Elmetti Bianchi a Rashidien: il lato oscuro (e fotogenico) del soccorso

Anche i media occidentali hanno riferito del gravissimo attentato che, nell’area Rashidien alla periferia di Aleppo, ha ucciso oltre cento abitanti delle cittadine a maggioranza sciita di Al-Foua' e Kefraya, assediate da tre anni da Jabhat al Nusra (ora Jabhat Fateh Al Sham, in ogni caso al Qaeda in Siria), e dagli altri miliziani armati che controllano la provincia di Idlib, dove si trovano le due località. Come è spiegato qui, quelle persone stavano finalmente per raggiungere in pullman zone sicure ma nella sosta a Rashidien è avvenuta l’esplosione.


Ed ecco, nella tragedia, la nota apparentemente strana: fra i soccorritori delle vittime appaiono gli Elmetti bianchi (White Helmets), che per la maggioranza dei media Nato/Golfo sono gli eroi di Aleppo orientale ma che, per storia e gesta, sono collaterali ad Al Nusra, corresponsabili di atti crudeli nonché ottimi attori/attori (da Oscar: i loro video diventati documentario sono stati premiati negli Usa) e manipolatori, o peggio, di bambini (come indica il Rapporto di un’associazione medica svedese.


In un twitter – ovviamente ripreso da vari media – i White Helmets, che si definiscono Syria Civil Defense hanno annunciato: «Il nostro team ha potuto contare 100 corpi e soccorrere 55 feriti dopo l’esplosione di un’autobomba nel punto di scambio a Rashidien». La presenza degli Elmetti bianchi ha surclassato quella delle ambulanze della Mezzaluna siriana, che in un’interminabile fila hanno portato i feriti negli ospedali.


Dunque, gli Elmetti bianchi corrono in soccorso di persone che erano state assediate proprio dai gruppi armati dei quali gli Elmetti stessi sono collaterali?


Ci spiega l’arcano Salam Abdallah, giornalista siriano: «I White Helmets si sono filmati sulla scena del massacro perché agiscono nelle aree controllate da gruppi armati e terroristi; e l’area – Rashidien – dove si è verificata l’esplosione è appunto controllata da Al Nusra e Ahrar al Sham».


Quindi, più che soccorso, fotogenica presenza.

Ma non sono solo gli Elmetti bianchi a trarre lustro dalla disgrazia degli abitanti di Fua' e Kafraya. E' ormai considerato eroe globale un fotografo che, trovandosi accanto un bambino ferito, lo ha preso in braccio per portarlo correndo verso un'ambulanza (proprio un gesto che a nessuno verrebbe in mente, vero?). I suoi colleghi prontamente lo hanno immortalato. Il fotografo, molto attivo sui social con posizioni decisamente pro-gruppi armati d'opposizione, ha poi colto l'attimo per spiegare urbi et orbi (per esempio qui) quanto segue: "Correndo pensavo ai bambini di Khan Shiekohoun uccisi da Assad con il sarin"; "Ne ho viste tante, troppe di tragedie simili negli ultimi sei anni, soprattutto ad Aleppo durante l'assedio delle forze governative: centinaia di bambini morti tra le braccia delle loro madri"; "chissà magari un giorno il bambino che ho salvato crescerà e punterà un'arma contro mio fratello o forse mio figlio" (il fotografo militante si riferisce al fatto che gli abitanti di Fua e Kefraya non appoggiano i gruppi armati anzi ne sono vittime); e poi, ovviamente, la conclusione: "io ho ancora dentro umanità". Sottinteso: chi non è con noi, no.


M.C. - Sibialiria

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