Importante seminario del Prof. Vasapollo alla Sapienza. "Le rivoluzioni progressiste in America Latina non sono finite. Sono più vive che mai"

Sala affollata, oltre 100 persone alla Sapienza, in un’importantissima giornata di corretta informazione e divulgazione scientifica in un luogo, l’Università, adibito a questo, anche se troppo spesso lo dimentica.



Durante il seminario internazionale nell'ambito del corso di Storia dell'America Latina e in occasione della presentazione del libro "Tempesta perfetta", in cui hanno preso la parola anche Militant e il Collettivo Noi Restiamo, il prof. Luciano Vasapollo ha ricordato lunedì pomeriggio come la "guerra inter-imperialista" che sta attaccando in modo "vergognoso la Siria" su "notizie false".

A proposito di guerra di propaganda, il caso del Venezuela assume oggi un ruolo preponderante. "Non si tratta solo di guerra mass-mediatica, ma anche economica, psicologica e militare", ha proseguito il Professore. "Si attacca il Venezuela perché significa petrolio. Si attacca il Venezuela che, con l'Alba, significa pace mondiale attraverso l'autodeterminazione dei popoli. Autodeterminazione che è e non può essere contemporaneamente economica, culturale e politica."

Per Vasapollo questo "è il momento più delicato. La Repubblica bolivariana è sempre stata attaccata dall'inizio della vittoria di Chavez. Ricordo subito dopo le elezioni di Maduro come le destre fasciste e oligarchiche non le abbiano accettate e in pochi mesi ci sono stati 43 morti sulla coscienza di mercenari e oligarchie internazionali. Alcuni giorni fa è morto un ragazzo di 19 anni e i responsabili sono sempre gli stessi."

E' un attacco totale. "In Ecuador ancora non riconoscono la sconfitta, il colpo di stato morbido contro Dilma in Brasile, il blocco contro Cuba..." - e l'Italia, a livello mediatico e politico conclude Vasapollo, gioca il ruolo di chi vuole destabilizzare e distruggere non dialogare.

Al seminario ha preso la parola anche l'Ambasciatore della Repubblica bolivariana del Venezuela, Julian Isaias Rodriguez, che, in relazione agli ultimi avvenimenti internazionali, ha ricordato come le"Organizzazioni internazionali, su tutte le Nazioni Unite, non prendono posizione e quindi non esistono."

Per il caso del Venezuela, l'organizzazione che più attacca la sovranità del paese è l'OSA. "L'Osa ha condotto un'azione illegittima che cerca di interferire negli affari interni del Venezuela", ha affermato l'ambasciatore ricordando come l'organizzazione sia stata creata nel 1948 divenendo presto strumento di ingerenza degli Stati Uniti varie volte nella storia dell'America Latina: "il colpo di stato in Guatemala 1954, l’espulsione di Cuba 1962, il colpo di stato contro la Repubblica Domenicana del 1963, il colpo di stato in Brasile nel 1964, il colpo di stato del Cile nel 1973, Granada 1983, la destabilizzazione del Nicaragua nel 1985, di Panama nel 1989, i colpi di stato in Venezuela, Haiti, Honduras, Paraguay, 2002, 2005, 2009 e 2012". E oggi di nuovo contro il Venezuela: "Questa organizzazione regionale agisce contro le nostre sovranità, contro le nostre tendenze politiche nonostante l'art. 19 stabilisca che nessun stato o gruppo di stati ha il diritto di intervenire in modo diretto e indiretto negli affari interni ed esterni di un altro stato".

Nel caso del Venezuela, ha precisato l'Ambasciatore, si tratta di una strategia che mira ad " un intervento sulla base dell'applicazione della Carta democratica sulla presunzione che si tratti di uno Stato fallito, immerso in una grave crisi umanitaria. A gran voce Usa e Canada invocano la Carta democratica Osa contro di noi. Ma in nessuna pagina web o documento compare che loro stessi l'abbiano firmata, e quindi non possono invocarla", ha proseguito.

Un riferimento dell’Ambasciatore anche al Segretario Generale dell'organizzazione, Almagro, che più di tutti cerca di mobilitare il Consiglio permanente contro il Venezuela, “anche se l'art.17 della Carta stabilisce che l'Osa possa agire nel caso in cui il governo dello Stato membro ritenga che il processo democratico sia in pericolo. Cosa che non è accaduta, non accade e non accadrà mai in Venezuela”.

"La situazione in questo momento per gli alleati degli Stati Uniti è disperata perché non hanno un popolo che li sostiene. Per questo hanno scelto la violenza nelle città più importanti, distruggendo mezzi di comunicazione, edifici dell'amministrazione, della giustizia e servizi sociali.". E poi una notizia che chiaramente Repubblica e gli altri giornali non hanno riportato nelle ore scorse: "4 manifestanti violenti sono stati arrestati e hanno confessato agli investigatori di essere stati pagati da Voluntad Popular per agire in violazione della distruzione dei servizi pubblici del paese. Hanno segnalato che il contratto stipulato sia di 300 dollari per ogni giorno di vandalismo." Ma, prosegue, “in Venezuela non ci sono dollari. E’ la testimonianza più palese dell’aggressione nord-americana contro il nostro paese”.

E la conclusione sulla Costituzione del Venezuela. "Dei cinque poteri pubblici, l'opposizione ne controlla una, il Parlamento in una repubblica presidenziale. E con questa ha cercato di portare avanti una politica di caos e destabilizzazione." Ma, prosegue l'Ambasciatore, "il Venezuela non è né il Brasile e il Paraguay. Si ha una coscienza politica molto alta che ci può permettere di resistere come Cuba in questi anni. Il Venezuela ha l'autorità nel sistema inter-americano, nel resto dell'America Latina e nei consessi internazionali. Per questo non sono riusciti ad ottenere l'applicazione della Carta democratica non avendo raggiunto il quorum necessario, anche se sostenevano di avere la maggioranza già nel 2016. I paesi che attentano alla sovranità del Venezuela si sono resi del ruolo triste svolto e alcuni stanno ritirando l’appoggio. Oggi è la notizia del Guatemala e in tale direzione vanno anche altri stati che fanno parte di PetroCaribe. "

Questo, prosegue l’Ambasciatore, contribuisce ad aggravare la disperazione interna da parte dell'opposizione. Questo è il motivo delle manifestazioni alimentate dai media che portano avanti la guerra mediatica in tutto il mondo. “Come paese abbiamo poche possibilità di poter dare l'informazione corretta”. Ieri alla Sapienza è stato un raro esempio.

A questo si è aggiunta la disperazione dopo la vittoria della Revolucion ciudadana che "ha messo fine a questa storia che le rivoluzioni progressiste erano finite in America Latina. Sono più vive che mai. La sovranità popolare ha una coscienza elevatissima in America Latina, anche in quei paesi, come Paraguay e Brasile, dove sono stati compiuti colpi di stato." L'America Latina sta facendo la sua parte. E l'Europa?

La Redazione

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