Il 64% dei russi vuole la rielezione di Vladimir Putin. Per Navalny solo l’1%

di Eugenio Cipolla

Ormai il modus operandi dell’occidente nei confronti di quei paesi “scomodi”, o comunque non allineati al pensiero unico, è abbastanza conosciuto a chi mastica un po’ di politica estera. Ogniqualvolta ci si avvicina ad elezioni, infatti, la macchina della propaganda parte puntuale, sfornando inchieste e “scoop” alquanto discutibili. Come quello che di qualche giorno fa pubblicato dal Corriere della Sera (ne abbiamo parlato qui). Il quotidiano di Via Solferino, citando fonti “anonime” ed altre poco attendibili, ha scritto che il presidente russo Vladimir Putin sarebbe deciso se ricandidarsi alle presidenziali del 2018, a causa di un presunto male. Se sia vero o meno, al momento risulta difficile saperlo, anche perché la notizia non ha superato i nostri confini nazionali, non meritando nemmeno la solita smentita del Cremlino.

Dove, al di là delle paturnie mediatiche dell’occidente, si continua a lavorare per condurre Vladimir Putin ad un’altra schiacciante vittoria e alla riconferma al Cremlino. Il presidente russo, nonostante in occidente si continui a descrivere la situazione a Mosca e dintorni come socialmente “esplosiva”, gode ancora di un ottimo rating elettorale, come dimostrano gli ultimi sondaggi diffusi oggi dal Levada Center, uno degli istituti demoscopici indipendenti più importanti del paese.

La ricerca, condotta tra il 21 e il 24 aprile scorsi, su un campione rappresentativo a livello nazionale di 1.6000 persone distribuite in 48 regioni del paese, ha mostrato come il 64% dei russi vorrebbe “che Vladimir Putin venisse rieletto alla carica di presidente della Russia”. Un dato che nell’ultimo anno si è mantenuto stabile rispetto alla rilevazione precedente del febbraio 2016, dove i cittadini che aveva espresso questa opzione erano stati il 65%. Coloro che invece vorrebbero vedere “un’altra persona” al posto di Vladimir Putin sono il 22% (anche questo dato stabile rispetto al 2016), mentre gli indecisi si attestano al 14%.

Se si votasse domenica per le presidenziali, il risultato non cambierebbe di molto. Con una ipotetica affluenza del 100% dei votanti, il 48% sceglierebbe Vladimir Putin (lo scorso anno era il 53%, in calo dunque di 5 punti percentuali), riconfermandolo ancora una volta come massima carica dello stato. Un dato peraltro significativo di come in Russia manchi una vera e forte alternativa a quello che all’uomo che guida il paese da circa 16 anni. Dietro di lui, infatti, c’è il vuoto. Il più “vicino”, se così si può dire, è Vladimir Zhirinovsky a pari merito con il comunista. Gennady Zyuganov. Poi c’è una sfilza di 1% che comprende diverse personalità della politica russa, come Sergey Shoigu, attuale ministro della Difesa, Dmitri Medvdev, primo ministro, e Alexey Navalny, indicato dai media occidentali come “leader dell’opposizione”.

Ad ogni modo, rimane alta la percentuale degli indecisi, con il 19% che non sa ancora chi votare e il 13% che non ha deciso se andrà alle urne, mentre il 10% dichiara che non si recherà con certezza alle urne. Dati, quest’ultimi, che ovviamente influenzano fortemente il risultato finale delle prossime presidenziali, perché con una affluenza attorno al 60% Putin vincerebbe con un risultato “bulgaro” (sopra l’80%), se non addirittura storico. La strada è ancora lunga, anche se esperti e politologi sono convinti che la partita non solo è chiusa, ma non si è mai aperta.

Le più recenti da NOTIZIE BREVI

On Fire

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Andrea Zhok - Il momento esatto in cui si è deciso il suicidio di Ucraina e Europa

di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...

L'avviso (finale) del Fondo Monetario Internazionale all'Impero Americano

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico   Abbiamo sempre sottolineato che questa enorme crisi geopolitica in corso abbia una origine di tipo economico e monetario. Del resto solo le persone ingenue...

Alessandro Orsini - Le democrazie occidentali, le dittature e l'antropologia culturale

  di Alessandro Orsini*   C’è questa idea senza alcun fondamento empirico secondo cui le democrazie occidentali sono sempre migliori delle dittature. Lo studio della storia smentisce...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa