Non un passo indietro: l'eroica storia del Comandante Takushinov



di Danilo Della Valle

Le guerre si sa lasciano ai posteri storie incredibili, quasi mitologiche, di eroi che mai saranno dimenticati dalle popolazioni cui appartengono. Il 9 Maggio in Russia come nel resto dell'Europa dell'Est si festeggia la vittoria della Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica sulle truppe nazifasciste; questa data è caratterizzata da tante attività: parate militari, cortei, concerti per ricordare i propri cari morti per difendere la propria terra e il socialismo dall'imperialismo nazifascista.

Di storie di donne e uomini che hanno combattuto eroicamente contro gli invasori ce ne sono tante, centinaia e centinaia, perchè tanto è stato il sangue versato dal popolo sovietico durante la II Guerra Mondiale. Di queste storie noi oggi ne raccontiamo una, avvenuta nel Sud della Russia, quella del Comandante Davlet Takushinov, insignito della medaglia al valore “Stella Rossa” per il suo coraggio nel respingere in inferiorità numerica le truppe naziste e per aver ucciso con il suo mitragliatore 30 soldati nemici.

La storia di Davlet Takushinov comincia negli anni 30, quando con la sua famiglia si sposta dal Nord al Sud del Caucaso, in Abhkazia, in cerca di un posto tranquillo dove poter vivere. Scoppiata la guerra Davlet si arruola e dopo essersi addestrato alla scuola militare di Sukhumi viene mandato di stanza nella Repubblica di Kabardino Balcaria, territorio che in parte fu occupato dalle forze nazifasciste. E' proprio in questo periodo, nel 1942, che Davlet Takushinov a soli 21 anni diventa comandante dei mitragliatori della II divisione dell'Armata Rossa. Ed è il 1 Ottobre 1942 che dimostra il suo valore quando all'altezza del villaggio nemico di Kundelen le truppe tedesche cominciano un attacco contro il battaglione di Davlet. Il comandante Takushinov, con i suoi eroici soldati, affronta il nemico in netta inferiorità numerica e al grido di “non un passo indietro” ordina di mitragliare le postazioni nemiche per oltre un'ora. Al termine della battaglia la truppa sovietica riesce non solo a mantenere la posizione ma anche a conquistare armi e documenti degli ufficiali tedeschi.

Questa operazione varrà a Davlet l'onoreficenza della “Stella Rossa” per il coraggio mostrato, ma non sempre la vita ci riserva un lieto fine. Nel settembre del 1943 però Takushinov viene ferito gravemente durante un altro scontro armato con i tedeschi, sempre nel Caucaso del Nord; il suo corpo è pieno di schegge causate da un'esplosione nelle sue vicinanze e la morte sembra esser ad un passo. Nonostante tutto però il soldato sovietico riesce a vivere e dopo 3 operazioni viene riformato e mandato a casa vista la sua impossibilità nel combattere. Al suo ritorno in Abhkazia però le disgrazie non finiscono; i genitori di Takushinov nel frattempo sono morti e lui, a 23 anni, si trova a dover accudire 2 sorelle ed un fratello più piccoli. Ma la guerra ha forgiato il carattere del giovane Davlet che anche in questa situazione “non fa un passo indietro” affrontando di petto la vita.

Dopo esser diventato Presidente del Comitato del villaggio abkhazo Pskhu ed esser divenuto marito e padre di quattro figli, Davlet muore a soli 49 anni, nel 1970, in controtendenza con la longevità che è una delle caratteristiche della regione Abhkazia. L'insegnamento del comandante Takushinov ad amare la propria terra e a difenderla contro gli invasori è stato recepito dai suoi due figli maschi, Boris e Vladimir, che memori delle gesta del padre hanno partecipato come volontari alla difesa dell'Abhkazia, la terra che li ha cresciuti, durante la guerra con la Georgia, nel 91. Di storie come quella del comandante Takushinov ce ne sono tante, come abbiamo detto sopra, ma è importante ed è dovere di tutti che proprio in questo momento storico in cui la memoria diretta va via via scomparendo testimonianze di questo genere si tramandino e si moltiplichino, per far in modo che mai possano esser dimenticate. L'Europa che oggi (come allora, tranne che negli anni della II guerra mondiale) guarda alla Russia e al mondo slavo come nemico da combattere dovrebbe ricordarsi più spesso che il sacrificio di milioni di sovietici è stato decisivo per la nostra libertà. Come dovrebbero ricordarsi coloro che cercano oggi di riscrivere che quella guerra oltre che una guerra patriottica fu una guerra antifascista di popolo, e a testimoniare ciò ci sono le storie di migliaia di cittadini sovietici che combatterono tra le fila dei partigiani italiani.

Di seguito il testo annesso alla medaglia consegnata al comandante Takushinov.

“1 ottobre 1942 all'altezza del villaggio Zyelyuko, nei pressi di Gundelen nella Repubblica di Kabardino Balcaria, il nemico comincia l'attacco contro il battaglione numero 8. Il comandante del gruppo di mitragliatori, il compagno Takushinov, con i suoi soldati affronta il nemico di gran lunga superiore nei numeri. Al grido di non un passo indietro i soldati ai mitragliatori lavorano per 1 ora senza mai fermarsi seguendo il piano del comandante. Durante la battaglia i sovietici prendono i documenti e i fucili dei nazisti morti, che dividono tra di loro continuando ad uccidere il nemico. Il compagno Takushinov ha dimostrato un coraggio incredibile e merita la medaglia della Stella Rossa. “

Buon 9 Maggio!

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