“Tienanmen, Tienanmen”: Renzi twitta sul Venezuela e l'”informazione” di "sinistra" si adegua


di Geraldina Colotti*


“Vogliono portarci alla disperazione e alla guerra civile. Con ogni mezzo. La nostra strategia è quella di preservare la pace, la loro quella di fare del Venezuela una nuova Siria. Raccontatelo finché potete”. L'appello viene da una dirigente popolare venezuelana, che chiameremo Maria per tutelarne l'incolumità. Sappiamo cosa significa ricevere minacce personali da quelli che i giornali esaltano come “pacifici manifestanti”: li abbiamo visti in azione in Venezuela, li vediamo ora. Sono armati e ben addestrati. Hanno il via libera internazionale, tutta la propaganda di guerra dalla loro. Uccidono nei quartieri popolari e danno la colpa ai “collettivi” (le associazioni territoriali di autodifesa, che hanno una lunga storia, precedente l'arrivo di Chavez).



Ora stanno facendo scritte in cui invitano ad “ammazzare i preti” e le firmano Psuv. La controinformazione avverte che potrebbero uccidere qualche sacerdote per chiudere definitivamente la bocca anche a Bergoglio, il “papa bolivariano” che ha finora insistito a promuovere il dialogo, anche contro le sue stesse gerarchie. Quasi ogni giorno, il governo requisisce armi e esplosivi. Nei video diffusi dalla controinformazione indipendente, si dà conto delle confessioni di giovani prezzolati, che spiegano le tariffe pagate ai ragazzi sbandati per provocare danni (30-100.000 bolivar al giorno). E “falsi positivi” come quello dell'allampanato che corre nudo per imitare l'immagine della bambina vietnamita irrorata di napalm. Un bel capovolgimento di senso, che funziona per i cervelli frullati dalla “fine delle ideologie”.


E' stato così anche nel 2014, durante le violenze di piazze durate quattro mesi. Allora come ora, abbiamo visto con i nostri occhi poliziotti uccisi, edifici devastati, trappole tese per le strade. Abbiamo visto signore delle classi agiate sputare e provocare la polizia, ora vediamo i giovani della Guardia Nazionale Bolivariana disarmati e pestati da energumeni palestrati. Chi tira un sasso, dalle nostre parti, viene chiamato “terrorista”, lì “pacifico manifestante contro una dittatura sanguinosa”. Raccontare tutto questo significa tacere errori e limiti dell'esperimento bolivariano? Qualunque dissenso pacifico è consentito, ammazzare la gente per strada no, si direbbe da queste parti dove vige il mito della “legalità”. Ma in questo caso non vale, perché il legittimo diritto alla rivolta, anche armata, lo si riconosce solo alle classi dominanti e a chi le serve. I parenti delle vittime delle “guarimbas” non hanno trovato ascolto neanche presso le “imparzialissime” ong che “difendono i diritti umani” (e che magari hanno per consulente in loco l'equivalente di un “buzzi” italiano). Quel che accade in Venezuela rimanda ogni persona di sinistra alla propria complicità e alla propria impotenza. “Raccontatelo finché potete”, ci chiede Maria. Ma gli spazi si sono chiusi. Se volete disobbedire al “Daspo del de-coro”, diffondete da questa via.


Renzi twitta sul Venezuela e l'”informazione” di sinistra si adegua: “Tienanmen, Tienanmen”, gridano i cagnolini da cruscotto, bevendosi le menzogne mediatiche. Dopo la decantata “fine delle ideologie”, dopo il trionfo del “pensiero-farsa” a senso unico, s'impone, anche a sinistra, la peggiore delle ideologie: la fine dell'intelligenza, del senso critico, del “mitico” pluralismo dell'informazione. Se volete leggere le stesse informazioni sul Venezuela o sui paesi dell'Alba, conviene risparmiare i soldi: e guardare direttamente il sito delle destre “La Patilla”, tradotto simultaneamente da “giornalisti” e agenzie. Di certo non vi mostreranno chi fa i morti in Venezuela, chi ha interesse a provocare il caos, e chi invece vuole resistere per non tornare indietro nelle conquiste sociali, e intanto arrivare alla prevista verifica elettorale. E' entrato in vigore il Daspo dei media: silenziare in nome del de-coro...


*Post Facebook del 22 aprile 2017. Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autrice

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