcuni esponenti del suo governo. Intanto, le organizzazioni sindacali e i movimenti hanno convocato uno sciopero nazionale di 24 ore per il 6 aprile.


*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autrice

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