Il Patriarca di Mosca interviene sulla legge di discriminazione religiosa in Ucraina

Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I è intervenuto, con una lettera indirizzata a Papa Francesco e a numerosi leader politici, per denunciare la situazione che si sta creando in Ucraina, dove il Parlamento del Paese guidato da Petro Poroshenko la settimana scorsa ha messo all’ordine del giorno due progetti di legge secondo i quali i fedeli di una determinata comunità religiosa potrebbero - in maggioranza - procedere alla modifica dello statuto della medesima comunità, equiparando in questo modo le comunità religiose - e le Chiese in questo caso - a vere e proprie "assemblee autoconvocate", con il risultato che sarebbe possibile ad esempio, per via di maggioranze puramente formali e "democratiche", procedere al cambiamento di statuto, di status cioè, di comunità religiose che per loro caratteristica "dipendono", cioè sono espressione, da "autorità centrali", per esempio i relativi Patriarcati ortodossi, nelle mire probabilmente dei progetti di legge.

Le proposte sono due: una prevede che un'organizzazione religiosa diretta da "centri" non graditi al governo di Kiev possa nominare i propri metropoliti e vescovi solo con l'accordo e dunque con il gradimento del governo ucraino. L'altro progetto potrebbe dare diritto ad una congregazione religiosa (o ad una Chiesa?) di cambiare la propria giurisdizione di appartenenza e quella delle proprie dipendenze in Ucraina e all'estero attraverso una procedura di votazione semplicemente "democratica".
Il disaccordo di una comunità con il governo di Kiev potrebbe portare all'esproprio dei suoi beni, come gli edifici di culto, che passerebbero al governo ucraino e poi ad una chiesa nazionale non invisa ai "desideri" di Kiev.

Nel conflitto tra Kiev e Mosca, per esempio, la Chiesa Ortodossa Ucraina che si riconosce nel Patriarcato di Mosca ha già "perso" quaranta luoghi di culto, che sono passati sotto chiese o confessioni che si riconoscono in Kiev.

Il Cremlino ha già definito "inaccettabile" qualsiasi azione che vìoli gli interessi, lo statuto e la configurazione della Chiesa Ortodossa in Ucraina.

L'Ucraina presenta un profilo religioso molto variegato: c’è un'ampia maggioranza (più del 60%) di popolazione che si professa atea o agnostica. La parte restante è divisa tra cristiani di diverse obbedienze: un 30% si dice appartenente alla Chiesa Ortodossa di Mosca; un 38% professa appartenenza alla Chiesa Ortodossa Ucraina mentre una Chiesa autocefala (ortodossa) raggruppa il 3% dei fedeli: entrambe queste confessioni si considerano “autocefale”, cioè non riconoscono altra autorità che la propria. C’è poi una Chiesa greco-cattolica Ucraina (di credenti di rito ortodosso ma di fede cattolica) che raggruppa il 15% dei fedeli; c'è infine una minoranza direttamente cattolico-romana ed un’altra minoranza di protestanti.

L'effetto dei progetti di legge configurerebbero un tipico conflitto o sovrapposizione tra lo statuto di una confessione religiosa ed un'assemblea "autoconvocatasi" su base democratica: potrebbe accadere cioè che comunità religiose autoconvocatesi deliberino, a semplice maggioranza, di "passare" ad un'altra confessione come quella cattolica, oppure di "autodeterminarsi" in altro modo, ad esempio - caso limite ma possibile - determinarsi come confessione "a sé” o "chiesa" a sé stante.

La questione riguarda, dunque, sia i rapporti e le differenze tra un'assemblea democratica ed una chiesa o confessione religiosa - che non dipendono queste ultime da dinamiche interne o da decisioni prese "dal basso" - sia lo statuto di una religione, che non si configura come un "gruppo di lavoro" di persone autoconvocate, come invece potrebbe essere per un partito politico, e riguardano il tentativo - paventato nella lettera di padre Kirill - di svincolare le comunità religiose di obbedienza ortodossa dalla giurisdizione del relativo Patriarcato per portarle ad altre obbedienze, fatto in sé impossibile se non per via scismatica, e che comunque non avviene dal basso per via di semplici assemblee di fedeli "autoconvocatisi" (o magari spinti a fare ciò).

La questione si unisce, in parallelo, al groviglio di tensioni e avvenimenti - a partire dal "colpo di Stato" del 2014 che ha portato al potere una dirigenza filo-occidentale e marcatamente anti-russa - che fanno dell'Ucraina un Paese-limite nel contrasto dell'Occidente (filo-cattolico?) alla Russia e alla sua sfera di influenza politica e religiosa.

Papa Francesco, informato dell'iniziativa del Patriarca Kirill, è intervenuto la settimana scorsa convocando l'ambasciatore dell'Ucraina presso la Santa Sede e comunicando la sua preoccupazione per un provvedimento che potrebbe mettere a serio rischio la pace e il dialogo inter-ecclesiale tra cattolici ed ortodossi, oltre che all'interno delle varie obbedienze ortodosse, e perché l'Ucraina è "terra di confine" tra Occidente ed Oriente. Si teme, insomma, che oltre al fronte politico-economico e militare si apra anche un fronte religioso nell'opposizione, che non accenna a placarsi, dell'Occidente a Mosca.

È notizia di questi giorni infatti che il governo di Kiev ha inviato dei "tank" in Donbass, una regione ucraina autoproclamatasi indipendente tramite un referendum popolare. La Repubblica di Donetsk (collocata in Donbass) insieme alla “repubblica gemella” di Lugansk chiedono l’”annessione” o comunque la federazione alla Russia.

Giuseppe Dibello

Fonti:
https://mospat.ru/it/2017/05/16/news146007/
https://it.sputniknews.com/mondo/201705194518075-Ambasciatore-ucraino-convocato-dal-Papa-a-causa-di-leggi-religiose/

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