Beslan e la sentenza della Cedu: quando "il terrorismo non è uguale per tutti"

di Danilo Della Valle

Torna alla ribalta la strage di Beslan, la ricorderete tutti, una delle più efferate stragi messe a segno dal terrorismo internazionele di matrice islamica.

Era il 1° Settembre del 2004, il giorno in cui comincia l'anno scolastico in Russia, le scuole sono piene di bambini, insegnanti e genitori.

Era un giorno di festa, quel giorno si trasformò presto in tragedia per chi era nella scuola Numero Uno di Beslan, cittadina di 35.000 abitanti situata a nord di Vladikavkaz, in Ossezia del Nord, e confinante con le regioni di Cecenia ed Inguscezia.

Alle 9.30 del mattino 32 terroristi, uomini e donne delle due Repubbliche confinanti coaudivati da un "capo" arabo, fecero irruzione nella scuola prendendo in ostaggio più di 1100 persone tra bambini, genitori ed insegnanti.

I terroristi piazzarono delle bombe in varie parti della scuola, la palestra fu il teatro degli orrori, il luogo dove furono raggruppati quasi tutti gli ostaggi, circa mille corpi ammassati che schiacciavano l'un 'altro, morti e vivi, bambini che soffocavano per la mancanza d'aria, per il caldo e per la sete.

E i terroristi che minacciavano di far azionare le bombe e di uccidere tutti gli ostaggi.

L'assedio durò tre giorni, tre giorni di spari, rilasci, negoziati (del "pediatra" del Dubrovka Leonid Rosal e dell'ex Presidente dell'Inguscezia Ruslan Ausev) conclusisi il 3 settembre quando durante una operazione medica per prelevare i corpi di alcune vittime in fase di decomposizione i terroristi aprirono il fuoco sulla squadra di soccorso, dopodichè si udirono due esplosioni forti e cominciò un duro conflitto a fuoco.

Nel varco aperto dalle bombe si infilarono alcuni ostaggi cercando di scappare e trovandosi sotto il fuoco incrociato dei terroristi, delle truppe speciali, di quelle regolari e di numerosi civili, armatisi per liberare i propri cari.

Dopo intervenero le truppe speciali Alfa che riuscirono a salvare la maggior parte degli ostaggi. Il tutto terminò alle 23 quando l'ultima casa dove si erano rifugiati i terroristi fu distrutta con i lanciafiamme dalle truppe russe.



Il bilancio delle vittime fu drammatico: 331 tra bambini, insegnanti e genitori, 11 soldati delle forze speciali, 8 poliziotti, 2 civili che avevano partecipato allo scontro a fuoco e 31 terroristi.

L'attentato fu rivendicato 14 giorni dopo dal sigore della guerra del Caucaso, il Ceceno Samil Basaev (ucciso poi nel 2006 dalle truppe personali, Kadyrovtsy, del primo ministro della Cecenia Ramzan Kadyrov prima di avallare un attentato durante il g8 di San Pietroburgo). Ebbene, molti si chiederanno, perchè parlare di una strage avvenuta 13 anni fa ?

Perchè ieri la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo con sede a Strasburgo ha condannato la Federazione Russa a pagare 3 milioni di euro di risarcimento ai cittadini che hanno fatto ricorso alla Corte. Ciò che è di difficile comprensione è però la sentenza. La Russia è stata condannata perchè "ci furono una serie di deficienze nella pianificazione e nel controllo delle operazioni di salvataggio"; perchè l'irruzione delle forze di sicurezza "in qualche modo contribuì al tragico epilogo"; perchè per la Corte la Russia violò i "trattati sul rispetto alla vita che impongono di limitare l'uso della forza solo quando è necessaria".

Secondo la Corte Europea quindi, quando sarebbe necessario usare la forza se non con 1100 e passa persone stipate in una scuola con morti, feriti e bombe piazzate un pò ovunque?

Come avrebbe potuto il governo russo prevenire l'attacco in maniera così sicura in un periodo dove gli attentati erano all'ordine del giorno, considerato che nel 2004 da Maggio a Settembre c'erano stati attentati a Nazran (95 morti), a due aerei di linea russi (90 morti), nella stazione della metropolitana di Mosca Kasirskaja e Rizskaja (10 morti) e che negli anni dal 99 al 2004 gli attentati terroristici in Russia causarono 1.005 vittime tra i civili?

Sicuramente non tutto ha funzionato alla perfezione, come un pò ovunque vada in porto un attentato (ma d'altronde la forza del terrorismo è proprio cogliere impreparati i servizi d'ordine e creare caos), ma non mi sembra che nessuno abbia gridato allo scandalo quando in Francia, a Nizza o Parigi, un attentato non è stato sventato preventivamente nonostante il clima che si respira nel Paese e l'escalation di attetantati o che il governo ha agito con la forza non cercando di negoziare con i teroristi. Nessuno si è mai sognato di accusare il governo tedesco di aver "permesso" una serie di attentati sul proprio territorio e via dicendo.

Già all'epoca i quotidiani occidentali si scatenarono sulla questione Beslan accusando la Russia di non aver cercato il dialogo con i terroristi. Addirittura fu stilata la "lettera dei 115" , una carta firmata da 115 tra ex diplomatici e politici statunitensi che gravitavano attorno al tristemente famoso senatore repubblicano McCain ed al democratico James Woosley e da vari esponenti politici europei, di destra e di sinistra, che strumentalizzava la questione senza alcun rispetto per le famiglie delle vittime che ancora piangevano i loro cari.

La lettera era volta ad esprimere la "preoccupazione" per come il governo russo aveva reagito a questo attentato e per come era stata usata la violenza. Già all'epoca però in un articolo pubblicato per il Conflict Studies Research Centre del Ministero della Difesa britannico, lo studioso Henry Plater Zyberk affermava che " data la pianificazione accurata dell'attacco, la natura dell'obiettivo, l'età e il numero degli ostaggi, le richieste impossibili dei sequestratori e la loro estrema brutalità, le autorità russe si sono trovate di fronte ad un compito impossibile......

La critica pubblica rivolta alle autorità da numerosi democratici liberali è stata di rado pertinente, e di conseguenza le soluzioni proposte irrealistiche". Inoltre l'autore già all'epoca demolì tutte le teorie di chi invocava trattative con i terroristi su dei principi di base e con garanzia di un giusto processo in caso di resa, cosa peraltro ripresa dalla sentenza della Corte Europea di Strasburgo. Zyberk affermava che "Basaev ha praticamente condannato a morte i sequestratori ancor prima di mandarli a Beslan, sperando che la loro operazione si concludesse in un bagno di sangue che avrebbe scatenato una guerra interetnica nel nord del Caucaso."

Effettivamente questa è una prospettiva che in pochi hanno considerato, d'altronde ancora oggi, nonostante la Cecenia sia "pacificata" e Basaev sia morto, questa regione è sotto l'occhio del ciclone , tra attentati che si sussegono in maniera meno dura (2 settimane fa in Cecenia un attacco ad un posto di blocco della polizia ha causato 12 morti) e prospettive poco chiare (almeno 3 mila cittadini russi che combattono con l'Isis in Siria, molti dei quali provenienti dal Nord del Caucaso e pronti a tornare).

Una cosa è certa, se non si tratta di russofobia, "il terrorismo non è uguale per tutti".

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