Se colpiamo il bersaglio sbagliato



di Alberto Negri - Il Sole 24 Ore

Abbassato il livello di allarme dopo l'attentato di Manchester, gli apparati di sicurezza britannici hanno fatto un altro calcolo sbagliato: dagli errori si dovrebbe imparare, soprattutto quando si avvicinano le elezioni non solo in Gran Bretagna ma anche in Germania e forse pure in Italia. In pieno Ramadan, i jihadisti intendono trasferire lo stato di guerra mediorientale in Europa mentre si va al voto.

Ma qual è il vero pericolo per gli americani, gli inglesi e loro alleati arabi del Golfo? L'Iran. E questo dice tutto sul livello di irresponsabilità delle leadership occidentali. E' il messaggio sbagliato venuto dalla visita del presidente americano Donald Trump in Medio Oriente e che poi è passato anche al G-7: rifornire di armi l'Arabia Saudita con 110 miliardi di commesse ed essere acquiescenti con i piani delle monarchie arabe del Golfo e di Israele, non per abbattere il Califfato ma soprattutto per bloccare l'influenza dell'Iran sciita nella regione.


La “Mezzaluna sciita” diventa così un pericolo maggiore dell'Isis e del jihadismo sunnita che proprio l'Iran insieme alla Russia e al loro alleato Assad e all'Iraq hanno combattuto in questi anni colpendo l'insieme dell'opposizione siriana. Il fatto che gli alauiti di Damasco restino al potere può certamente non piacere ma quali sono le alternative che sono state proposte in questi anni ai regimi autocratici del Medio Oriente? L'abbattimento prima di Saddam in Iraq nel 2003 e poi di Gheddafi in Libia nel 2011 hanno sprofondato nel caos intere nazioni e una delle eredità lasciate dal fallimentare governo di Fratelli Musulmani in Egitto, poi abbattuto dal colpo di stato del generale Al Sisi nel 2013, è stato che il Sinai diventasse un santuario dei jihadisti.


Ma che cosa hanno pensato le potenze occidentali, tra cui la stessa Gran Bretagna? Hanno fatto credere ai sunniti che avrebbero avuto una rivincita in Siria e in Iraq con la caduta di regimi alleati della repubblica islamica iraniana e lo smembramento di questi ex stati arabi. Il suo primo viaggio importante all'estero la signora May lo ha fatto a Riad. E ora quali sono i piani di americani, inglesi e giordani? Tagliare il “corridoio” iraniano che attraverso l'Iraq e la Siria rifornisce Damasco e gli Hezbollah libanesi. Prima ancora di combattere un Califfato assediato a Mosul e nella capitale Raqqa, si pensa a contrastare Teheran e magari a usare i jihadisti in funzione anti-sciita.


Se questi sono i presupposti della guerra al terrorismo, motivati dai grandi interessi economici e finanziari intrattenuti con le monarchie del Golfo, è evidente che si tenta di spostare il bersaglio della guerra al terrorismo a un altro piano. C'è poco da stupirsi quindi che continuino a rafforzarsi le cellule jihadiste, le quali probabilmente verranno ulteriormente alimentate dal ritorno dei foreign fighters dal Medio Oriente.


Eppure quando si parla di “stati terroristi” viene sempre nominato l'Iran e mai sono citate quelle monarchie petrolifere che per decenni hanno incoraggiato il jihadismo e l'Islam più radicale con le loro ideologie retrograde che custodiscono non la parola del Corano, come vorrebbero fa credere con i loro comportamenti ipocriti, ma gli intessi ristretti di élite contrarie a tutti i valori occidentali.

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