141 omosessuali arrestati in Indonesia. Dove sono le "proteste arcobaleno"?


di Omar Minniti

141 omosessuali sono stati arrestati dalla polizia indonesiana nel corso di una retata a Giacarta, in una nota sauna frequentata dalla comunità Lgbtq. Gli uomini, tra cui anche cittadini stranieri, stavano partecipando ad una festa denominata "The Wild One” (Il selvaggio). Gli agenti hanno sequestrato centinaia di preservativi e sex toys. Tutti gli avventori, i gestori, gli spogliarellisti ed il personale del locale sono stati ammanettati e fotografati dalla polizia, in alcuni casi completamente nudi, e le immagini sono state diffuse dai media indonesiani senza censurare i volti.



L'accusa, esternata dal portavoce della polizia ai microfoni della Bbc, è di aver violato la legge "contro la pornografia e la pornoazione". In Indonesia l'omosessualità non è formalmente un reato, ma la suddetta legge - introdotta nel 2008 su pressione dei movimenti fondamentalisti islamisti - colpisce uno spettro ampissimo di "reati". Anche scambiarsi foto senza veli o assistere ad uno spogliarello gay è sufficiente per incappare nelle maglie della repressione.

Adesso, come riporta RaiNews, alcuni degli arrestati rischiano fino a dieci anni di reclusione. Un'operazione analoga ha avuto luogo solo pochi giorni fa a Surabaya, seconda città del paese, situata nella regione di Java Est. Questa volta ad essere arrestate in un hotel sono state 14 persone. L'accusa è di aver guardato insieme un film porno gay. A gennaio, invece, la polizia aveva vietato un evento culturale nel Sud Sulawesi, organizzato da attivisti transgender. Oltre 600 le persone temporaneamente fermate.

L'Indonesia, con i suoi 255 milioni di abitanti, è il più grande paese a maggioranza musulmana sunnita (l'86%) al mondo. Ma non si tratta di una monarchia salafita assoluta paragonabile ai regimi di Arabia Saudita, Qatar, Emirati e Kuwait, per intenderci. Anche se a Giacarta non sono mai state completamente rimarginate le ferite del golpe militare del 1965 contro il nazionalista di sinistra Sukarno, seguito dal genocidio di un milione di comunisti o accusati di essere tali, da anni vige un sistema "pluralista" di tipo presidenziale. Si vota regolarmente e numerosi partiti sono legali, sebbene esistano ancora divieti verso le forze di ispirazione marxista. E' il parlamento a legiferare, ma questo coesiste con le cosiddette "corti della sharia" operanti nelle aree in cui la presenza dei fondamentalisti è più radicata. Sulla base della sentenza di una di esse, la scorsa settimana, nella regione di Aceh, due giovani gay sono stati condannati ad 85 frustate (il massimo previsto è cento) per essere stati sorpresi ad intrattenere rapporti sessuali nel loro appartamento.

Nonostante le notizie di queste massicce, ripetute e documentate attività repressive contro la comunità gay indonesiana siano state riprese anche dai media occidentali e dai siti Lgbtq mondiali, non si ha notizie di proteste contro le autorità di Giacarta, né di prese di distanze da parte dei governi liberali. La rete non è stata intasata di appelli sulle piattaforme Change.org ed Avaaz.org. Dove, invece, circolano ancora le petizioni sull'"Olocausto gay in Cecenia", sui presunti "campi di sterminio per omosessuali di Putin e Kadyrov", sbugiardati come fake news perfino dagli attivisti locali di GayRussia.ru.

Insomma, la violazione dei diritti civili indigna sempre, ma non indigna ovunque allo stesso modo. Ed i gay indonesiani arrestati, fotografati nudi e frustati, così come quelli sauditi che rischiano letteralmente la testa, non meritano la stessa attenzione mediatica degli omosessuali che vivono, per esempio, a Mosca, San Pietroburgo o Grozny. Chissà se nelle prossime settimane assisteremo a manifestazioni di protesta dell'associazionismo Lgbtq italiano davanti all'ambasciata d'Indonesia a Roma. O se Vladimir Luxuria e Yuri Guaiana si renderanno protagonisti di un'incursione a Giacarta, per consegnare una raccolta di firme e sventolare le bandiere arcobaleno. E se dalla presidentA (con la A maiuscola) della Camera Boldrini, sempre solerte nel denunciare l'omofobia in Russia, arriverà qualche frase di condanna. In attesa che ciò avvenga - se mai avverrà - sono lampanti il doppiopesismo e l'ipocrisia regnanti tra componente più liberale (e più sensibile agli interessi geopolitici dei suoi sponsor) della galassia "dirittiumanista".

Fonti:
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Indonesia-raid-della-polizia-a-festa-gay-arrestate-141-persone-604fcdde-ce1f-438b-a6c4-2f165b2900a2.html
http://www.express.co.uk/news/world/805927/Sharia-law-Indonesia-gay-caning-Aceh-court-Islam-religion
http://www.antaranews.com/en/news/110715/police-break-up-gays-party-in-surabaya
http://www.thejakartapost.com/news/2017/01/20/police-ban-transgender-cultural-event-in-south-sulawesi.html

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